Выбрать главу

— Si sta esercitando a pregare? — domandò Dunworthy. — Le sarà utile, dal momento che l'aiuto di Dio sarà il solo su cui potrà fare affidamento in questa transizione.

— Stanno controllando l'impianto — spiegò Mary.

— Quale impianto?

— Si tratta di uno speciale registratore miniaturizzato che le permetterà di annotare le sue osservazioni. Dal momento che la maggior parte della gente del 1300 non sapeva né leggere né scrivere, le ho inserito un microfono in un polso e una micromemoria nell'altro: li può attivare premendo uno contro l'altro i palmi delle mani, e in questo modo parlando nel registratore da l'impressione di pregare. La componente di memoria ha una capacità di 2,5 megabyte, quindi lei dovrebbe poter registrare le sue osservazioni nell'arco dell'intero periodo di due settimane e mezza.

— Avresti dovuto inserire anche un localizzatore, in modo che potesse chiedere aiuto.

Dopo aver armeggiato con la piatta scatola di metallo, Gilchrist scosse il capo e spostò un po' più in alto le mani giunte di Kivrin; quel movimento fece scivolare all'indietro le maniche troppo lunghe, rivelando su una mano della ragazza un taglio da cui scendeva una sottile linea scura di sangue secco.

— C'è qualcosa che non va — avvertì Dunworthy, girandosi verso Mary. — È ferita.

Intanto Kivrin aveva ripreso a parlare con le mani giunte e Gilchrist stava annuendo. Nel sollevare il capo, Kivrin scorse infine di Dunworthy e gli scoccò un sorriso entusiasta… e in quel momento lui si accorse che la ragazza aveva anche una tempia insanguinata e che i capelli sotto il nastro erano incrostati di sangue. Contemporaneamente Gilchrist alzò lo sguardo, vide di Dunworthy e si affrettò verso la sottile partizione di vetro, con il volto atteggiato ad un'espressione irritata.

— Non è ancora partita e già hanno permesso che si ferisse — tempestò Dunworthy, picchiando contro il vetro.

Accostatosi al pannello a parete, Gilchrist premette un pulsante e si andò poi a porre di fronte a Dunworthy.

— Signor Dunworthy, Dottoressa Ahrens — salutò, indirizzando a Mary un cenno del capo. — Sono così contento che siate venuti ad assistere alla partenza di Kivrin — aggiunse, ponendo una leggera enfasi sulle ultime parole in modo tale che suonarono quasi come una minaccia.

— Cosa è successo a Kivrin? — domandò Dunworthy.

— Successo? — ripeté Gilchrist, in tono sorpreso. — Non so cosa lei voglia dire.

Nel frattempo Kivrin si stava avvicinando a sua volta alla partizione, tenendo le gonne sollevate con la mano sporca di sangue; sulla sua guancia spiccava un livido rossastro.

— Voglio parlare con lei — tempestò Dunworthy.

— Temo che non ce ne sia il tempo — ribatté Gilchrist. — Abbiamo un orario da rispettare.

— Esigo di parlarle.

Gilchrist arricciò le labbra in una smorfia che fece apparire due linee bianche sui lati del suo naso.

— Posso ricordarle, Signor Dunworthy — replicò con estrema freddezza, — che questa transizione è gestita da Brasenose e non da Balliol? Naturalmente apprezzo l'assistenza che lei ci ha fornito prestandoci il vostro tecnico e rispetto i suoi numerosi anni di esperienza come storico, ma le garantisco di avere tutto sotto controllo.

— Allora perché la vostra inviata si è ferita ancora prima di partire?

— Oh, Signor Dunworthy, sono così contenta che sia venuto — intervenne Kivrin, accostandosi al vetro. — Temevo che non avrei potuto salutarla. Non è eccitante tutto questo?

Eccitante.

— Stai sanguinando — ribatté Dunworthy. — Cosa ti è successo?

— Nulla — replicò Kivrin, toccandosi con cautela la tempia e guardandosi poi le dita. — Fa parte del travestimento — spiegò, poi spostò lo sguardo su Mary e aggiunse. — Dottoressa Ahrens, sono felice che sia qui anche lei.

Mary si era alzata in piedi, con la borsa della spesa ancora stretta in mano.

— Voglio vedere il punto dell'inoculazione antivirale — disse. — Hai avuto altre reazioni a parte il gonfiore? Senti prurito?

— È tutto a posto, Dottoressa Ahrens — garantì Kivrin, tirando indietro la manica e lasciandola ricadere prima che Mary potesse dare una buona occhiata alla parte inferiore del suo braccio. Sull'avambraccio della ragazza spiccava comunque un altro livido rossastro che si stava già tingendo di azzurro e di nero.

— Mi sembra più pertinente chiederle perché sta sanguinando — insistette Dunworthy.

— Fa parte del travestimento, gliel'ho già detto. Io sono Isabel de Beauvrier e si suppone che sia stata assalita dai briganti mentre ero in viaggio — spiegò Kivrin, girandosi e indicando le casse e il carro rovesciato. — Le mie cose sono state rubate e sono stata abbandonata per morta. È stato lei a darmi quest'idea, Signor Dunworthy — concluse, in tono di rimprovero.

— Non ho certo suggerito che tu partissi coperta di sangue e di lividi — ritorse Dunworthy.

— Il sangue finto non era una soluzione pratica — intervenne Gilchrist. — Alla Sezione Statistiche non hanno potuto fornirci garanzie in merito alle probabilità che nessuno provvedesse a curarle le ferite.

— E non le è venuto in mente di simulare una ferita realistica? — infuriò Dunworthy. — Invece le ha dato una botta sulla testa?

— Signor Dunworthy, lasci che le ricordi…

— Che questo è un progetto di Brasenose e non di Balliol? Ha dannatamente ragione a sottolinearlo, perché se questa fosse la Sezione Ventesimo Secolo noi cercheremmo di proteggere lo storico in procinto di partire da eventuali lesioni invece di infliggergliene personalmente. Voglio parlare con Badri e voglio sapere se ha controllato i calcoli effettuati dall'apprendista.

— Signor Dunworthy — replicò Gilchrist, con una smorfia sempre più accentuata, — anche se il Signor Chaudhuri è il suo tecnico di rete, questa è la mia transizione. Le garantisco che ho pensato a ogni possibile contingenza…

— È soltanto un graffio — interloquì Kivrin, — e non fa neppure male. Sto bene, davvero. Per favore, Signor Dunworthy, non si agiti in questo modo. L'idea di essere ferita è stata mia, perché mi sono ricordata quello che lei mi aveva detto in merito a quanto fossero vulnerabili del donne nel medioevo ed ho pensato che sarebbe stato opportuno apparire ancor più vulnerabile di quanto sia in realtà.

Per te sarebbe impossibile apparire più vulnerabile di quanto sei, pensò Dunworthy.

— Inoltre, se fingerò di essere svenuta potrò sentire quello che la gente dice sul mio conto e non mi verranno fatte troppe domande su chi sono perché apparirà ovvio che…

— È tempo che si metta in posizione — avvertì Gilchrist, avvicinandosi con fare minaccioso al pannello a muro.

— Arrivo — rispose Kivrin, senza però accennare a muoversi.

— Siamo pronti ad attivare la rete.

— Lo so — ribatté in tono deciso la ragazza, — e mi metterò in posizione non appena avrò salutato il Signor Dunworthy e la Dottoressa Ahrens.

Con un secco cenno di assenso Gilchrist si allontanò fra gli oggetti sparsi, rispondendo in maniera brusca ad una domanda da parte di Latimer.

— Cosa richiede il mettersi in posizione? — domandò Dunworthy. — Farsi dare una botta in testa da Gilchrist perché alla Sezione Statistiche gli hanno detto che esistono elevate probabilità che tu non venga ritenuta effettivamente svenuta?

— Richiede che io mi sdrai e chiuda gli occhi — sorrise Kivrin. — Non si preoccupi.

— Non c'è ragione perché non si possa aspettare fino a domani e dare almeno a Badri il tempo di effettuare un controllo dei parametri.

— Voglio vedere di nuovo l'area dell'inoculazione — aggiunse Mary.

— Voi due la volete smettere di agitarvi? — ribatté Kivrin. — L'inoculazione non mi causa prurito, il taglio non mi fa male e Badri ha passato l'intera mattinata ad effettuare controlli. So che siete preoccupati per me, ma vi prego di non esserlo… la transizione avverrà sulla strada principale fra Oxford e Bath, a circa tre chilometri da Skendgate. Se non arriverà nessuno raggiungerò a piedi il villaggio e racconterò di essere stata assalita dai banditi, naturalmente dopo aver stabilito dove mi trovo in modo da poter rintracciare il punto di transizione. Ora però voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me — proseguì, appoggiando una mano contro il vetro. — Desideravo recarmi nel medioevo più di ogni altra cosa, e adesso sto per andarci davvero.