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— Nessuno dice questo di te, Elia — mormorò Vera.

— Dobbiamo procedere lentamente. Dobbiamo essere ragionevoli. Non possiamo fare tutto in una volta, con l’avventatezza e la violenza. Non è facile… non è facile!

— No — disse Vera. — Non è facile.

— Siamo venuti da tutto il mondo — disse il vecchio. — Da grandi città e da piccoli paesi. Quando la Marcia ha avuto inizio, nella città di Moskva, erano quattromila, e quando sono giunti al confine della regione chiamata Russia erano già settemila. E hanno attraversato il grande territorio chiamato Europa, e centinaia e centinaia di altri si sono uniti alla Marcia, famiglie e singole persone, giovani e vecchi. Venivano da città vicine, venivano da grandi terre lontane oltre gli oceani: l’India, l’Africa. Portavano tutto il cibo che potevano e denaro per comprarlo, perché tutti quei marciatori dovevano nutrirsi. Gli abitanti delle città si schieravano lungo le strade per vederli passare, e a volte i bambini accorrevano portando in dono viveri o denaro. Anche gli eserciti delle grandi nazioni stavano lungo i bordi delle strade, e guardavano, e proteggevano i marciatori, e si assicuravano che non danneggiassero i campi e gli alberi e le città, perché erano tanti. E i marciatori cantavano, e a volte gli uomini degli eserciti gettavano via le armi e si univano alla Marcia nel cuore della notte. Camminavano, camminavano. Di notte si accampavano, ed era come se una grande città crescesse all’improvviso nei campi. Camminavano e camminavano, camminavano attraverso i campi della Francia e attraverso i campi della Germania e attraverso le alte montagne della Spagna; hanno camminato per settimane e per mesi, cantando i canti della pace, e così sono giunti finalmente, in diecimila, dove finiva la terraferma e cominciava il mare, alla città di Lisbona, dov’erano state promesse le navi. E le navi erano nel porto.

«Quella è stata la Lunga Marcia. Ma il viaggio non era finito! Sono saliti sulle navi, per navigare verso la Terra Libera, dove sarebbero stati i benvenuti. Ma ormai erano troppi. Le navi potevano accoglierne soltanto duemila, e il loro numero era cresciuto durante la Marcia, e adesso erano diecimila. Cosa dovevano fare? Si sono affollati e affollati; hanno costruito altri letti e si sono ammucchiati in dieci per stanza nelle grandi navi, nelle stanze fatte per due persone sole. I comandanti delle navi hanno detto: Basta, non potete più affollarvi sulle navi, non c’è abbastanza acqua per il lungo viaggio, non potete venire tutti a bordo. E allora hanno comprato barche, pescherecci, barche a vela e a motore; e perfino dei ricchi, tanto ricchi da possedere un’imbarcazione, sono venuti lì e hanno detto: Usate la mia barca, porterò cinquanta anime alla Terra Libera. Sono venuti pescatori dalla città chiamata Inghilterra e hanno detto: Usate la mia barca, porterò cinquanta anime. Alcuni avevano paura di quelle piccole barche per attraversare un mare così grande; alcuni sono tornati a casa e hanno abbandonato la Lunga Marcia. Ma sempre ne arrivavano altri, e il loro numero cresceva. E così, alla fine, tutti sono salpati dal porto di Lisbona, e la musica suonava e c’erano nastri al vento; e tutta la gente, sulle grandi navi e sulle piccole barche, è partita cantando.

«Non potevano restare insieme, sul mare. Le navi erano veloci, le barche erano lente. Dopo otto giorni, le grandi navi sono entrate nel porto di Montral, nella terra di Canamerica. Le altre barche le seguivano, sparse sull’oceano, a distanza di giorni o di settimane. I miei genitori erano su una delle barche, una bella barca bianca chiamata Anita, che una nobildonna aveva prestato al Popolo della Pace perché arrivasse alla Terra Libera. Erano quaranta, su quella barca. Erano stati bei giorni, diceva mia madre. Il tempo era bello e loro sedevano sul ponte, al sole, e parlavano di quando avrebbero costruito la Città della Pace nella terra che era stata loro promessa, la terra fra le montagne, nella parte settentrionale di Canamerica.

«Ma appena giunti a Montral sono stati accolti da uomini armati, catturati, e messi in prigione: e là c’erano tutti gli altri, quelli che erano arrivati con le grandi navi, tutti, nei campi di prigionia.

«Erano troppi, dissero i governanti di quella terra. Dovevano essere duemila e invece erano diecimila. Non c’era posto per tutti. Erano pericolosi, perché erano tanti. Da ogni parte della Terra venivano altri per unirsi a loro, e si accampavano intorno alla città e intorno ai campi di prigionia, e cantavano i canti della pace. Venivano perfino dal Brasile: avevano cominciato anche loro una Lunga Marcia verso nord, risalendo quel grande continente. I governanti di Canamerica avevano paura. Dicevano che era impossibile mantenere l’ordine, o sfamare tutta quella gente. Dicevano che era un’invasione. Dicevano che la Pace era una menzogna, non la verità, perché non la capivano e non la volevano. Dicevano che il loro popolo li abbandonava per abbracciare la Pace, e questo non l’avrebbero permesso perché tutti dovevano combattere la Lunga Guerra con la Repubblica, che durava da vent’anni. Dicevano che quelli del Popolo della Pace erano traditori e spie della Repubblica! E perciò ci hanno chiusi nei campi di prigionia, invece di darci la terra tra le montagne come avevano promesso. Io sono nato là, nel campo di prigionia di Montral.

«Alla fine i governanti hanno detto: Sta bene, manterremo la promessa, vi daremo un posto dove vivere, ma non c’è abbastanza spazio per voi sulla Terra. Vi daremo la nave costruita in Brasile molto tempo fa per mandare lontano i ladri e gli assassini. Avevano costruito tre navi: due le avevano mandate su un mondo chiamato Victoria, e la terza non l’avevano mai usata perché la legge era cambiata. Nessuno vuole quella nave perché è stata fatta per compiere solo il viaggio d’andata, non può tornare sulla Terra. Il Brasile ci ha dato quella nave. Duemila di voi partiranno: tutti quelli che può contenere. E gli altri dovranno ritornare alle loro case, aldilà dell’oceano, nella Russia Nera; oppure vivranno qui, nei campi di prigionia, a fabbricare armi per la guerra contro la Repubblica. Tutti i vostri capi dovranno partire con la nave, Mehta e Adelson, Kaminskaya e Wicewska e Shults: non vogliamo quegli uomini e quelle donne sulla Terra perché non amano la guerra. Devono portare la Pace su un altro mondo.

«Così i duemila sono stati estratti a sorte. Una scelta amara, il giorno più amaro di tutti. Per quelli che partivano c’era la speranza, ma a quale rischio? Viaggiare senza pilota attraverso le stelle, verso un mondo sconosciuto, per non ritornar mai più? E per quelli che dovevano restare non c’era speranza. Non restava più posto per la Pace sulla Terra.

«Così è stata fatta la scelta, fra le lacrime, e la nave è partita. E così, per quei duemila, e per i loro figli e i figli dei loro figli, è terminata la Lunga Marcia. Qui, nel luogo che abbiamo chiamato Shantih, nelle valli di Victoria. Ma noi non dimentichiamo la Lunga Marcia e il grande viaggio, e quelli che sono rimasti tendendoci le braccia. Noi non dimentichiamo la Terra».

I bambini ascoltavano: volti chiari e scuri, capelli neri e bruni; occhi intenti, assonnati; si commuovevano o si annoiavano nel sentire raccontare quella storia… Tutti l’avevano sentita altre volte, per quanto fossero piccini. Per loro, faceva parte del mondo. Era nuova soltanto per Luz.

C’erano cento domande nella sua mente, troppe: lei lasciava che fossero i bambini a fare le domande. — Amity è nera perché sua nonna veniva dalla Russia Nera?… Parlaci dell’astronave!… Racconta come si sono addormentati sull’astronave!… Parlaci degli animali della Terra!… — Alcune di quelle domande venivano fatte perché Luz era presente: volevano che lei, l’estranea, la ragazza grande che non conosceva la saga della loro gente, ascoltasse le parti che loro prediligevano. — Parla a Luz degli aerei che volavano nell’aria! — gridò una bimbetta tutta eccitata; e rivolgendosi a Luz cominciò a raccontare, al posto del vecchio: — Sua madre e suo padre erano sulla barca, in mezzo al mare, e una nave volante è passata sopra di loro, nell’aria, ed è scoppiata e caduta in acqua: e quella era la Repubblica, e loro l’hanno vista. Hanno cercato di raccogliere quelli che erano caduti in acqua: ma non c’era nessuno, e l’acqua era velenosa, e hanno dovuto proseguire. — Un bambino esclamò: — Parla della gente che era venuta dall’Afferca! — Ma Hari era stanco. — Ora basta — disse. — Cantiamo uno dei canti della Lunga Marcia. Meria?