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Duré alzò gli occhi, troppo stordito per parlare.

— Le faccio passare la chiamata — disse Gladstone. — Faremo in modo che lei torni su Pacem al più presto possibile, Santità, ma le sarei grata se si mantenesse in contatto con me. Ho bisogno del suo consiglio.

Duré annuì e tornò a guardare la velina. Sulla consolle sopra il lettino, il telefono cominciò a lampeggiare.

Gladstone uscì nel corridoio, informò i medici delle ultime novità, contattò la Sicurezza per approvare il permesso teleporter per il vescovo Edouard o altri rappresentanti ufficiali della Chiesa che giungessero da Pacem, e si teleportò nell'ala residenziale. Sedeptra le ricordò che entro otto minuti il consiglio si sarebbe nuovamente riunito nella Sala di Guerra. Gladstone annuì, mandò via l'aiutante e si accostò al camerino astrotel nascosto in una nicchia della parete. Attivò i campi sonici di sicurezza e batté sul diskey di trasmissione il codice della nave del Console. Ogni ricevitore astrotel della Rete, della Periferia, della galassia e dell'universo avrebbe rilevato la raffica di tachioni, ma solo la nave del Console l'avrebbe decodificata. Almeno, così Gladstone si augurava.

La luce spia dell'olocamera si accese. — Sulla base della raffica inviata automaticamente dalla sua nave, presumo che lei abbia deciso di incontrarsi con gli Ouster e che loro gliel'abbiano permesso — disse Gladstone rivolta direttamente all'olocamera. — Presumo pure che lei sia sopravvissuto all'incontro.

Inspirò a fondo. — Nell'interesse dell'Egemonia, le ho chiesto di sacrificare molto, negli ultimi anni. Ora le chiedo, nell'interesse dell'umanità intera, di scoprire quanto segue:

"Primo. Perché gli Ouster attaccano e distruggono i mondi della Rete? Lei era convinto, come Byron Lamia e come me, che volessero solo Hyperion. Perché hanno cambiato idea?

"Secondo. Dove si trova il TecnoNucleo? Devo saperlo, se dobbiamo combattere contro di loro. Gli Ouster hanno dimenticato il nostro comune nemico, il Nucleo?

"Terzo. Cosa pretendono per un cessate il fuoco? Sono disposta a grossi sacrifici, per liberarci del dominio del Nucleo. Ma le stragi devono cessare!

"Quarto. Il Leader dell'Aggregato Sciame è disposto a incontrarmi di persona? Mi teleporterò nel sistema di Hyperion, se occorre. Gran parte della nostra flotta ha lasciato la zona, ma c'è ancora una Balzonave e la sua scorta, con la sfera di anomalia. Il Leader deve decidere in fretta, perché la FORCE vuole distruggere la sfera e allora Hyperion si troverà a tre anni di debito temporale dalla Rete.

"Quinto e ultimo. Il Leader dello Sciame dev'essere informato che il Nucleo ci chiede di adoperare un ordigno simile alla neuroverga per controbattere l'invasione Ouster. Molti leader della FORCE sono di parere favorevole. Il tempo stringe. Non… ripeto, non… lasceremo che gli Ouster invadano la Rete.

"Ora tocca a lei. Per favore, notifichi la ricezione di questo messaggio e m'informi via astrotel dell'inizio dei negoziati."

Gladstone fissò il disco della telecamera, come se potesse trasmettere attraverso gli anni-luce la forza della propria personalità e della propria sincerità. — La supplico, abbia a cuore la storia della razza umana. Porti a termine questo incarico.

La raffica del messaggio astrotel fu seguita da due minuti di immagini convulse che mostravano la morte di Porta del Paradiso e di Bosco Divino. Svanite le olografie, il Console, Melio Arundez e Theo Lane rimasero in silenzio.

— Risposta? — domandò la nave.

Il Console si schiarì la voce. — Notifica la ricezione del messaggio — disse. — Invia le nostre coordinate. — Guardò, dall'altra parte della piazzuola, gli altri due. — Signori?

Arundez scosse la testa come se volesse snebbiarsi il cervello. — È chiaro che lei è già stato qui… nello Sciame Ouster.

— Sì — disse il Console. — Dopo Bressia… dopo che mia moglie e mio figlio… Dopo Bressia, qualche tempo fa, mi sono incontrato con questo Sciame per negoziati estensivi.

— Rappresentava l'Egemonia? — domandò Theo. Il suo viso sembrava molto più vecchio, segnato da rughe di preoccupazione.

— Rappresentavo il partito della senatrice Gladstone. Prima che fosse eletta PFE. Mi spiegarono che c'era la possibilità di modificare i risultati di una lotta di potere all'interno del TecnoNucleo, se si portava Hyperion nel Protettorato. Il modo migliore era quello di far trapelare informazioni agli Ouster… informazioni che li avrebbero spinti ad attaccare Hyperion, per cui sarebbe stata necessaria la presenza della flotta dell'Egemonia.

— E lei ha ubbidito? — La voce di Arundez non mostrò emozione, anche se la moglie e i figli dell'archeologo stavano su Vettore Rinascimento, adesso a meno di ottanta ore dall'invasione.

Il Console si lasciò ricadere contro i cuscini. — No. Rivelai agli Ouster l'intero piano. Loro mi rimandarono nella Rete come agente doppio. Progettarono di impadronirsi di Hyperion, ma nel momento scelto da loro.

Theo strinse i pugni. — Tutti quegli anni al consolato…

— Aspettavo l'ordine degli Ouster — disse il Console, in tono piatto. — Avevano un congegno che avrebbe fatto collassare i campi anti-entropici intorno alle Tombe del Tempo. Che avrebbe aperto le Tombe, al momento opportuno. Che avrebbe permesso allo Shrike di liberarsi dei legami.

— Così sono stati gli Ouster — disse Theo.

— No, sono stato io. Ho tradito gli Ouster, come avevo tradito Gladstone e l'Egemonia. Uccisi la donna Ouster che calibrava il congegno… e i tre tecnici che l'aiutavano… e lo misi in funzione. I campi anti-entropici collassarono. Fu deciso l'ultimo pellegrinaggio. Lo Shrike è libero.

Theo fissò il suo mentore di un tempo. C'era più perplessità che collera, negli occhi verdi del governatore generale. — Perché? Perché l'ha fatto?

Il Console parlò, brevemente, in tono spassionato, di Siri e di Patto-Maui e della rivolta contro l'Egemonia, una rivolta che non terminò quando lei e il suo innamorato, il nonno del Console, morirono.

Arundez si alzò dalla piazzuola e andò alla finestra di fronte alla loggia. La luce solare inondò le sue gambe e il tappeto blu scuro. — Gli Ouster sanno cosa ha fatto?

— Lo sanno. L'ho raccontato a Freeman Vanz e agli altri, quando siamo giunti qui.

Theo si mise a camminare avanti e indietro. — Quindi l'incontro al quale parteciperemo potrebbe essere un processo? Il Console sorrise. — O un'esecuzione.

Theo si fermò, mani strette a pugno. — E Gladstone lo sapeva, quando le ha chiesto di tornare qui?

— Sì.

Theo distolse lo sguardo. — Non so se voglio che lei sia messo a morte oppure no.

— Non lo so neppure io, Theo — disse il Console.

Melio Arundez girò le spalle alla finestra. — Vanz non ha detto che avrebbero mandato una barca per portarci da loro?

Qualcosa, nel tono, spinse gli altri due a guardare dalla finestra. Il mondo su cui erano atterrati era un asteroide di media grandezza, circondato da un campo di contenimento classe-10 e terraformato in sfera da generazioni di vento e di acqua e di accurata ristrutturazione. Il sole di Hyperion tramontava al di là dell'orizzonte troppo vicino e per quei pochi chilometri l'erba scialba s'increspava sotto una brezza capricciosa. Ai piedi della nave, un ampio torrente, o uno stretto fiume, attraversava pigramente i pascoli, si avvicinava all'orizzonte e poi sembrava scorrere verso l'alto in un fiume mutato in cascata, serpeggiare attraverso il lontano campo di contenimento e il nero dello spazio, prima di rimpicciolire in una linea sottile quasi invisibile a occhio nudo.

Una barca scendeva quella cascata infinitamente alta e si avvicinava alla superficie del piccolo mondo. A prua e a poppa c'erano figure umanoidi.

— Cristo! — mormorò Theo.

— Meglio farci trovare pronti — disse il Console. — Quella è la nostra scorta.

Fuori, il sole tramontò con rapidità impressionante; gli ultimi raggi attraversarono la cortina di acqua, mezzo chilometro più in alto del terreno in ombra, e incendiarono il cielo color oltremare, con arcobaleni di colore e di solidità quasi spaventosi.