Minuti dopo, si rese vagamente conto di avere oltrepassato l'Obelisco e di trovarsi sul sentiero cosparso di detriti del Monolito di Cristallo. Sol e la Sfinge erano già persi alle sue spalle, la Tomba di Giada era un semplice bagliore verde chiaro nell'incubo di polvere e di vento.
Brawne si fermò, ondeggiò un poco quando le raffiche e le maree del tempo la tirarono. C'era più di mezzo chilometro per arrivare al Palazzo dello Shrike. Anche se, mentre lasciava la megasfera, aveva capito all'improvviso che c'era un legame fra albero e tomba, cosa avrebbe potuto fare di utile, una volta sul posto? E cosa aveva fatto per lei, il maledetto poeta, se non prenderla a male parole e farla impazzire di rabbia? Perché morire nel tentativo di salvarlo?
Nella valle il vento urlava, ma al di sopra del frastuono Brawne pensò di udire grida più acute, più umane. Guardò verso la scarpata nord, si alzò il colletto della giacca e continuò ad avanzare nel vento.
Prima che Meina Gladstone uscisse dalla cabina astrotel, trillò il segnale delle chiamate in arrivo e la donna tornò ad accomodarsi e fissare con grande intensità la vasca olografica. La nave del Console aveva già notificato la ricezione del messaggio, ma non aveva dato risposta; forse il Console aveva cambiato idea.
No. Le colonne dati che fluttuavano nel prisma rettangolare di fronte a lei mostrarono che la raffica tachionica si era originata nel sistema di Mare Infinitum. L'ammiraglio William Ajunta Lee chiamava il PFE servendosi del codice privato che lei gli aveva dato.
La FORCE:spazio si era esasperata, quando Gladstone aveva insistito sulla promozione del capitano di fregata e l'aveva nominato "Ufficiale di collegamento del governo" per la missione di attacco in origine programmata per Hebron. Dopo i massacri di Porta del Paradiso e di Bosco Divino, l'unità di assalto era stata trasferita nel sistema di Mare Infinitum: settantaquattro navi principali fortemente protette da navi torcia e da vedette a schermo difensivo, l'intera forza navale di assalto, con l'ordine di penetrare con la massima velocità tra le navi da guerra dello Sciame in avanzata per colpirne il centro.
Lee era la spia e il contatto di Gladstone. Il nuovo grado e gli ordini gli consentivano di essere informato delle decisioni di comando, ma quattro ammiragli della FORCE:spazio lo superavano in grado.
Tutto regolare: Gladstone lo voleva sulla scena, per essere tenuta al corrente.
La vasca si annebbiò e vi comparve il viso deciso di William Ajunta Lee. — Signora, rapporto secondo gli ordini. L'Unità Operativa 181.2 si è teleportata con successo nel Sistema 3996.12.22…
Gladstone batté le palpebre per la sorpresa, prima di ricordare che quello era il codice ufficiale per il sistema con stella di tipo G nel quale era compreso Mare Infinitum. Di rado si pensava all'astrografia al di fuori del mondo stesso della Rete.
— …le navi di assalto dello Sciame rimangono a centoventi minuti dal raggio letale del mondo bersaglio — diceva intanto Lee. Gladstone sapeva che il raggio letale era grosso modo pari a 0,13 UA, distanza alla quale l'armamento standard delle navi aveva efficacia nonostante le difese a terra. Mare Infinitum non aveva difese a terra. Il neo ammiraglio continuò: — Contatto con elementi dell'avanguardia stimato per le 17:32:26 standard Rete, fra circa venticinque minuti. L'Unità Operativa è configurata per la massima penetrazione. Due Balzonavi permetteranno l'arrivo di nuovo personale o di armi finché i teleporter non saranno sigillati durante il combattimento. L'incrociatore su cui sono a bordo, l'AE Garden Odyssey, eseguirà alla prima occasione i suoi ordini speciali. William Lee. Fine.
L'immagine decadde in una sfera rotante di bianco, mentre i codici di trasmissione terminavano il loro brulichio.
— Risposta? — domandò il computer del trasmettitore.
— Messaggio ricevuto — disse Gladstone. — Procedere.
Gladstone rientrò nello studio e trovò Sedeptra Akasi in attesa, con una ruga di preoccupazione sul viso attraente.
— Cosa c'è?
— Il consiglio di guerra è pronto a riunirsi — disse l'aiutante. — Il senatore Kolchev aspetta di vederla per una questione che lui dice urgente.
— Fallo entrare. Informa il consiglio che arriverò fra cinque minuti.
Gladstone si sedette all'antica scrivania e resistette all'impulso di chiudere gli occhi. Era stanchissima. Ma aveva gli occhi aperti, quando Kolchev entrò. — Siedi, Gabriel Fyodor.
Il massiccio lusiano andò avanti e indietro. — Al diavolo le sedie! Sai cosa accade in questo momento, Meina?
Gladstone sorrise appena. — Ti riferisci alla guerra? La fine della vita come la conosciamo? Questo?
Kolchev batté sul palmo il pugno. — No, non mi riferisco a questo, maledizione! Mi riferisco al fallout politico. Hai tenuto d'occhio la Totalità?
— Quando mi è stato possibile.
— Allora sai che certi senatori e certi personaggi all'esterno del senato cercano sostegni per la tua disfatta in un voto di fiducia. È inevitabile, Meina. Semplice questione di tempo.
— Lo so, Gabriel. Perché non ti siedi? Abbiamo un paio di minuti, prima di tornare nella Sala di Guerra.
Kolchev quasi crollò in una poltrona. — Voglio dire, maledizione, perfino mia moglie si dà da fare per raccogliere voti contro di te, Meina.
Gladstone allargò il sorriso. — Sudette non è mai stata uno dei miei sostenitori più accesi, Gabriel. — Il sorriso scomparve. — Non ho assistito ai dibattiti, negli ultimi venti minuti. Quanto tempo pensi che mi resti?
— Otto ore, forse meno.
Gladstone annuì. — Mi basta.
— Ti basta? Che diavolo significa, ti basta? Chi altri sarà in grado di servire come Esecutivo di Guerra?
— Tu — disse Gladstone. — Non c'è dubbio che sarai tu a succedermi.
Kolchev brontolò qualcosa.
— Forse la guerra non durerà tanto — disse Gladstone, quasi fra sé.
— Eh? Ah, ti riferisci alla superarma del Nucleo. Già, Albedo ha fatto costruire un modello funzionante, in una imprecisata base della FORCE, e vuole che il consiglio assista a una prova. Una maledetta perdita di tempo, secondo me.
Gladstone sentì qualcosa di simile a una mano gelida stringerle il cuore. — La neurobomba? Il Nucleo ne ha già una?
— Ne ha pronte diverse. Una è già a bordo di una nave torcia.
— Chi l'ha autorizzato, Gabriel?
— Morpurgo ha autorizzato la preparazione. — Il senatore si sporse in avanti. — Perché, Meina, cosa non va? Quell'affare non può essere usato senza il permesso del PFE.
Gladstone guardò il vecchio collega del senato. — Siamo molto distanti dalla Pax Egemonica, vero, Gabriel?
Il lusiano borbottò di nuovo, ma nei lineamenti tozzi traspariva dolore. — Tutta colpa nostra, diavolo. L'amministrazione precedente ha dato retta al Nucleo e ha lasciato che Bressia attirasse uno Sciame. Sistemato questo, tu hai prestato orecchio ad altri elementi del Nucleo e hai portato Hyperion nella Rete.
— Credi che l'aver mandato la flotta a difendere Hyperion abbia provocato una guerra più ampia?
Kolchev alzò gli occhi. — No, no, impossibile. Quelle navi Ouster sono per strada da più di un secolo, no? Se solo le avessimo scoperte prima! O se trovassimo un modo di negoziare per toglierci dalla merda.
Il comlog di Gladstone trillò. — È ora di tornare in consiglio — disse piano il PFE. — Probabilmente il consulente Albedo vuole mostrarci l'arma che vincerà la guerra.