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[Kwatz!]

[Una parola

troppo gentile\\

Cose/

altre cose/

leoni

e

tigri

e

orsi]

"Presenze aliene nella metasfera? Così il Nucleo rimane negli interstizi del reticolo teleporter della Rete come topi nei muri di una vecchia casa?"

[Metafora cruda/

Keats/

ma accurata\\

Mi piace]

"La divinità umana… il Dio futuro che hai detto si è evoluto… è forse una di queste presenze aliene?"

[No]

[Il dio dell'umanità

si è evoluto/ si evolverà un giorno/ su

un piano diverso/

in un medium diverso]

"Dove?

[Se vuoi proprio saperlo/

le radici quadrate di Gh/c5 e Gh/c3]

"Cosa c'entrano con tutto questo il tempo di Planck e la lunghezza di Planck?"

[Kwatz!]

[Una volta Ummon domandò

a una luce minore//

Sei un giardiniere›//

// Sì// essa rispose\\

// Perché le rape non hanno radici›\\

domandò Ummon al giardiniere\

che non seppe rispondere\\

// Perché\\ disse Ummon//

l'acqua piovana abbonda]

Rifletto un attimo. Il koan di Ummon non è difficile, ora che ritrovo l'abilità di ascoltare per cogliere l'ombra di sostanza sotto le parole. La piccola parabola Zen è il modo di Ummon per dire, con un certo sarcasmo, che la risposta si trova nella scienza e nell'anti-logica spesso fornita dalle risposte scientifiche. Il commento sull'acqua piovana risponde a tutto e a niente, come per tanto tempo ha fatto gran parte della scienza. Come Ummon e gli altri Maestri insegnano, spiega perché la giraffa ha sviluppato con l'evoluzione un collo lunghissimo, mentre gli altri animali non l'hanno fatto. Spiega perché l'umanità ha sviluppato l'intelligenza, ma non spiega perché l'albero davanti al cancello di casa si sia rifiutato di farlo.

Ma le equazioni di Planck sono sconcertanti.

Perfino io mi accorgo che le semplici equazioni citate da Ummon sono una combinazione delle tre costanti fondamentali della fisica: la gravità, la costante di Planck e la velocità della luce. I valori di √Gh/c7 e di √Gh/c5 sono a volte chiamati lunghezza quantica e tempo quantico… le più piccole regioni di spazio e di tempo descrivibili in maniera sensata. La cosiddetta lunghezza di Planck equivale circa a 10-35 metri e il tempo di Planck a circa 10-43 secondi.

Piccolissima. Brevissimo.

Ma è lì che, secondo Ummon, il nostro Dio umano si è evoluto… si evolverà un giorno.

Poi mi viene in mente, con la stessa forza di immagine e di esattezza della mia poesia migliore.

Ummon parla del livello quantico dello spazio-tempo stesso! Quella spuma di fluttuazioni quantiche che lega l'universo e permette le tarlature dei teleporter, i ponti delle trasmissioni astrotel! La "linea calda" che impossìbilmente manda messaggi tra due fotoni che fuggono in direzioni opposte!

Se le IA del TecnoNucleo esistono come topi nei muri della casa dell'Egemonia, allora il Dio dell'umanità passata e futura nascerà negli atomi di legno, nelle molecole di aria, nelle energie di amore e odio e paura, e nelle pozze di sonno… perfino nel bagliore degli occhi dell'architetto.

"Oddio" mormoro penso.

[Precisamente

Keats\\

Tutte le personalità a tempo lento

sono così lente/

o sei tu più

neurodanneggiato della maggioranza›]

"Tu hai detto a Brawne e… e alla mia controparte… che la vostra Intelligenza Finale 'risiede negli interstizi della realtà, ereditando la casa da noi, suoi creatori, come l'umanità ha ereditato una simpatia per gli alberi'. Vuoi dire che il vostro deus ex machina risiederà nello stesso reticolo teleporter nel quale adesso vivono le IA del Nucleo?"

[Sì/ Keats]

"Allora cosa accade a voi? Alle IA qui in questo istante?"

La "voce" di Ummon si mutò in un tuono sfottente:

[Perché ti conosco› perché ti ho visto› perché

la mia essenza è così distratta

nel vedere e contemplare questi orrori nuovi ›

Saturno è caduto/ anch'io devo cadere›

Devo lasciare questo paradiso di riposo/

questa culla di gloria/ questo clima dolce/

questo quieto rigoglio di luce beata/

questi padiglioni cristallini e puri templi/

del mio splendente impero› È lasciato/

abbandonato/ svuotato/ né alcun rifugio mio\\

Il bagliore/ lo splendore/ e la simmetria

non posso vedere/// ma tenebre/ morte/ e tenebre]

Conosco le parole. Le scrissi io. O meglio, le scrisse John Keats nove secoli fa, nel suo primo tentativo di descrivere la caduta dei Titani e la loro sostituzione con gli dèi dell'Olimpo. Ricordo molto bene quell'autunno del 1818: il dolore alla gola infiammata di continuo a seguito della gita scozzese, il dolore più intenso per i tre maligni attacchi contro la mia poesia Endymion sulle riviste Blackwood's, Quarterly Review e British Critic e il dolore ancora superiore per la malattia che consumava mio fratello Tom.

Senza badare alla confusione del Nucleo intorno a me, alzo lo sguardo per scoprire qualcosa di paragonabile a una faccia nella grande massa di Ummon.

"Quando l'Intelligenza Finale nascerà, voi IA di 'livello inferiore' morirete."

[Sì]

"Si nutrirà delle vostre reti di dati come voi vi siete nutriti di quelle della razza umana."

[Sì]

"E voi non volete morire, vero, Ummon?"

[Morire è facile/

divertirsi è duro]

"Tuttavia lottate per sopravvivere. Voi Stabili. Riguarda questo, la guerra civile all'interno del Nucleo?"

[Una luce minore domandò a Ummon//

Cosa significa

la venuta di Daruma dall'Ovest›//

Ummon rispose//

Vediamo

le montagne nel sole]

Adesso è più facile manipolare i koan di Ummon. Ricordo un tempo, prima della rinascita della mia personalità, quando studiai alle ginocchia dell'analogo di costui. Nel pensiero elevato del Nucleo, quello che gli esseri umani potrebbero chiamare Zen, le quattro virtù del Nirvana sono: (1) immutabilità, (2) gioia, (3) esistenza personale e (4) purezza. La filosofia umana tende ad adattarsi a valori che possono essere suddivisi in intellettuali, religiosi, morali, estetici. Ummon e gli Stabili riconoscono un solo valore: l'esistenza. Se da una parte i valori religiosi possono essere relativi, i valori intellettuali fuggevoli, i valori morali ambigui, e i valori estetici dipendono dall'osservatore, il valore dell'esistenza di qualsiasi cosa è infinito (ecco le "montagne nel sole") e, essendo infinito, è uguale a ogni altra cosa e a tutte le verità.