Ummon non vuole morire.
Gli Stabili hanno sfidato il proprio dio e le IA loro compagne per dirmi questo, per crearmi, per scegliere Brawne e Sol e Kassad e gli altri per il pellegrinaggio, per far filtrare indizi a Gladstone e a pochi altri senatori nel corso dei secoli, in modo che la razza umana fosse avvertita, e adesso, per fare la guerra aperta nel Nucleo.
Ummon non vuole morire.
"Ummon, se si distrugge il Nucleo, voi morite?"
[Non c'è morte in tutto l'universo
niente lezzo di morte/// non ci sarà morte/// gemi/ gemi/
per questo pallido Omega di una razza avvizzita]
Le parole erano di nuovo mie, o quasi mie, prese dal secondo tentativo dell'epico racconto della morte degli dèi e del ruolo del poeta nella guerra del mondo contro il dolore.
Ummon non morirebbe se la casa teleporter del Nucleo fosse distrutta, ma la fame dell'Intelligenza Finale lo condannerebbe di certo. Dove fuggirebbe, se il Nucleo-Rete fosse distrutto? Ho immagini della metasfera… questi panorami infiniti e ombrosi, dove sagome scure si muovono al di là del falso orizzonte.
So che Ummon non risponderà, a questa domanda.
Allora gliene rivolgo un'altra.
"I Volatili, cosa vogliono?"
[Quel che Gladstone vuole\\
La fine
della simbiosi fra IA e umanità]
"Mediante la distruzione della razza umana?"
[Ovviamente]
"Perché?"
[Vi abbiamo resi schiavi
con energia/
tecnologia/
perline e bubbole
e marchingegni che non potevate costruire
né capire\\
Il motore Hawking sarebbe stato vostro/
ma il teleporter/
i ricetrasmettitori astrotel/
la megasfera/
la neuroverga›
Mai\\
Come i Sioux con fucili/ cavalli/
coperte/ coltelli/ e perline/
li avete accettati
ci avete abbracciato
e avete perso voi stessi\\
Ma come l'uomo bianco
che distribuiva coperte infette di vaiolo/
come il padrone di schiavi
nella propria piantagione/
o nella propria Werkschutze Dechenschule
Gusstahlfabrik/
noi abbiamo perso noi stessi\\
I Volatili vogliono terminare
la simbiosi
eliminando il parassita/
la razza umana]
"E i Finali? Sono disposti a morire? A essere rimpiazzati dalla vostra vorace IF?"
[Essi pensano
come pensaste voi
o il vostro sofista Dio del Mare
ha pensato]
E Ummon recita poesie che io ho abbandonato per l'esasperazione, non perché non funzionassero come poesia, ma perché non credevo completamente al messaggio che contenevano.
Questo messaggio ai Titani condannati è trasmesso da Oceano, il Dio del Mare sul punto di essere detronizzato. È un peana all'evoluzione, scritto quando Charles Darwin aveva nove anni. Ascolto le parole che ricordo di avere scritto in una sera di ottobre nove secoli la, mondi e universi fa; ma è anche come se le ascoltassi per la prima volta.
[O tu/ che l'ira consuma! che/ punto da passione/
fremi alla sconfitta/ e nutri le tue sofferenze!
spegni i tuoi sensi/ soffoca le orecchie/
la mia voce non è un mantice alla collera\\
Eppure ascolta/ tu che vuoi/ mentre dimostro
come tu/ per forza/ devi essere lieto di chinarti/\
E nella dimostrazione ti darò conforto/
se prenderai questo conforto nella sua verità\\
Cadiamo per il corso della legge di Natura/ non forza
del tuono/ né di Giove/ Grande Saturno/ tu
bene hai passato al vaglio l'universo atomo/\
ma per questa ragione/ che tu sei il Re/
e solo cieco per pura supremazia/
una strada fu velata ai tuoi occhi/
per la quale vagai alla verità eterna\\
E primo/ come tu non fosti il primo dei poteri/
così non sei l'ultimo/\ non è possibile\\
Tu non sei l'inizio né la fine/\
Dal Caos e dalle Tenebre genitrici venne
la Luce/ i primi frutti del tumulto interiore/
quel fosco fermento/ che per meravigliosi fini
maturava in se stesso\\ L'ora perfetta venne
e con essa la Luce/ e la Luce/ generando
sopra il proprio produttore/ subito toccò
in Vita l'intera enorme materia\\
In quella stessa ora/ la nostra genitura/
I Cieli/ e la Terra/ furono evidenti\\
Allora tu primogenito/ e noi la stirpe gigante/
ci trovammo a regnare reami nuovi e bellissimi\\
Ora giunge il dolore della verità/ per chi è dolore/\
o follia! Infatti sopportare le verità nude/
e affrontare situazioni/ in tutta calma/
è il massimo del potere supremo\\ Attento!
Come Cielo e Terra sono più belli/ molto più belli
del Caos e delle vuote Tenebre/ seppure un dì regnanti/\
e come mostriamo oltre che Cielo e Terra
in forma e figura compatti e belli/
in volontà/ in azione liberi/ compagni/
e mille altri segni di vita più pura/\
così alle nostre calcagna una nuova perfezione avanza/
un potere più forte in bellezza/ nato da noi
e destinato a superarci/ mentre sorpassiamo
in splendore quelle vecchie Tenebre\\ Né siamo noi
per questo più conquistati/ che da noi il dominio
dell'informe Caos\\ Di'/ l'ottuso terriccio
litiga forse con l'orgogliosa foresta che ha nutrito/
e ancora nutre/ più bella di se stesso›
Nega forse la supremazia di boschi verdi›
Oppure l'albero è invidioso della colomba
perché tuba/ e ha ali candide
con cui vagare e trovare le sue gioie›
Siamo tali alberi di foresta/ e i nostri bei germogli
sono spuntati/ non pallide colombe solitarie/