ma aquile dal piumaggio di oro/ che torreggiano
sopra di noi nella loro bellezza/ e devono regnare
quindi a buon diritto\\ Infatti è legge eterna
che primo in bellezza sia primo in possanza\\
//\\//\\//\\
Ricevi la verità e sia il tuo balsamo]
"Molto grazioso" trasmetto a Ummon. "Ma tu ci credi?"
[Nemmeno per un attimo]
"Ma i Finali ci credono?"
[Sì]
"E sono pronti a perire per fare posto all'Intelligenza Finale?"
[Sì]
"C'è una considerazione, forse troppo ovvia per parlarne, ma ne parlerò lo stesso: perché combatti la guerra, se sai chi ha vinto? Dici che l'Intelligenza Finale esiste nel futuro, che è in guerra con la divinità umana… perfino che manda indietro dal futuro frammenti che tu condividi con l'Egemonia. Quindi i Finali devono trionfare. Perché combattere una guerra e passare tutto questo?"
[KWATZ!]
[Ti istruisco/
creo la più bella personalità ricuperata per te
immaginabile/
e ti lascio vagare fra la razza umana
in tempo lento
per temperare la tua forgiatura/
eppure sei ancora
nato morto]
Rifletto a lungo.
"Esistono futuri multipli?"
[Una luce minore domandò a Ummon//
Esistono futuri multipli›//
Ummon rispose//
Un cane ha pulci›]
"Ma il futuro in cui l'IF diventa dominante è probabile?"
[Sì]
"E c'è anche un futuro probabile in cui l'IF esiste ed è sconfitta dalla divinità umana?"
[È confortante
che anche
il nato morto
sappia pensare]
"Hai detto a Brawne che la… consapevolezza umana… divinità sembra così sciocco… che questa Intelligenza Finale umana era di triplice natura."
[Intelletto/
Empatia/
e il Vuoto Legante]
"Il vuoto Legante? Intendi dire √Gh/c3e √Gh/c5, spazio di Planck e tempo di Planck? La realtà quantica?"
[Attento/
Keats/
pensare può diventare un'abitudine]
"Ed è la parte Empatia di questa trinità che è fuggita a ritroso nel tempo per evitare la guerra con la vostra IF?"
[Esatto]
[La nostra IF e la vostra IF hanno
mandato indietro
lo Shrike
a cercarla]
"La nostra IF! Anche l'IF umana ha mandato lo Shrike?"
[L'ha permesso]
[L'Empatia è una
cosa estranea e inutile/
un'appendice vermiforme
dell'intelletto\\
Ma l'IF umana ne puzza/
e noi usiamo il dolore per
spingerla fuori del nascondiglio/
ecco l'albero]
"Albero? L'albero di spine dello Shrike?"
[Ovviamente]
[Diffonde dolore
per astrotel e cavo/
come un fischietto
all'orecchio di un cane\\
O di un dio]
Sento il mio analogo vacillare, quando la verità mi colpisce. Il caos al di là del campo di forza ovale di Ummon supera adesso ogni immaginazione, come se il tessuto dello spazio stesso fosse lacerato da mani gigantesche. Il Nucleo è in subbuglio.
"Ummon, chi è l'IF umana nel nostro tempo? Dove si nasconde, questa consapevolezza, dove giace inattiva?"
[Devi capire/
Keats/
la nostra sola possibilità
era di creare un ibrido
Figlio di Uomo/
Figlio di Macchina\\
E rendere quel rifugio così allettante
che l'Empatia in fuga
non avrebbe considerato altra casa/\
Una coscienza già quasi divina
come l'umanità ha offerto in trenta
generazioni\
un'immaginazione che può attraversare
spazio e tempo\\
E così offrendo/
e unendosi/
forma un legame fra mondi
che forse permetterà
a quel mondo di esistere
per tutt'e due]
"Chi, Ummon, maledizione a te! Chi è? Basta con le sciarade e gli indovinelli, informe bastardo! Chi?"
[Hai rifiutato
questa divinità due volte/
Keats\\
Se la rifiuti
per l'ultima volta/
tutto termina qui/
perché il tempo non esiste
più]
[Vai!
Vai e muori per vivere!
O vivi un poco e muori
per tutti noi!
In ogni caso Ummon e gli altri
hanno concluso con
te!]
[Vattene!]
E nello choc e nell'incredulità cado, o sono buttato fuori, e volo attraverso il TecnoNucleo come una foglia spinta dal vento, rotolò attraverso la megasfera senza destinazione né guida, poi sprofondo in tenebre ancora più fitte ed emergo, gridando oscenità alle ombre, nella metasfera.
Qui, stranezza e vastità e paura e buio, con un singolo falò acceso in basso.
Nuoto alla sua volta, agitando le braccia contro la viscosità informe.
"È Byron che annega" penso "non io." A meno di contare anche l'annegamento nel proprio sangue e in brandelli di tessuto polmonare.
Ma ora so di avere scelta. Posso scegliere di vivere e restare un mortale, non cìbrido ma umano, non Empatia ma poeta.
Nuotando contro una forte corrente, discendo alla luce.
— Hunt! Hunt!
L'aiutante di Gladstone entra barcollando, con il viso stravolto e allarmato. È ancora notte, ma la falsa luce che precede l'alba tocca fiocamente i vetri, le pareti.
— Oddio — dice Hunt e mi guarda con stupore reverenziale. Seguo il suo sguardo: le lenzuola e la camicia da notte sono inzuppate di vivido sangue arterioso.
La mia tosse l'ha svegliato; la mia emorragia mi ha riportato a casa.
— Hunt! — ansimo; mi distendo sui guanciali, troppo debole per alzare il braccio.
Lui si siede sul letto, mi stringe la spalla, mi prende la mano. Capisco che sa che sono moribondo.
— Hunt — mormoro — ho cose da dirle. Cose meravigliose.
Mi zittisce. — Dopo, Severn. Riposi. Provvederò a ripulirla e mi racconterà dopo. C'è un mucchio di tempo.
Cerco di alzarmi, ma riesco solo ad aggrapparmi al suo braccio, le dita strette sulla sua spalla. — No — mormoro; sento in gola il gorgoglio e odo il gorgoglio della fontana, fuori. — Non c'è tanto tempo. Proprio per niente.
E capisco in quell'istante, moribondo, che non sono il veicolo scelto per l'IF umana, né la congiunzione dell'IA e dello spirito umano: non sono affatto il Prescelto.