Theo scuote la testa. — Giungono sempre rapporti, ma gli Ouster hanno preso il posto dello Shrike: sono diventati la prima fonte di panico.
— Ma non è nella Rete? Lo Shrike, intendo.
Il governatore generale lancia al Console un'occhiata penetrante. — Nella Rete? Come potrebbe? Su Hyperion ancora non esiste un teleporter. E non ci sono stati avvistamenti nei dintorni di Keats, di Endymion, di Port Romance. Di nessuna delle maggiori città.
Il Console non ribatte, ma pensa: "Oddio, il mio tradimento non è servito a niente. Ho venduto l'anima per aprire le Tombe del Tempo e lo Shrike non sarà la causa della caduta della Rete… Gli Ouster! Sono sempre stati al corrente di tutto. Il mio tradimento dell'Egemonia era parte del loro piano!"
— Stia a sentire — dice Theo, in tono rauco, stringendogli il polso. — C'è un motivo, se Gladstone mi ha detto di mollare tutto per cercare lei. Ha autorizzato il rilascio della sua nave…
— Magnifico! Posso…
— Mi ascolti! Non deve tornare nella Valle delle Tombe. Gladstone vuole che lei eviti il perimetro della FORCE, viaggi all'interno del sistema e si metta in contatto con elementi dello Sciame.
— Lo Sciame? Perché dovrei…
— Il PFE vuole che tratti con gli Ouster. Loro la conoscono! Chissà come, Gladstone è riuscita a informarli del suo arrivo. Pensa che la lasceranno passare… che non distruggeranno la sua nave; ma di questo non ha ricevuto conferma. Sarà rischioso.
Il Console si appoggia allo schienale. Si sente come se l'avessero colpito di nuovo con lo storditore neurale. — Trattare? Cosa diavolo avrei, da trattare?
— Gladstone ha detto che le avrebbe parlato, per mezzo dell'astrotel della nave, dopo il decollo da Hyperion. Che deve avvenire subito. Oggi stesso. Prima che i mondi minacciati dalla prima ondata cadano nelle mani degli Ouster.
Il Console ode la frase "mondi minacciati dalla prima ondata", ma non domanda se il suo amato Patto-Maui è compreso fra quelli. Forse, pensa, sarebbe meglio se lo fosse. Risponde: — No, torno nella valle.
Theo si aggiusta gli occhiali. — Gladstone non lo permetterà, signore.
— Oh? — Il Console sorride. — E come farà, a fermarmi? Abbatterà la nave?
— Non so, ma ha detto che non l'avrebbe permesso. — Theo sembra sinceramente preoccupato. — La flotta della FORCE ha in orbita vedette e navi torcia, signore. Per scortare le ultime navette.
— Bene — dice il Console, continaundo a sorridere. — Che provino ad abbattermi. Comunque, da due secoli navi con equipaggio umano non sono riuscite ad atterrare nella vicinanze della Valle delle Tombe: le navi atterrano perfettamente, ma l'equipaggio scompare. Prima che loro mi trasformino in scorie, penderò dall'albero dello Shrike. — Chiude un momento gli occhi e immagina la nave che atterra, vuota, nel pianoro sopra la valle. Immagina Sol, Duré, e gli altri, miracolosamente tornati, correre al riparo a bordo della nave, usare l'attrezzatura chirurgica per salvare Het Masteen e Brawne Lamia, la vasche di crio-fuga per salvare la piccola Rachel.
— Mio Dio — mormora Theo. Il tono sconvolto strappa il Console alle fantasticherie.
Hanno superato l'ultima curva del fiume, sopra la città. Qui le scogliere sono più alte, culminano verso sud nella montagna scolpita a immagine di re Billy il Triste. Il sole al tramonto accende le nuvole basse e gli edifici sulla cima delle scogliere orientali.
Al di sopra della città infuria la battaglia. Raggi laser colpiscono e attraversano le nuvole, le navi si scansano come moscerini e bruciano come falene troppo vicino alla fiamma, i paracadute e le macchie confuse dei campi di sospensione vanno alla deriva. Keats è sotto attacco. Gli Ouster sono arrivati su Hyperion.
— Oh, merda — mormora Theo, con tono riverente.
Lungo la cresta alberata a nordest della città, un breve getto di fiamma e un tremolio di scia di condensazione segnano il missile scagliato da un lanciarazzi portatile e diretto proprio verso lo skimmer dell'Egemonia.
— Si regga forte! — grida Theo, brusco. Prende il comando manuale, muove interruttori a leva, esegue una brusca virata a dritta, cerca di girare all'interno del piccolo raggio di curvatura del razzo stesso.
Un'esplosione a poppa scaglia il Console contro la rete di sicurezza e per un attimo gli annebbia la vista. Quando il Console riesce di nuovo a vedere, la cabina è piena di fumo, luci rosse di allarme pulsano nel bagliore e lo skimmer denuncia guasti al sistema, con una decina di voci dal tono pressante. Theo è accasciato sinistramente sui comandi.
— Si regga forte — ripete, senza bisogno. Lo skimmer ruota da far venire la nausea, fa presa sull'aria, poi cede, si capovolge, scivola di ala verso la città in fiamme.
36
Aprii gli occhi, disorientato per un istante; mi trovavo nell'immensa e scura Basilica di San Pietro, su Pacem. Nella fioca luce delle candele, monsignor Edouard e padre Paul Duré, chini verso di me, mi guardavano con espressione intensa.
— Per quanto tempo sono rimasto… addormentato? — domandai. Mi pareva che fossero trascorsi soltanto alcuni secondi: il sogno era uno scintillio di immagini come si ha prima di sprofondare nel sonno.
— Dieci minuti — disse Monsignor Edouard. — Ci può dire cosa ha visto?
Non vedevo motivo di non raccontare il sogno. Quando terminai di descriverlo, monsignor Edouard si fece il segno della croce. — Mon Dieu, l'ambasciatore del TecnoNucleo spinge Gladstone a mandare la gente in quei… tunnel.
Duré mi toccò la spalla. — Dopo avere parlato con la Vera Voce dell'Albero Mondo, su Bosco Divino, la raggiungerò su TC2. Dobbiamo spiegare a Gladstone quanto sia folle una simile scelta.
Non pensavo più di andare con Duré su Bosco Divino, né su Hyperion. — Sono di accordo — dissi. — Dovremmo partire subito. Il vostro… La Porta del Papa può teleportarmi su Tau Ceti Centro?
Monsignor Edouard si alzò, annuì, si sgranchì. All'improvviso mi resi conto che era assai anziano, che non aveva mai subito trattamenti Poulsen. — Ha un accesso di priorità — disse. Si rivolse a Duré. — Paul, sai che ti accompagnerei, se potessi. I funerali di Sua Santità, l'elezione del nuovo Santo Padre… — Emise un sospiro triste. — È strano che gli imperativi quotidiani persistano anche di fronte al disastro collettivo. Pacem stesso ha meno di dieci giorni standard, prima dell'arrivo dei barbari.
L'alta fronte di Duré brillò alla luce delle candele. — Gli affari della Chiesa trascendono il semplice imperativo quotidiano, amico mio. Mi fermerò il meno possibile sul mondo dei Templari, poi mi unirò al signor Severn nello sforzo di convincere il PFE a non dare ascolto al Nucleo. Poi tornerò, Edouard, e cercheremo di trarre un senso da questa confusa eresia.
Li seguii fuori della basilica, da una porta laterale che portava in un corridoio dietro gli alti colonnati, poi a sinistra in un cortile a cielo aperto (la pioggia era cessata e l'aria profumava di fresco), giù per una scala, lungo uno stretto tunnel, fino nelle stanze papali. Soldati della Guardia Svizzera scattarono sull'attenti quando entrammo nell'anticamera; erano alti, vestiti con armatura e calzoni a righe gialle e blu, ma le alabarde cerimoniali erano anche armi a energia degne della FORCE. Una guardia avanzò di un passo e si rivolse sottovoce al monsignore.
— Un tale è appena giunto al terminex principale per vedere lei, signor Severn — disse quest'ultimo.
— Me? — Stavo ascoltando altre voci nelle altre stanze, l'armonico salire e scendere di preghiere ripetute. Immaginavo che riguardassero la preparazione dei funerali del Papa.
— Sì, un certo signor Hunt. Dice che si tratta di questioni urgenti.
— Fra un minuto l'avrei incontrato nella Casa del Governo. Può dirgli di raggiungerci qui?
Monsignor Edouard annuì e parlò sottovoce alla guardia svizzera, che mormorò qualcosa nel cimiero ornamentale dell'antica armatura.
La cosiddetta Porta del Papa, un piccolo teleporter circondato da intricate sculture in oro raffiguranti cherubini e serafini, sovrastato da un bassorilievo a cinque stazioni che illustrava la caduta di Adamo ed Eva e la cacciata dal giardino dell'Eden, si trovava al centro di un locale ben sorvegliato, subito prima delle stanze private del Papa. Aspettammo lì; gli specchi alle pareti riflettevano la nostra pallida immagine di persone dall'aria stanca.