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«E per quando le occorre?» chiese Hanley.

«Al più presto possibile.»

«Quant’è grande?»

Dodici anni, Barrett pensò. Ma disse: «Piuttosto grande».

«Ed è tutto?»

«Non c’è altro pel momento, mi pare. Ah, naturalmente non ho accennato ai mezzi di sussistenza.»

«Non si preoccupi, diverse stanze sono state rimesse a nuovo. Quanto ai pasti, provvederanno due persone della vicina Caribou Falls, marito e moglie, che però si sono rifiutati di alloggiare nella casa.»

Barrett disse: «Meglio così. Sarebbero stati d’impiccio e nient’altro».

Si trovavano nella biblioteca. Hanley fece per accompagnare l’ospite verso la porta, ma questa fu spalancata di colpo. Un uomo s’inquadrò sulla soglia e guardò Barrett con aria fosca. Benché avesse quarant’anni di meno e pesasse mezzo quintale di più, la somiglianza di William Reinhardt Deutsch con suo padre balzava all’occhio.

Costui richiuse la porta dietro di sé. «L’avverto, senza tanti preamboli,» disse «che intendo bloccare questa faccenda.»

Barrett lo guardò fisso.

«Proprio così» disse Deutsch il giovane. «È una perdita di tempo, non è vero? Me lo metta per iscritto e io le stacco un assegno da mille dollari seduta stante.»

Barrett s’irrigidì. «Ho paura però…»

«Non c’è niente di sovrannaturale, non è così?» Il collo gli si era fatto tutto rosso.

«Esatto» disse Barrett. E, mentre l’altro già sorrideva con aria di trionfo, soggiunse: «La parola è sovranormale. La natura non può venir trascesa…».

«Che differenza fa?» l’interruppe Deutsch. «Si tratta solo di superstizione.»

«Mi spiace, non sono d’accordo.» Barrett fece per avviarsi. «E adesso, se vuole scusarmi.»

Deutsch lo prese per un braccio. «Badi bene, è meglio che lei lasci perdere questa faccenda. Troverò la maniera di non farle avere un soldo di…»

Barrett si liberò con uno strattone. «Faccia quel che le pare» disse. «Io, per me, procederò fino a nuovo ordine, da suo padre.»

Si chiuse dietro la porta e s’avviò pel corridoio. Per quanto se ne sa, caro signore — tenne mentalmente questo discorsetto a Deutsch il giovane — chiunque definisce superstizione i fenomeni psichici è, semplicemente, uno che non ha capito niente del mondo e di quanto avviene nel mondo. La documentazione è imponente…

Barrett si fermò, si appoggiò al muro. La gamba cominciava a dolergli di nuovo. Per la prima volta, ammise con se stesso che una settimana nella casa dei Belasco avrebbe messo a dura prova il suo fisico.

E se davvero fosse tanto brutta quanto la si dipingeva?

ore 16.37

La Rolls-Royce filava sull’autostrada in direzione di Manhattan.

«Ma è una somma enorme di denaro!» Edith pareva ancora incredula.

«Non per lui» disse Barrett. «Specialmente se consideri che, con questo denaro, lui vuol pagarsi l’assicurazione dell’immortalità.»

«Ma deve saperlo che tu non credi…»

«Certamente lo sa» disse Barrett, interrompendola. Non era disposto ad ammettere che Deutsch non fosse stato informato. «No, non è il tipo da buttarsi in un’impresa senza aver prima assunto tutte le informazioni del caso.»

«Però, centomila dollari!»

Barrett sorrise. «Stento a crederci, anch’io» disse. «Se fossi come mia madre, lo riterrei senz’altro un miracolo di Dio. Le due cose che non sono mai riuscito a ottenere mi vengono offerte in un colpo solo: l’opportunità di dimostrare la mia teoria e la sicurezza finanziaria per la vecchiaia. Sul serio, non potrei chiedere di più.»

Edith gli disse, sorridendo a sua volta: «Sono felice per te, Lionel».

«Grazie, mia cara.» Le carezzò una mano.

«Lunedì pomeriggio, però.» Edith si fece pensierosa. «Non è da dire che hai tanto tempo di fronte a te.»

Barrett disse: «Mi sa tanto che farei bene a imbarcarmi da solo in quest’impresa».

Ella lo fissò.

«Be’, non solo del tutto, s’intende» disse lui. «Ci sono gli altri due.»

«E per mangiare?»

«Ai pasti provvedono loro. Io dovrò pensare soltanto al lavoro.»

«Io ti ho sempre aiutato, però» disse lei.

«Lo so. Ma è che, vedi…»

«Che cosa?»

Egli esitò. «Insomma, credo sia meglio che tu non sia della partita, stavolta.»

«Ma perché, Lionel?» Il disagio della donna aumentava col prolungarsi del silenzio di lui. «Si tratta di me?»

«No, no, naturalmente.» Il sorriso di Barrett aveva qualcosa di penoso, adesso. «Si tratta della casa.»

«Non è una delle solite case infestate dagli spiriti, questa? O cosiddetti spiriti?» ella chiese, rifacendo il verso a una sua espressione.

«Temo di no» ammise lui. «È il non plus ultra delle case infestate, direi. Sono stati compiuti due tentativi per svelarne il mistero, il primo nel 1931 e il secondo nel 1940. Entrambi si risolsero in un disastro. Otto vittime: chi fu ucciso, chi si suicidò, chi divenne pazzo. Un solo superstite, ma non so fino a che punto ne sia uscito indenne: Benjamin Fischer. È lui uno dei due che saranno con me.»

Dopo una pausa riprese, cercando di addolcire un po’ le sue parole: «Non è che io abbia paura di quella casa, in ultima analisi. Ho fiducia nelle mie teorie. È solo che certi particolari di questa investigazione potrebbero rivelarsi…» si strinse nelle spalle «un po’ antipatici».

«Eppure vuoi che ti lasci andar solo.»

«Mia cara…»

«E se ti succede qualcosa?»

«Non mi succederà nulla.»

«Ma mettiamo il caso. Io a Nuova York e tu lassù, nel Maine!»

«Edith, ti ho detto che non accadrà nulla.»

«Allora non vedo perché mi dovresti lasciare a casa.» Tentò di sorridere. «Non sono una paurosa, Lionel.»

«Lo so.»

«E non ti darò nessun impiccio.»

Barrett sospirò.

«Lo so che non ne capisco molto, io, di quello ch’è il tuo lavoro, ma ci sono tante cose in cui posso esserti utile. Per esempio, fare e disfare il bagaglio, montare le attrezzature. Aiutarti negli esperimenti. Battere a macchina. Non hai detto che vuoi finire il manoscritto per Capodanno? E io voglio esserti accanto, quando tu otterrai le prove della tua teoria.»

Barrett annuì. «Mah, fammici pensare.»

«Non ti sarò d’impiccio» lei ripeté. «E ci sono tante cose in cui potrò esserti d’aiuto.»

Egli annui di nuovo, cercando di riflettere. Era chiaro che Edith non voleva esser lasciata in disparte. Questo anzi gli faceva piacere. Tranne che per tre settimane nel 1962, quando lui si era recato a Londra, non erano mai stati separati da quand’erano sposati. Sarebbe stato poi tanto sbagliato, portarsela appresso? Ormai anche lei aveva assistito a tanti di quei fenomeni psichici da averci fatto il callo.

Eppure, quella casa presentava troppe incognite. Non per nulla era stata chiamata la Casa d’Inferno. Il potere in essa racchiuso era bastato a distruggere fisicamente e/o moralmente otto persone, finora: tre di loro scienziati, come lui.

Pur confidando di sapere in che cosa, esattamente, consistesse quel potere arcano, era saggio esporvi sua moglie?

20 DICEMBRE 1970

ore 22.39

Florence Tanner attraversò il giardinetto che separava la sua piccola casa dalla chiesa e poi percorse la stradina che sbucava nella via principale. Qui si soffermò sul marciapiede e si volse a guardare la sua chiesa. Era solo un vecchio negozio trasformato in tempio, ma per lei aveva rappresentato tutto, negli ultimi sei anni. Guardò l’insegna che spiccava sul vetro dipinto : TEMPIO DELL’ARMONIA SPIRITUALE. Sorrise fra sé. Era proprio cosi. Quei sei anni erano stati i più armoniosi, spiritualmente, della sua vita.