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Di lì a poco soggiunse: «Doveva andare così, mi sa. La dottrina di suo marito è stata di grande aiuto, ma da sola non sarebbe bastata. La spiritualità di Florence è state anch’essa di grande aiuto, ma da sola non sarebbe bastata. Ci voleva un altro elemento, che ho fornito io: la decisione di affrontare Belasco sul suo stesso terreno, alle sue condizioni, per sconfiggerlo mediante le sue stesse debolezze».

Ridacchiò, ironico. «O sennò, diciamo che Belasco ha sconfitto se stesso. Anche questo è in parte vero. Dopo tutto, erano trent’anni che aspettava nuovi ospiti. E quindi può darsi benissimo che, essendo troppo ansioso di esercitare nuovamente i suoi poteri, si sia esposto troppo e abbia commesso i primi errori della sua esistenza, in questa casa.»

Arrivati alla porte d’ingresso, si fermarono. E stettero lì in silenzio. Edith pensava al suo ritorno a Nuova York e alla sua vite senza Lionel. Non riusciva a immaginarsela. Ma, per il momento, provava un grande senso di pace. Aveva con sé i resti del manoscritto. Avrebbe provveduto a farli pubblicare, a far conoscere alle persone del ramo quel che Barrett aveva compiuto. Dopo di che, avrebbe pensato a se stessa.

Fischer si guardò intorno. E si chiedeva che razza di vita lo aspettasse, adesso. Non che gliene importasse. Qualunque cosa ci fosse in serbo per lui, ora si sentiva il coraggio di affrontarla. Buffo che, proprio in quella casa, dove era cominciato per lui l’orrore, egli avesse poi ritrovato la sicurezza di sé.

Sorrise a Edith, quando i loro sguardi si incontrarono. «Florence non c’è più» disse tristemente. «È rimasta con noi solo il tempo necessario per aiutarci.»

Gettarono un’ultima occhiata in giro. Poi, senza dir altro, uscirono all’aperto e si inoltrarono nella nebbia. Fischer grugnì, borbottò qualcosa.

«Come dice?» chiese Edith.

«Buon Natale» ripeté lui, a bassa voce.

FINE