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Muller chiuse gli occhi per un attimo. Vide le creature enormi, inimmaginabili, diffondersi nella loro lontana galassia, obbligando ogni sorta di animali a servirle, forgiando una società di schiavi e fluttuando in orbita come immense balene spaziali per dirigere e coordinare le loro imprese grandiose. Li sentì parlarsi con impulsi di raggi-X, inviare ordini via radio… No pensò, no!

«E allora?» chiese infine. «A noi che cosa importa? Sono di un’altra galassia.»

«Purtroppo si sono insediati in alcune delle nostre colonie periferiche» disse Rawlins. «Sapete che cosa fanno quando trovano un mondo umano? Mettono in orbita un sovrintendente e si impadroniscono dei coloni. Hanno scoperto che gli uomini diventano ottimi schiavi, e si sono già impossessati di sei dei nostri pianeti. Ne avevano occupato un settimo, ma abbiamo eliminato il loro sovrintendente. Adesso, però, la cosa diventa molto più difficile: assumono il controllo dei nostri missili e li rilanciano indietro.»

«Se ancora stai inventando… ti uccido!»

«Dico la verità. Ve lo giuro.»

«Quando è cominciato tutto questo?»

«L’anno scorso.»

«E che cosa sta succedendo? Avanzano nella nostra galassia, decisi a trasformare tutti in robot?»

«Boardman è convinto che c’è un solo modo per impedire che questo avvenga.»

«Quale?»

«Sembra che queste creature non si siano rese conto che noi siamo esseri intelligenti. Non possiamo comunicare con loro, vedete. Vivono e agiscono a un livello assolutamente non-verbale, e abbiamo cercato in tutti i modi di raggiungerli, bombardandoli con messaggi su ogni lunghezza d’onda, senza ricevere mai il minimo segno di risposta. Boardman è convinto che, se riuscissimo a persuaderli che abbiamo un’intelligenza, ci lascerebbero in pace. Non so da che cosa derivi questa convinzione. Deve averlo predetto un calcolatore. È certo, comunque, che gli stranieri agiscono secondo norme morali, che sono decisi a impadronirsi di tutti gli animali che possono tornare loro utili, ma che non toccherebbero mai una specie che abbia varcato la frontiera dell’intelligenza, come l’hanno varcata loro. E se potessimo dimostrargli…»

«Ma lo vedono che abbiamo delle città e una propulsione stellare! Non è una dimostrazione sufficiente, questa?»

«Anche i castori costruiscono dighe» disse Rawlins.

«Però noi non firmiamo trattati con i castori. E non paghiamo loro danni quando distruggiamo le loro dighe. Quello che provano i castori, non conta.»

«Lo credi?»

«Non voglio intavolare una discussione filosofica con voi» disse Rawlins, rauco.

«Sto cercando di descrivervi la situazione. Boardman pensa che potremmo convincere questi radio-esseri a lasciare in pace la nostra galassia se riusciremo a dimostrargli che siamo più simili a loro, data la nostra intelligenza, che non ai loro schiavi. Se riusciremo a fargli capire che abbiamo emozioni, necessità, ambizioni, sogni.»

Muller sputò. «Ma come facciamo a dirglielo, se non sanno una sola parola della nostra lingua?»

«Non lo capite?»

«No. Io… Sì. Sì, Dio mio, sì!»

«C’è un solo uomo fra tanti miliardi di uomini, che può comunicare senza parole. Lui trasmette i suoi sentimenti, la sua anima. Non sappiamo che frequenza usi, ma forse loro potranno capire.»

«Sì. Sì…»

«E così Boardman voleva chiedervi di fare ancora qualcosa per l’umanità. Di andare da quegli esseri alieni.»

«E che cosa ti fa pensare che io sia disposto ad alzare anche un solo dito per impedire che tutti gli uomini del mondo vengano inghiottiti?»

«Non sarà necessario che il vostro aiuto sia volontario» disse Rawlins.

Adesso l’emanazione era fortissima. Un torrente impetuoso di odio, angoscia, gelosia, paura, tormento, ironia, disprezzo, disperazione, perfidia, ira, violenza, inquietudine, dolore, furore… Rawlins si ritrasse, investito da quel mare di desolazione. Inganni, inganni, sempre inganni! Era l’arma di Boardman. Muller lanciava fiamme dagli occhi. Pronunciò solo poche parole a voce alta: il resto gli uscì direttamente dal di dentro, si rovesciò fuori dalla diga aperta dell’animo come un torrente rabbioso.

Quando si fu un po’ calmato, Muller disse: «Boardman vorrebbe spedirmi tra quegli esseri, che io acconsenta o no?»

«Sì. Ha detto che si tratta di cosa troppo importante per offrirvi una possibilità di scelta. I vostri desideri non contano.»

Con calma, Muller disse: «Anche tu fai parte della congiura. Perché mi stai raccontando tutto questo?»

«Mi sono dimesso.»

«Capisco, capisco…»

«È vero, ve l’assicuro. Per un po’ sono stato al gioco. Ho obbedito a Boardman, vi ho mentito continuamente, ma non sapevo che non vi avrebbero dato possibilità di scelta. Allora sono venuto qui. Non potevo permettere che vi facessero una cosa simile.»

«Molto gentile da parte tua. Adesso ho due possibilità, vero, Ned? Lasciarmi trascinare fuori di qui e diventare ancora una volta una marionetta nelle mani di Boardman, o uccidermi tra un minuto, e lasciare che il genere umano vada all’inferno! Non è così?»

«Non parlate in questo modo.»

«Perché no? Non ho altre alternative. Tu sei stato tanto buono da spiegarmi la situazione reale, e adesso posso reagire come preferisco. Mi hai portato una condanna a morte, Ned.»

«Non è vero.»

«E che cos’altro, allora? Vuoi forse che consenta a Boardman di disporre di me un’altra volta?»

«Potreste… potreste collaborare» disse Rawlins. Aveva la gola arida.

«Questo mai.»

«Non vi comportate in modo ragionevole.»

«Non sono mai stato ragionevole e non ho intenzione di cominciare a esserlo adesso. Anche se accettando di diventare ambasciatore presso i radio-esseri potessi cambiare in qualche modo il destino dell’umanità, cosa di cui non sono affatto convinto, bada bene, sarebbe per me un vero piacere non compiere questo dovere! Ti sono grato per avermi avvertito. Adesso so che cosa sta succedendo e ho trovato la scusa che cercavo da tanto tempo: ci sono almeno mille trabocchetti qui, che danno una morte rapida e probabilmente indolore. Che Charles Boardman vada a parlare coi suoi alieni di persona. Io…»

«Vi consiglio di non muovervi, Dick» disse Boardman, comparendo a una trentina di metri da lui.

23

Boardman trovava quella faccenda estremamente disgustosa, ma inevitabile. Non era sorpreso che gli avvenimenti avessero preso quella piega. Nel fare i suoi piani aveva considerato due possibilità: la prima, che Rawlins riuscisse a trascinare Muller fuori del labirinto; la seconda, che finisse col ribellarsi e raccontasse a Muller la verità. E si era preparato per fronteggiare entrambe le eventualità.

Ora Boardman si era addentrato nel centro del labirinto, in cerca di Rawlins, per evitare che Ned causasse un danno irreparabile. Infatti, tra le probabili reazioni di Muller ce n’era una che lui, Boardman, doveva assolutamente scongiurare: il suicidio. Muller non si sarebbe mai ucciso per disperazione, ma sarebbe stato capacissimo di farlo per vendetta. Così Boardman aveva portato con sé Ottavio, Davis, Reynolds e Greenfield. Hosteen e gli altri osservavano dalle zone periferiche.

Muller si voltò di scatto. Non era facile sostenere il suo sguardo.

«Mi dispiace, Dick» disse Boardman «ma dovevo farlo.»

«Non avete nessun pudore, voi, vero?»

«Quando si tratta del bene della Terra no.»

«Me ne sono accorto già da parecchio. Ma credevo che in fondo foste un uomo come gli altri, Charles. Non vi avevo capito fino in fondo.»

«Avrei preferito che non si dovesse ricorrere a questi sistemi, Dick, ma ci siamo costretti. Venite con noi.»