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«Madre?» chiamò.

Un’altra figura emerse con fare tranquillo da un secondo cumulo di cadaveri, non molto lontano.

«Non sono ancora morta», replicò la Regina Madre, con un debole sorriso, usando il bordo della veste adorna di gemme per pulire dal sangue la spada di cui si era munita, poi squadrò Alusair con occhio critico, e aggiunse: «Il che è più di quanto possa dire di te. Ti è sempre piaciuto sporcarti da testa a piedi, vero?».

«Infatti, e mi piace ancora», ribatté Alusair, scoppiando a ridere nell’abbracciare sua madre.

Dragoni Purpurei, Sommi Cavalieri e Maghi della Guerra le stavano osservando a distanza, con discrezione, esitando a venire avanti.

«Vieni», rise Filfaeril, rivolta alla figlia, «troviamo il portale che ci riporti a Suzail, se no dovremo trascorrere il resto della notte a dare risposte!».

* * *

«Avanti, ragazza, hai bisogno di mangiare», disse Elminster a Myrmeen. «Non ci sarà nulla da vedere per alcuni giorni, fino a quando tutti i nostri incantesimi non saranno stati completati.»

E si volse per accompagnare la stanca e abbattuta Signora di Arabel fino a una sedia… ma si bloccò a metà del gesto quando la voce tonante di Joysil echeggiò alle sue spalle.

«Mago, ho saputo delle tue recenti difficoltà con una certa ragazza di Waterdeep… dov’è lei, in questo momento?»

Qualcosa, nel tono cupo della voce del drago, indusse Elminster a girarsi di scatto e ad abbandonare la presa sul braccio di Myrmeen, allontanandosi in fretta da lei.

«Ah», ribatté, con un sorriso, «conosci quel detto sul fatto che i maghi non rivelano mai i loro segreti?».

«Lo conosco quasi bene quanto quello riguardo a quanto possono essere saporiti i maghi», ringhiò il drago. «Modificherò la mia domanda, trasformandola in due, più brevi: sai dove si trova, ed è sana e salva?»

«So dov’è e spero che sia sana e salva. Tutto questo interesse deriva da…?»

«Mago, i draghi mangiano i loro segreti, Lasciami procedere alla mia maniera. C’è un’altra cosa che deve essere detta. Noi due ci conosciamo meglio di quanto tu sappia.»

«Eh?» esclamò Elminster, allargando le dita per mettere in vista gli anelli presenti su di esse… nei quali si stava destando un bagliore di magia. «C’è fra noi un vecchio conto in sospeso? Ti devo forse una qualche porzione dei miei tesori? Oppure sei a caccia della mia pelle?»

«Un tempo, ciascuno dei due ha cercato quella dell’altra, Elminster di Shadowdale… spesso e con ardore.»

«Che nome e che forma usavi a quell’epoca?» chiese il Vecchio Mago, socchiudendo gli occhi.

«Per alcuni anni, sono stata la maga e gioielliera Maerjanthra Shalace di Waterdeep.»

Elminster riuscì a esibire un pallido sorriso nel rivolgere al drago un profondo inchino.

«Bene, bene… ahem… ti chiedo scusa per non averti riconosciuta, Joysil. Dunque sei la madre di Narnra! Ecco», si affrettò a continuare, scuotendo il capo, «io credo che glielo dirò soltanto fra parecchio tempo, quando sarà pronta a ricevere una notizia del genere».

«Una saggia scelta», commentò Joysil, in tono asciutto.

Elminster lanciò un’occhiata in direzione di Myrmeen che, pur continuando a piangere, gli segnalò di allontanarsi pure nel sistemarsi su una sedia… no, non gli stava dicendo soltanto che poteva allontanarsi, lo stava invitando ad avvicinarsi al drago.

Il Vecchio Mago sollevò lo sguardo e deglutì a fatica.

«Quali… ahem… cosa provi per me, adesso, signora?» chiese.

«Joysil, chiamami Joysil.»

La grande testa del drago si abbassò, quegli occhi roventi parvero trapassarlo, poi le fauci… sorrisero lentamente.

«Devo confessare di essere… compiaciuta… di vederti tanto sconcertato. Stai imparando, El… stai finalmente imparando a dubitare. Gli arcimaghi che sanno esattamente come governare il mondo mi spaventano, e tu eri uno dei peggiori. Un letto una notte, un altro quella successiva, senza pensare alle rovine che ti lasciavi alle spalle o a cosa io abbia patito per liberarmi da Shar. Troppi regni da conquistare, lich da distruggere, altri maghi da umiliare… tutte stelle ai tuoi occhi, nella tua fretta di salvare Faerûn. E tuttavia io… ti amo ancora.»

«Tu…»

«Ti ho amato allora per lo stesso motivo per cui lo faccio anche ora, Vecchio Mago: per la tua tenerezza, la tua gentilezza, la tua comprensione. Non perdere mai queste doti, El, altrimenti potrei destarmi, lasciare Cormyr indifesa e venire a cercarti», replicò Joysil, levandosi in volo.

«Io… m’importa ancora di te, Maer… Joysil», si affrettò a replicare Elminster, venendo avanti.

«Lo so, El, lo so. Quindi provvedi di restare in vita negli anni a venire, tieni a bada quella tua follia, sii felice con la Regina di Aglarond… e abbi cura della nostra Narnra… senza soffocarla!»

«Io… certamente. La sua sicurezza sarà…»

«Il piacere che dovrai sopportare adesso», concluse per lui Joysil, con voce arida quanto il deserto, «in cambio di quello che abbiamo condiviso un tempo».

Il drago sbatté una volta le ali e volò in cerchio sopra il Vecchio Mago, a quota così bassa da strappare a Myrmeen un grido d’allarme.

«Addio, El», sussurrò. «Ti amo davvero.»

E si allontano, scintillante di un azzurro argenteo sullo sfondo del sole che stava tramontando.

Elminster si lasciò cadere in ginocchio, usando un incantesimo per proiettare fino a lei il proprio pensiero:

Ti amo, Joysil, e amo la nostra Narnra. Fidati di me.

Fidarmi, giunse la risposta, con una sfumatura di divertimento. Ma certo.

Per qualche tempo ancora Elminster rimase in ginocchio, fissando il tratto di cielo in cui era scomparsa Joysil.

«Bene», commentò infine, rialzandosi con un sussulto doloroso e portandosi una mano a un fianco irrigidito; nel muoversi, evitò di guardare verso la Signora di Arabel, che lo stava invece osservando in silenzio.

«Bene, bene», borbottò ancora Elminster, parecchie volte, nell’esaminare il contenuto delle dispensa, poi tirò fuori alcune pentole e raccolse l’esca per accendere il fuoco.

«Non si è preso molta cura di questo posto», commentò una voce familiare, proveniente da una certa distanza.

«Laspeera!» esclamò Myrmeen, sollevando la testa di scatto.

«Ecco, conosci Vangey», convenne in tono asciutto un’altra voce, poi Caladnei precedette altre tre donne dall’aria alquanto malconcia lungo un passaggio cosparso di macerie e nella cucina. «Aha», aggiunse, nel vedere Elminster che si raddrizzava dopo aver acceso il fuoco. «Vedo che ha avuto un aiuto nel seminare distruzione. Avrei dovuto immaginarlo.»

«Cosa è successo, Mreen?» chiese in tono tagliente la Principessa Ereditaria. «Adesso il regno è in guerra contro Elminster di Shadowdale?»

La Regina Madre Filfaeril era al suo fianco, ed entrambe erano sporche di sangue e davano l’impressione di aver partecipato a una battaglia.

«No», rispose con voce tremula Myrmeen, scuotendo il capo, mente altre lacrime le affioravano negli occhi, «ma non so con esattezza da dove cominciare per dirvi…».

«Cosa è successo a Marsember?» domandò una nuova voce, alle spalle delle due Maghe della Guerra di rango più elevato, inducendole a voltarsi di scatto. «Sto forse tenendo in braccio l’ultimo degli Obarskyr?»

Il bagliore di un incantesimo stava svanendo intorno alle caviglie di Storm Silverhand, che teneva fra le braccia il piccolo Azoun ed era affiancata dal saggio Alaphondar, da Florin Falconhand, che aveva in pugno due spade sguainate… e da Narnra, armata delle sue daghe.