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Naturalmente, tutti cominciarono a parlare contemporaneamente.

* * *

Storm, Florin e, sorprendentemente, Alaphondar e Filfaeril si dedicarono tutti alla cucina, e il banchetto che ne derivò risultò delizioso. Molto tempo dopo… la magia essendo uno strumento di un’utilità meravigliosa… la cucina devastata era diventata un paradiso di calore illuminato dalla morbida luce del fuoco, nel quale tutti sedevano a loro agio, con i piedi appoggiati a qualcosa e un bicchiere in mano… tutti tranne il Re di Cormyr, che stava dormendo.

Per Narnra Shalace, quella era la prima volta da anni in cui potesse dire di essere veramente felice.

«Scusami, ma sento sulle tue labbra il più aspro gergo di Waterdeep», osservò a un certo punto Myrmeen, che sedeva al tavolo di fronte a lei. «Cosa ti ha portata in Cormyr?»

«Stavo rubando e ho seguito un uomo che non mi era riuscito di derubare e che mi aveva incuriosita», sorrise Narnra, accennando con la testa alla parte opposta della stanza, dove un mago dalla barba bianca si stava servendo di un incantesimo per far dondolare delicatamente una culla evocata per Azoun Obarskyr, canticchiando al tempo stesso una melodia senza nome mentre massaggiava i piedi a Storm Silverhand, strappandole qualche mugolio di sollievo. «Elminster di Shadowdale», continuò, «che è poi risultato essere mio padre».

«Elminster? Tuo padre?» esclamò Myrmeen.

«Sì, il che spiega per quale motivo io sia una delle due, o forse tre donne di tutta Waterdeep che non possiedono una bellezza tale da togliere il fiato», confermò Narnra.

«Per fortuna gli dei non ti hanno dato un naso aquilino quanto il suo, o la sua barba», ridacchiò Myrmeen. «Ricordo che quando ero giovane essere molto bella era più seccante che divertente… dato che non ero una piccola cagna di una nobildonna sprezzante e senza cervello e che non intendevo consumare i miei giorni sposando un nobile e portando tutti gli altri nel mio letto dopo qualche festa.»

Narnra annuì, trasse un profondo respiro e si girò verso Caladnei.

«Adesso che sai tutto quello che c’è da sapere sul mio conto, mi vuoi ancora al tuo servizio? O preferisci uccidermi?» chiese.

«È ovvio che ti voglio ancora», replicò con calore Caladnei, poi si volse verso Lady Laspeera e aggiunse: «Quanto al perché, è meglio che sia tu a spiegarglielo, Speera».

«Narnra», affermò con gentilezza Laspeera, annuendo, «anch’io sono figlia di Elminster. Benvenuta, sorella. Sì, è vero, lo sono… e ce ne sono molte altre».

«Io, per esempio», affermò con calma la Regina Filfaeril, lasciando a bocca aperta tutto i Cormyriani presenti nella stanza, «anche se sia io che lui ne siamo stati all’oscuro per alcuni anni».

«Per gli dei», commentò Myrmeen, lanciando un’occhiata al mago barbuto seduto accanto alla culla, «ti sei proprio dato da fare, vero?».

Epilogo

Gli umani amano registrare eventi conclusivi… ma di rado essi segnano la vera fine di qualsiasi storia.

Amaelree Windhover
Un’elfa in vesti da menestrello
Anno dello Splendido Cervo

Salamoia, quella bagnarola che stava a stento a galla… e portava l’improbabile nome di Strega delle Onde del Drago… era carica fino alle murate di carne in salamoia, diretta in Sembia. Sospirando, Harnrim Starangh si affrettò a percorrere la passerella, consapevole che il suo incantesimo si sarebbe esaurito entro pochi momenti… sempre che qualche Mago della Guerra vendicativo non riuscisse a rintracciarlo tramite esso prima del suo dissolversi.

Nessuna delle altre navi presenti nel porto di Marsember mostrava segno di essere prossima alla partenza, ma lui aveva bisogno di lasciare subito Cormyr. Con tre soli incantesimi ancora a disposizione… e determinati suoi superiori fra i Maghi Rossi che senza dubbio gli stavano dando la caccia con una furia superiore perfino a quella dei maghi che amministravano la giustizia nel Regno della Foresta… il potente Incantesimi Oscuri aveva bisogno di scomparire dalla circolazione per un po’ di tempo, forse anche piuttosto a lungo.

Era arrivato così vicino alla vittoria. Così vicino…

Harnrim Starangh si permise una singola, sommessa imprecazione prima di operare la magia che lo avrebbe trasformato in una pietra di zavorra… e di cadere nell’acqua sporca della sentina.

* * *

Glarasteer Rhauligan non era dell’umore adatto per tollerare ritardi, perché il suo fardello era svenuto mentre lo trasportava lungo le oscure gallerie segrete che partivano dal portale. La stanza del palazzo in cui si trovavano adesso era interdetta a chiunque tranne che ai Maghi della Guerra, che erano tutti degli scansafatiche, il che significava che invece di una lanterna da accendere manualmente ci doveva essere una pietra luminosa coperta da un cappuccio più o meno… lì.

Alla luce offerta dalla pietra, il Sommo Cavaliere selezionò una fila di fiale d’acciaio su uno degli scaffali che ne contenevano una notevole quantità, e procedette a stapparle con i denti… non riusciva proprio a capire perché non potessero rendere quelle fiale più facili da aprire con una mano sola… svuotandone ben tre giù per l’adorabile gola di Nouméa prima che lei aprisse gli occhi e che il suo fianco cessasse di apparire come… ecco, come un fianco squarciato dalla spada affilata di un dannato nobile.

«G… grazie, signore», mormorò Nouméa, fissandolo. «Tu sei… Rhauligan… e se non sbaglio sei un Sommo Cavaliere di Cormyr. Ti devo la vita, ma… perché? Quali sono ora le tue intenzioni nei miei confronti?»

Rhauligan scosse il capo per la meraviglia: quei nobili sembiani avevano sempre la lingua sciolta, anche quando erano stanchi e indeboliti per aver perso metà del loro sangue.

«Per adesso, riposerai in un letto in una delle camere riservate agli ospiti ufficiali, e mangerai qualcosa, se te la senti… io intendo senza dubbio banchettare, anche se tu non vuoi niente… e domattina parleremo. Attualmente, Cormyr soffre di una certa carenza di nobili di cui potersi fidare.»

«E una nobildonna ripudiata proveniente da Sembia potrebbe fare qualche differenza in questo?»

«Signora, una persona può sempre fare una differenza… e non è necessario che si chiami Azoun Obarskyr, Vangerdahast o anche soltanto Glarasteer Rhauligan. Che cosa è Cormyr… o qualsiasi altro regno… se non un insieme di singole persone che credono nella stessa cosa?»

«È questo il sogno in cui credi?» mormorò Nouméa, mentre Rhauligan la prendeva in braccio e la trasportava nella stanza accanto.

«Bella signora», ribatté Rhauligan, adagiandola con delicatezza su un letto e procedendo ad assestarle i cuscini dietro la testa, «questo è ciò che mi induce ad alzarmi la mattina».

* * *

Emettendo un verso soffocato, Bezrar barcollò verso la murata. La Strega delle Onde del Drago stava già cominciando a rollare e beccheggiare, anche se era appena uscita dal porto.

«Per i nove inferni fiammeggianti», sibilò Surth, deglutendo a fatica per tenere a sua volta sotto controllo lo stomaco sussultante, «intendi continuare così per tutto il viaggio fino a Yhaunn?».

La risposta del suo grasso complice fu un vortice di frenetica attività che lo portò ad afferrare Malakar Surth per la gola in maniera subitanea e con forza inaspettata.

«Per una volta taci tu, Furbacchione», ringhiò furiosamente Aumun Tholant Bezrar, «altrimenti gli dei mi sono testimoni che io…».

Zittendosi di colpo, fissò a bocca aperta il cielo per un istante, poi si ritrasse da Surth per acquattarsi al riparo, tremante, mentre Surth si girava di scatto per vedere cosa lo avesse spaventato a quel modo, pur sapendo in cuor suo che era un’azione di cui si sarebbe pentito.

E aveva ragione. Qualcosa era emerso dalla nebbia e stava volando oltre la nave, lento, basso e minaccioso, qualcosa di più grande e di molto più aggraziato della Strega delle Onde del Drago: un enorme drago dalle lunghe zanne che aveva un fianco segnato da una striscia di scaglie multicolori.