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«Non sei sposato?» gli chiese Louise guardandosi intorno.

Reuben rifletté sul significato della domanda; l'interpretazione a lui più favorevole era che stava verificando la sua disponibilità. Poteva invece anche darsi che la ragazza si fosse improvvisamente resa conto di trovarsi in una casa fuori mano con un uomo che conosceva appena, e per di più con un Neandertal maschio. Una terza interpretazione, rifletté notando la baraonda che regnava nel salotto, con riviste sparpagliate dappertutto e un piatto con avanzi di pizza sul tavolino, era che saltava agli occhi che vivesse da solo; nessuna donna avrebbe tollerato un tale disordine.

«No» rispose. «Lo ero, ma…»

Louise annuì. «Hai un bel gusto» disse osservando la mobilia di legno scuro verniciato, un misto di stile caraibico e canadese.

«È merito di mia moglie. È rimasto tutto com'era da quando ci siamo separati.»

«Ah. Vuoi una mano a preparare il pranzo?»

«Non preoccuparti. Metto qualche bistecca sul barbecue qui fuori nel giardino.»

«Sono vegetariana.»

«Ah. Uhm, potremmo fare delle verdure alla griglia e… vediamo un po', patate?»

«Andrebbe benissimo.»

«Okay. Nel frattempo tieni compagnia a Ponter» le disse mentre andava in bagno a lavarsi le mani.

Mentre preparava il pranzo sulla veranda nel retro della casa, notò che Louise e Ponter conversavano sempre più animatamente. Era probabile che Hak stesse cominciando a padroneggiare la lingua. Quando le bistecche furono pronte, batté la mano sul vetro per attirare l'attenzione dei suoi ospiti, facendogli segno di avvicinarsi.

Appena lo raggiunse, Louise proruppe: «Dottor Montego, Ponter è un fisico!»

«Davvero?»

«Sì, è proprio un fisico. Non ho ancora capito bene i particolari, ma è sicuramente così… e da quanto ho potuto arguire, è un fisico quantistico.»

«Come hai fatto a scoprirlo?»

«Mi stava dicendo che si occupa del funzionamento delle cose, allora gli ho chiesto — immaginando che fosse un ingegnere — se intendeva le grandi cose, e lui ha detto no, no, le piccole cose, cose troppo piccole per essere viste con gli occhi. Allora ho tracciato dei diagrammi — nozioni elementari di fisica — e lui li ha subito riconosciuti, perché quello è il suo lavoro.»

Reuben guardò Ponter con rinnovata ammirazione. La fronte bassa e l'arco sopraccigliare così prominente lo facevano apparire, be', un po' tonto, ma… addirittura un fisico! Uno scienziato! «Bene, benissimo» commentò, facendo loro segno di accomodarsi al tavolo tondo con un ombrellone al centro, che apparecchiò con le bistecche e le verdure grigliate che aveva avvolto in fogli di alluminio.

Ponter scoccò un sorriso a trentadue denti: evidentemente il cibo era di suo gradimento. Poi si guardò intorno, in cerca di qualcosa, come Reuben gli aveva già visto fare quella mattina.

Reuben tagliò col coltello un pezzo di bistecca e la portò alla bocca.

Ponter lo imitò goffamente, e tagliò un pezzo di carne molto più grosso. Dopo che ebbe finito di masticare, cacciò alcuni suoni, probabilmente parole nella sua lingua, subito seguite da una voce maschile che Reuben non aveva mai sentito, proveniente dall'impianto: «Buono. Cibo buono.»

Reuben inarcò le sopracciglia per la sorpresa, ma Louise gli spiegò l'arcano: «Quando stavamo parlando, non riuscivo a capire se le parole erano dell'impianto o si trattava della traduzione di quello che diceva Ponter. Quindi, per capirci meglio, adesso Hak usa una voce maschile se riporta quello che dice Ponter, e una femminile se è lui a parlare.»

«Così è più facile» disse la voce familiare di Hak.

«Be',» fece Reuben «in effetti è più facile.»

«Bene,» disse Louise, scartocciando cautamente le verdure grigliate con le sue lunghe dita «vediamo un po' cos'altro riusciamo a scoprire.» L'ora successiva la trascorsero a conversare con Ponter e con Hak. A un certo punto la veranda fu invasa dalle zanzare e Reuben fu costretto ad accendere una candela di citronella, il cui odore rischiò di soffocare Ponter, cosicché furono costretti a spegnerla e a rifugiarsi in salotto. Il Neandertal si accomodò su una grossa poltrona, Louise sull'estremità del divano, le lunghe gambe piegate sotto il corpo, e Reuben dalla parte opposta.

Parlarono per altre tre ore, scoprendo pian piano quello che era accaduto. E quando l'intera storia venne a galla, Reuben sprofondò nel divano, strabiliato.

20

TERZO GIORNO
DOMENICA 4 AGOSTO
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Parola(e) chiave: Neandertal

Sudbury, Canada. Le proposte di matrimonio pervenute al visitatore di Neandertal sono più del doppio delle minacce di morte. Ventotto donne hanno recapitato a questo giornale lettere o e-mail con cui si sono offerte di sposarlo, mentre la polizia di Sudbury e la Polizia militare canadese hanno registrato solamente tredici minacce di morte…

Sondaggio di USA TODAY:

– Il 54% degli intervistati crede che il cosiddetto Neandertal sia un falso.

– Il 26% che sia un vero Neandertal, ma che provenga da qualche parte della Terra.

– L'11% che provenga dallo spazio.

– Il 9% da un mondo parallelo.

La polizia ha disinnescato una bomba collocata nei pressi degli ascensori della miniera di Creighton, che portano alla caverna in cui è situato l'Osservatorio di neutrini di Sudbury, dove è apparso per la prima volta il presunto Neandertal…

Una setta religiosa di Baton Rouge, in Louisiana, saluta la comparsa del Neandertal come la seconda venuta di Cristo. 'È naturale che abbia le sembianze di un essere umano preistorico' ha affermato il reverendo Hooley Gordwell. 'Il mondo ha più di seimila anni, e Cristo venne tra noi per la prima volta circa duemila anni fa. Nel frattempo siamo cambiati, probabilmente perché ci nutriamo meglio, ma lui è rimasto com'era.' La setta sta progettando un pellegrinaggio nella città mineraria di Sudbury, nell'Ontario, dove al momento si troverebbe il Neandertal.

Il giorno seguente, di buon mattino, facendo bene attenzione a passare inosservati, Ponter e il dottor Montego si recarono al laboratorio dell'università Laurenziana, dove Mary li stava aspettando per i risultati delle analisi del DNA: il momento della verità era finalmente giunto.

Per stabilire la sequenza di 379 nucleotidi si era reso necessario un lavoro minuzioso. Mary sedeva raggomitolata davanti a una scrivania di plastica color bianco latte, con la superficie illuminata da tubi fluorescenti che pendevano dall'alto. Vi aveva poggiato la pellicola autorad, e con un pennarello aveva scritto le lettere dell'alfabeto genetico della sequenza in questione; G-G-C: una delle triplette che indicavano in codice l'amminoacido della glicina; T-A-T, il codice della tiroxina; A-T-A, che nel DNA mitocondriale, opposto a quello nucleare, indica la metionina; A-A-A, la formula della lisina…

Alla fine era riuscita a identificare tutte le 379 basi di una parte specifica della regione di controllo di Ponter. Nel computer portatile aveva un piccolo programma di analisi del DNA; cominciò a digitare le 379 lettere che aveva scritto sulla pellicola, poi chiese a Reuben di digitarle di nuovo, per assicurarsi che i dati fossero inseriti correttamente.

Il programma segnalò tre differenze tra le due digitazioni, rilevando — era un programmino alquanto intelligente — anche le cause degli errori: Mary non aveva digitato una T in una sequenza, mentre gli altri due erano errori di battitura fatti da Reuben. Quando fu certa che tutte le 379 lettere erano state immesse correttamente, lanciò il programma, che doveva mettere a confronto la sequenza del DNA di Ponter con quella ricavata dal campione di Neandertal che aveva preso al Rheinisches Landesmuseum.