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«Ultimo avvertimento!» minacciò l'agente con il megafono. «Il mio collega cercherà solo di ferirla, ma…»

Ma Tinbergen voleva la sua intervista: «Ho diritto di fare delle domande!»

«Cinque secondi» tuonò la voce.

Tinbergen non si mosse.

«Quattro!»

«La gente ha il diritto di sapere!» gridò il reporter.

«Tre!»

Tinbergen si voltò di nuovo, apparentemente determinato a fare almeno una domanda. «Dottor Montego» gridò guardando in alto «questa malattia è contagiosa?»

«Due!»

«Risponderò a tutte le domande» gridò Reuben in risposta. «Ma non adesso. Si allontani!»

«UNO!»

Tinbergen si voltò, le mani aperte all'altezza del petto. «Va bene, va bene» si arrese, allontanandosi lentamente dall'edificio.

Subito dopo squillò il telefono. Mary attraversò il soggiorno e alzò la cornetta, ma Reuben, al piano di sopra, l'aveva preceduta. «Dottor Montego,» disse la voce dall'altro capo «sono l'ispettore Matthews, della polizia.»

In circostanze normali Mary avrebbe appeso, ma moriva dalla curiosità.

«Salve, ispettore» rispose Reuben.

«Dottore, il ministero della Sanità ci ha chiesto di fornirvi tutta l'assistenza di cui avete bisogno.» La voce era debole, forse chiamava da un cellulare. Mary allungò il collo per vedere dalla finestra: in effetti, l'uomo che aveva parlato con il megafono era in piedi accanto all'automobile bianca, con un cellulare in mano. «In quanti siete?»

«Quattro» disse Reuben. «Io, il Neandertal e due donne, la professoressa Mary Vaughan dell'università di York, e Louise Benoít, una ricercatrice che lavora all'Osservatorio di Sudbury.»

«Mi sembra di capire che qualcuno è malato» disse Matthews.

«Sì, il Neandertal. Ha la febbre alta.»

«Le do il numero del mio cellulare» disse l'agente, ed eseguì subito.

«Scritto» rispose Reuben.

«Rimarrò qui fino a quando mi daranno il cambio, alle undici» disse Matthews. «La persona che mi sostituirà avrà lo stesso numero; chiami se ha bisogno di qualcosa.»

«Mi servono degli antibiotici per Ponter. Penicillina, eritromicina e molti altri.»

«Ha la possibilità di ricevere e-mail lì a casa?»

«Sì.»

«Faccia l'elenco delle medicine di cui ha bisogno e lo mandi a Robert Matthews — doppia t — al seguente indirizzo: rcmpgrc.gc.ca. Capito?»

«Si» disse Reuben. «Me li faccia avere più presto che può.»

«Se sono medicinali reperibili in farmacia o all'ospedale St. Joseph, glieli porteremo stasera stessa.»

«Abbiamo anche bisogno di cibo» aggiunse Reuben.

«Vi faremo avere ciò che volete. Nella e-mail indichi anche i generi alimentari, i capi di vestiario, gli articoli da toletta e tutto quello di cui avete bisogno.»

«Magnifico» disse Reuben. «Raccoglierò dei campioni di sangue di tutti noi.»

«Bene» concluse Matthews.

Rimasero d'accordo che si sarebbero sentiti in caso di novità, e Reuben riattaccò. Mary lo sentì scendere le scale.

«Allora?» chiese Louise guardando alternativamente i due, rivelando così che Mary aveva ascoltato la conversazione.

Reuben sintetizzò la telefonata, quindi soggiunse: «Sono desolato per questi inconvenienti. Davvero.»

«E gli altri?» chiese Mary. «Tutti gli altri che sono entrati in contatto con Ponter.»

Reuben annuì. «Li elencherò all'ispettore Matthews. Probabilmente li metteranno in quarantena all'ospedale St. Joseph.» Andò in cucina e tornò con un block notes e una matita, che probabilmente adoperava per segnare l'elenco della spesa. «Bene, chi altro a parte noi è entrato in contatto con Ponter?»

«Uno studente che lavora con me» si ricordò Louise. «Paul Kiriyama.»

«La dottoressa Mah, naturalmente,» disse Mary «e… mio Dio, a quest'ora deve essere già in viaggio per Ottawa. Bisogna fermarla prima che incontri il Primo Ministro!»

«E c'erano anche altre persone lì al St. Joseph» disse Reuben. «Gli infermieri dell'ambulanza, il dottor Singh, un radiologo, un infermiere…»

Andarono avanti per un po' a buttare giù l'elenco.

Ponter giaceva ancora steso sul tappeto color champagne, apparentemente svenuto. Mary osservava il petto enorme seguire il ritmo del respiro. Aveva la fronte ancora madida di sudore, e si percepiva il movimento degli occhi sotto le palpebre, come animali sotterranei nascosti in fondo una tana.

«Bene,» disse infine Reuben guardando alternativamente i suoi ospiti «dovremmo aver messo tutti. Devo buttare giù anche l'elenco dei farmaci da somministrare a Ponter. Se siamo fortunati…»

Mary guardò Ponter, annuendo. Se siamo fortunati, pensò, ce la caveremo.

26

QUARTO GIORNO
LUNEDÌ 5 AGOSTO
148/118/27
RICERCA ULTIMISSIME
Parola(e) chiave: Neandertal

Ponter Boddit ha acquisito il diritto di ottenere il visto di ingresso in Canada? La domanda continua a preoccupare gli esperti di immigrazione nazionali ed esteri. Questa sera è nostro ospite il professor Simon Cohen, ordinario di diritto amministrativo all'università McGill di Montreal…

I dieci motivi più importanti per cui affermiamo che Ponter Boddit è un Neandertal autentico…

10: La prima volta che ha incontrato una donna l'ha colpita con una clava trascinandola per i capelli.

9: In condizioni di scarsa visibilità lo si può scambiare per Leonid Brezhnev.

8: Quando Arnold Schwarzenegger lo è andato a trovare, Boddit gli ha detto: 'Chi è quello pelle e ossa tra noi due?'

7: Guarda soltanto le volpi.

6: I cartelli di McDonald's adesso recano la seguente scritta: 'Serviamo miliardi di Homo sapiens… e un Neandertal.'

5: Ha detto che Tom Arnold è 'un fusto.'

4: Quando gli hanno mostrato dei campioni di roccia antica, ha cominciato a scheggiarla fino ad ottenere una perfetta punta di lancia.

3: Porta orologi fossili e beve autenticissima Old Milwaukee.

2: Riscuote diritti d'autore marchiati a fuoco.

1: E la prima ragione per cui affermiamo che Ponter Boddit è un Neandertal? Ha le natiche pelose: tutte e quattro.

La rivista Quill Quire, che si occupa di editoria, riferisce che John Pierce, responsabile per l'acquisizione dei diritti editoriali per la Random House canadese, ha fatto a Ponter Boddit la più grande offerta mai registrata nella storia editoriale del nostro Paese, per l'esclusiva mondiale di una biografia autorizzata…

Circola la voce che il Pentagono è interessato a incontrare Ponter Boddit. Le implicazioni militari del modo in cui sarebbe giunto sulla Terra hanno attirato le attenzioni di più di un generale a cinque stelle…

E adesso, pensò Adikor Huld prendendo posto sulla panca nella Camera di consiglio, vediamo se ho commesso il più grande errore della mia vita.

«Chi rappresenta la difesa dell'imputato?» chiese il giudice Sard.

Nessuno si mosse. Il cuore di Adikor sobbalzò. Jasmel Ket aveva deciso di abbandonarlo? E, d'altra parte, come biasimarla? Solo il giorno prima aveva visto con i suoi occhi che una volta — anche se tanto tempo prima — Adikor aveva quasi cercato di uccidere suo padre.

Nell'aula regnava il silenzio, anche se uno spettatore, probabilmente facendo la stessa supposizione che Bolbay aveva formulato il giorno precedente, si lasciò sfuggire un breve riso di scherno: nessuno avrebbe difeso Adikor Huld.

Ma infine, Jasmel si alzò in piedi. «Io» dichiarò. «Sarò io a difendere Adikor Huld.»

La sala fu tutto un vociare.

Daklar Bolbay, seduta in disparte, scattò in piedi. «Signor giudice, è impossibile. La ragazza è uno degli accusatori.»