— Will ha famiglia?
Angela posò la bottiglia sul tavolo e prese due bicchieri dallo stipo. — No, lui no. Doveva sposarsi con una ragazza di un villaggio a ovest di qui, ma lei fu rapita da una banda di razziatori e non fu mai più ritrovata.
— Mi dispiace — disse Alec sinceramente colpito.
Angela posò i bicchieri e sedette vicino a lui. — Oh — disse — è successo tanti anni fa… Bene, vuoi versare tu?
Alec prese la bottiglia e tolse il turacciolo. Com'era strano, morbido, spugnoso. Che sia sughero?, pensò. Aveva letto o sentito parlare di quella sostanza, ma non l'aveva mai vista. Riempì i bicchieri. Il vino, di un rosso rubino, era delizioso. Andava giù e dava calore.
— Questo mondo è brutto — disse poi posando il bicchiere e pensando a quello che era capitato a Will. — Ma non è l'unico. Ce n'è uno completamente diverso dove non esistono banditi, dove non si uccide la gente per derubarla.
— La base lunare — disse lei.
— Esatto. La civiltà. Dove non è necessario girare armati, e vivere nel terrore di fare brutti incontri.
— Ma ce l'abbiamo anche qui, un mondo così. È quello che Douglas ha creato per noi.
— Sì… con la forza, con le armi, tradendo chi si fidava di lui.
Angela fremeva ma si dominò, e preferì cambiare argomento. — Parlami della colonia lunare. Com'è la vita lassù?
Anche Alec riuscì a dominare l'ira che stava per sopraffarlo. — Si vive in pace. Le persone si comportano come esseri umani, non come animali feroci. La forza di gravità non è così pesante come qui. Ci si sente leggeri, chiunque è in grado di saltare e ballare.
— Ballare? — ripeté Angela.
Non sa neanche cosa significhi, pensò Alec e proseguì:
— In superficie si può ammirare la vera bellezza. Sì, anche la Terra è bella, selvaggia, imprevedibile e così via… ma sulla Luna ci si impiega un giorno intero per guardare il sorgere del sole. E le stelle… e la Terra stessa, sospesa in cielo, azzurra, splendida. Si può camminare per chilometri e chilometri in qualsiasi direzione senza mai incontrare nessuno, soli con tutto l'universo che ti osserva…
— Mi sembra un posto molto solitario…
— No, è bellissimo. Dopo i terremoti del perigeo, dagli sfiatatoi dei ghiacciai escono i gas. Nelle rocce c'è biossido di zolfo che tinge di rosa il vapore… e tu lo vedi salire e disperdersi come un fantasma che fugge dalla tomba.
Angela rabbrividì — A me non sembra tanto bello.
— Aspetta a dirlo finché non l'avrai visto. Verrai lassù con me, ricordi?
— No…
Alec si chinò verso di lei: — Dio, come sei bella! Facciamo l'amore?
Lei non sembrò sorpresa. — Non è tanto semplice, Alec.
— Cosa?
— Se Douglas scopre…
Lui si tirò indietro. — Tieni più a lui che a me.
— No, non è questo. Alec, io non conto niente per te. Non seriamente. Tu sei capace di amarmi e di ingannarmi subito dopo.
— Anche tu ti sei comportata così con me.
— Perché sapevo come la pensavi. Non credere di essere riuscito a ingannarmi per un solo minuto.
— E allora perché hai fatto l'amore con me?
— Perché — rispose lei, — perché mi avevi salvato, ed ero spaventata e tu eri gentile… no, avevi ucciso quei due… oh, al diavolo! Non lo so. L'ho fatto perché ne avevo voglia.
— E adesso non ne hai più voglia?
— No… Cioè sì.
Alec impiegò un attimo a raccapezzarsi, poi sospirò e disse: — E allora perché stiamo qui a discutere?
— Non capisci proprio niente, vero? — disse lei scuotendo la testa. — Niente di niente.
Ma si alzò, lo prese per la mano e lo condusse in camera da letto.
Alec si svegliò ai primi albori. Angela gli stava rannicchiata addosso, con la testa nell'incavo del suo braccio. Giacevano sul materasso, coperti dal sacco a pelo. Alec guardò la luce del giorno che andava schiarendo, attraverso la finestra della stanza.
— Hai intenzione di restare? — chiese piano Angela.
— Eh? Credevo che dormissi.
Lei gli sorrise: — E' un pezzo che sto pensando.
— A occhi chiusi?
— Hai intenzione di restare qui, alla base?
— Posso forse scegliere? Sono prigioniero.
Scostandosi un po', Angela disse: — Oh, non preoccuparti per questo. Douglas voleva solo che tu venissi qui senza tanto fracasso. Se vuoi andartene, non te lo impedirà. Ti vuole bene, sai.
— Col cavolo che mi vuol bene.
— Non dire fesserie. Te ne vuole, eccome.
E allora perché ci ha lasciato?, si chiese Alec. Che genere di amore è il suo?
— E allora? — chiese lei.
— Cosa?
— Hai intenzione di restare?
— Se me ne andassi verresti con me?
— No. Non potrei.
— Perché lui ha bisogno di te più di quanto ne abbia io.
— Non fare lo sciocco! — rise Angela. — Douglas non ha bisogno di me. Non ha bisogno di nessuno, all'infuori di una sola persona.
— Che sarebbe?
— Tu.
— Non farmi ridere!
Angela si mise a sedere tirando su le ginocchia fino a toccare il mento. La coperta le scivolò di dosso, e Alec rabbrividì, non per il freddo ma perché la fragile bellezza del suo corpo lo turbava.
— Guarda — disse lei. — Perché non…
— Sto guardando…
Lei gli prese la mano che stava per toccarla. — No, non ora. Devi renderti conto di alcune cose. Douglas è vecchio…
— Ha solo cinquantacinque anni.
— Sono molti quando si vive come ha vissuto lui — continuò Angela con la massima serietà. — Ha bisogno di aiuto. Del tuo aiuto. Per questo ti ha portato qui. Era entusiasta perché sei riuscito a cavartela da solo da Oak Ridge a qui. Non faceva che parlarne.
— Me l'immagino.
— Vuole che tu ti unisca a lui, che lo aiuti a mettere d'accordo la colonia lunare con lui e i suoi. Voi due insieme potreste costruire una vera civiltà che unisca Terra e Luna. Ma se siete nemici…
— Adesso ascoltami tu — la interruppe bruscamente Alec. — Douglas ci ha abbandonato. Non parlo solo di me e di mia madre, ma di centinaia di uomini, donne e bambini che dipendevano da lui, avevano fiducia in lui. Ha rubato i materiali fissili che ci erano indispensabili. Senza di essi moriremo tutti. E lui non ce li vuol dare.
— Sì che ve li darà! Basta che tu acconsenta ad aiutarlo.
— Aiutarlo a diventare un secondo Gengis Khan? Può aspettare un pezzo!
— Non capisci?…
— Ti sbagli! Capisco molto più e molto meglio di te.
— No, Alec — insisté Angela. — Sbagli. Sbagli su un mucchio di cose.
Invece di rispondere, lui si alzò. Il pavimento era gelido.
— Dove vai?
— Torno nel mio alloggio.
— No, non ancora. — Allungò una mano per toccargli una gamba. Lui si voltò e cadde in ginocchio sul materasso.
— Non devi andartene adesso — sussurrò Angela. — E piantala di tenere il broncio. I rapporti fra te e tuo padre non hanno niente a che fare con noi due
Davvero?, pensò Alec. Non ti comporti così per costringermi a restare, o magari per convincermi a diventare un alleato di Douglas?
Ma sebbene la pensasse così, non disse niente mentre Angela lo attirava a sé nel caldo del letto.
19
Per Alec fu facile inserirsi nella routine della vita quotidiana della base.
Le foglie continuarono a cadere, l'erba diventò brunastra e friabile. Il vento soffiava sempre da nord o da ovest, ed era tanto freddo e tagliente da infiltrarsi anche negli abiti più pesanti. Il cielo si fece grigio e le giornate si accorciarono. Il sole non saliva mai molto alto sull'orizzonte e la luna era invisibile dietro la coltre delle nubi. Un uragano violentissimo finì di spogliare gli alberi, scoperchiò alcuni tetti e strappò diversi rami. L'alloggio di Alec rimase asciutto, anche se per parecchi giorni mancarono il riscaldamento e l'elettricità. La casa di Angela invece fu allagata, ma poi tutto tornò alla normalità.