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— Io sono un capo nato — dichiarò Crenshaw. — Il mio profilo mostra che sono strutturato per essere un capitano, non un membro dell’equipaggio.

— Il lavoro di gruppo è sempre importante — disse Aldrin. — Anche i capi devono imparare come lavorare con gli altri…

— Non è questa la mia specialità — rispose Crenshaw. — Io sono particolarmente capace d’ispirare gli altri e fornire loro una guida ferma.

La sua capacità, pensò Aldrin, era di fare il tiranno senza averne guadagnato il diritto, ma Crenshaw era fortemente raccomandato dalle alte sfere. Tutti loro sarebbero stati licenziati molto prima di lui.

— I tuoi dipendenti devono rendersi conto che non hanno alcuna particolare importanza per la nostra compagnia — riprese Crenshaw rivolto a lui. — È loro dovere uniformarsi, dedicarsi a eseguire il lavoro che sono pagati per fare…

— Noi abbiamo un obbligo contrattuale — ribatté Aldrin. — Secondo i termini del contratto, dobbiamo fornire loro un ambiente lavorativo favorevole alle loro peculiarità.

— E lo facciamo, no? — sbottò irritato Crenshaw. — E con grande spesa, anche. Palestra privata, sistema sonoro, parcheggio, ogni genere di giocattoli… Io sono certo che anche ad altri bravi lavoratori piacerebbe avere una palestra privata; invece fanno il loro lavoro senza lamentarsi.

— Lo fa anche la sezione A — puntualizzò Aldrin. — Il loro indice di produttività…

— È adeguato, ammettiamolo. Ma se impiegassero il loro tempo a lavorare senza perderlo a baloccarsi, potrebbe migliorare di molto.

Aldrin sentì un gran calore salirgli al collo. — La loro produttività non è soltanto adeguata, Gene, è straordinaria. I dipendenti della sezione A, presi uno per uno, sono più produttivi dei membri di qualsiasi altro dipartimento…

— Pete, io so che hai un fratello maggiore affetto da autismo — lo interruppe Crenshaw con voce falsamente gentile. — Comprendo i tuoi sentimenti, ma devi renderti conto che siamo nel mondo reale e non all’asilo. I tuoi problemi familiari non possono influenzare la politica aziendale.

Aldrin avrebbe tanto voluto afferrare la brocca dell’acqua e lanciarla sulla testa di Crenshaw, ma non era il caso. Nulla avrebbe potuto convincerlo che le sue ragioni per ergersi a campione della sezione A non avevano nulla a che vedere col fatto che aveva un fratello autistico. Anzi: al principio aveva quasi rifiutato di lavorare là a causa di Jeremy. Ricordava la sua infanzia contristata dalle collere incoerenti del fratello e dal ridicolo di cui lo coprivano i compagni perché aveva un fratello "pazzo e cretino". Quando aveva lasciato la sua casa, aveva giurato che sarebbe vissuto solo tra persone sane e normali per tutta la vita.

Adesso invece era proprio la differenza tra Jeremy e gli uomini e le donne della sezione A che lo rendevano pronto a difenderli. Talvolta gli era ancora difficile osservare quello che avevano in comune con Jeremy e non rabbrividire; però, lavorando con loro, si sentiva meno colpevole per il fatto che non vedeva Jeremy e i suoi genitori più di una volta l’anno.

— Ti sbagli, Gene — disse a Crenshaw. — Se cercherai di togliere alla sezione A gli elementi di supporto, costerai alla compagnia una perdita di produttività maggiore del guadagno. Noi dipendiamo dalle loro abilità uniche: gli algoritmi di ricerca e l’analisi degli schemi elaborati da loro hanno ridotto i passaggi dalle materie prime al prodotto finito in modo tale da renderci superiori alla competizione…

— Io non lo credo. È tuo dovere mantenere i tuoi dipendenti all’apice della produttività, Aldrin. Vedremo se ne sarai capace. — Seguì una pausa. — Inoltre — riprese Crenshaw — è usato un nuovo studio pubblicato da un laboratorio europeo: ancora sperimentale, ma promettente.

— Un nuovo trattamento?

— Sì. Non ne so molto, tuttavia se si dimostrasse efficace sarebbe interessante. Pare sia capace di rendere normali gli autistici. Se i tuoi dipendenti fossero normali non avrebbero bisogno di tanti lussi.

— Se fossero normali, non potrebbero svolgere il loro lavoro — replicò Aldrin.

— Ma almeno non dovremmo più coccolarli come stiamo facendo.

— In che cosa consiste il trattamento? — chiese Aldrin.

— Oh, credo si tratti di una combinazione tra potenziamenti neurologici e nanotecnologia. — Crenshaw abbozzò un sorrisetto perfido. — Perché non ti documenti, Pete, e me ne fai un rapporto? Se la cosa si dimostrasse valida, potremmo perfino acquistare i diritti al trattamento per il Nordamerica.

Aldrin comprese di essere caduto nella trappola: sarebbe stato lui ad apparire colpevole agli occhi della sezione A se le cose si fossero messe male per loro.

— Sai bene che non puoi costringere nessuno a sottomettersi a una cura — disse, sentendosi scorrere il sudore lungo la schiena. — È contrario ai diritti civili della gente.

— Non posso immaginare che a qualcuno piaccia trovarsi in quelle condizioni — disse Crenshaw. — E se a qualcuno piace, sarebbe giustificabile chiedergli di sottoporsi a visita psichiatrica. Chi preferisce essere malato…

— Loro non sono malati - disse Aldrin.

— Handicappati, allora, che tuttavia preferiscono un trattamento speciale a una cura. Ciò farebbe supporre che soffrano di squilibrio mentale, il che costituisce un valido motivo di licenziamento.

Aldrin lottò di nuovo col desiderio di lanciare contro la testa di Crenshaw qualche oggetto contundente.

— Il trattamento potrebbe anche essere utile a tuo fratello.

Era troppo. — Fammi il favore di lasciare in pace mio fratello — sibilò Aldrin tra i denti.

— Su, su, non volevo affliggerti — lo consolò l’altro continuando a sorridere. — Era solo un’idea… — Gli fece un cenno pacificatore e si volse alla prossima vittima. — Adesso, Jennifer, parliamo di quelle scadenze che il tuo gruppo non sta rispettando…

Cosa poteva fare Aldrin? Niente. Cos’avrebbe potuto fare chiunque? Niente. Uomini come Crenshaw salivano in alto perché erano fatti così… almeno a quanto pareva.

2

Il signor Crenshaw è il nuovo dirigente di sezione. Il signor Aldrin, il nostro capo, lo ha accompagnato da noi il primo giorno. Non mi è piaciuto, perché ha la stessa voce falsamente cordiale di un insegnante di educazione fisica che avevamo alla scuola media. Lui pensava che insegnare a noi fosse inutile e sciocco, date le nostre limitazioni, e noi lo odiavamo tutti. Io non odio il signor Crenshaw, ma non provo alcuna simpatia per lui.

Oggi, andando al lavoro, mi fermo a un semaforo rosso a un incrocio; davanti a me c’è un furgoncino blu notte con targa della Georgia. La luce passa al giallo e il furgoncino parte sparato. Prima che io possa pensare "Non farlo!", due altri veicoli saettano dalla direzione opposta, un altro furgone beige con una striscia marrone e un’automobile avana, e il furgone più grande sbatte in pieno contro la fiancata del furgoncino. Il fracasso è spaventoso, i due veicoli girano su se stessi, vetri rotti volano dappertutto… Vorrei sparire entro me stesso, chiudo gli occhi.

Il silenzio torna lentamente, interrotto dai claxon delle macchine che non sanno perché il traffico si è fermato. Apro gli occhi: il semaforo è verde. La gente è uscita dalle automobili, i guidatori dei veicoli coinvolti nell’incidente stanno parlando.

Il codice della strada dice che una persona coinvolta in un incidente deve fermarsi e prestare assistenza; ma io non sono stato coinvolto e ci sono anche troppe persone a dare assistenza. Così do un’occhiata alle mie spalle e lentamente aggiro la scena dell’infortunio. Non sto facendo niente di male: con l’incidente non c’entro e se mi fermassi arriverei tardi al lavoro.