"Non ottimali." Diana era morta.
Inoltre, poiché il satellite spia era top secret, la gente non era mai venuta a conoscenza del fatto che la NASA aveva distrutto un progetto dell'NRO da più di un miliardo di dollari e, con esso, indirettamente, la vita di numerosi giovani americani.
«Signore?» La voce della segretaria, dall'interfono, lo fece sobbalzare. «Linea uno, Marjorie Tench.»
Pickering si riscosse dai suoi pensieri e guardò il telefono. "Di nuovo?" La luce lampeggiante sulla linea uno pulsava con rabbiosa urgenza. Pickering, accigliato, prese la chiamata. «Pickering.»
«Che cosa le ha detto?» Dalla voce, la Tench sembrava folle di rabbia.
«Prego?»
«Rachel Sexton l'ha contattata. Che cosa le ha detto? Era su un sottomarino, per la miseria! Mi spieghi come mai!»
Pickering comprese al volo che non era il caso di negare; la Tench aveva fatto i compiti a casa. Aveva già scoperto del Charlotte, evidentemente sfruttando la sua posizione per ottenere le risposte. «Sì, la signora Sexton mi ha chiamato.»
«E lei ha organizzato un recupero senza contattarmi?»
«Sì, le ho fornito un mezzo di trasporto.» Nel giro di due ore Rachel Sexton, Michael Tolland e Corky Marlinson sarebbero arrivati alla vicina base aerea di Bolling.
«E ha deciso di non informarmi?»
«Rachel Sexton ha fatto accuse molto pesanti.»
«Sull'autenticità del meteorite… e su un'ipotetica aggressione?»
«Tra le altre cose.»
«È chiaro che mente.»
«Lei sa che si trova con altre due persone pronte a confermare la sua versione?»
La Tench fece una pausa. «Sì. Assai sgradevole. La Casa Bianca è molto preoccupata per queste affermazioni.»
«La Casa Bianca, o lei personalmente?»
Il tono divenne affilato come un rasoio. «Per quanto la riguarda, direttore, non fa differenza, questa sera.»
Pickering rimase imperturbato. Aveva una lunga esperienza dei politici e dei loro collaboratori che cercavano di imporsi con la prepotenza sulla comunità dell'intelligence, anche se pochi lo facevano con l'arroganza di Marjorie Tench. «Il presidente sa di questa sua telefonata?»
«Francamente, direttore, mi sbalordiscono questi suoi sospetti deliranti.»
"Però non ha risposto alla mia domanda." «Non vedo alcuna ragione logica per cui queste persone dovrebbero mentire, e quindi devo supporre che dicano la verità, oppure che sbaglino in buonafede.»
«In buonafede? Accuse di aggressioni? Errori nei dati relativi al meteorite non rilevati dalla NASA? Ma per favore! È evidente che si tratta di un complotto politico.»
«In questo caso, me ne sfugge la motivazione.»
La Tench fece un profondo respiro, poi continuò a bassa voce: «Direttore, qui ci sono in campo forze di cui forse lei non è a conoscenza. Ne parleremo meglio più avanti, ma al momento ho bisogno di sapere dove si trovano la signora Sexton e gli altri. Devo andare a fondo prima che facciano danni irreparabili. Dove sono?».
«È un'informazione che preferirei non dare a nessuno. La contatterò non appena saranno arrivati.»
«Sbagliato. Io sarò là ad accoglierli quando arriveranno.»
"Lei e quanti agenti dei servizi segreti?" «Se la informo dell'ora e del luogo, ci sarà un colloquio amichevole fra tutti noi o ha intenzione di farli portare sotto custodia da un esercito privato?»
«Quelle persone costituiscono una minaccia per il presidente. La Casa Bianca ha pieno diritto di fermarle per interrogarle.»
Pickering sapeva che la Tench aveva ragione. In base al titolo 18, sezione 3056 del Codice degli Stati Uniti, agli agenti dei servizi segreti è consentito portare armi da fuoco, ricorrere alla violenza estrema e procedere ad arresti "non autorizzati" se c'è il sospetto che una persona abbia commesso o intenda commettere un crimine o un atto di aggressione nei confronti del presidente. I servizi segreti hanno carta bianca. Infatti coloro che si aggirano senza una ragione precisa nei dintorni della Casa Bianca e gli studentelli che mandano per scherzo e-mail minacciose vengono regolarmente fermati.
Pickering era certo che i servizi segreti avrebbero trovato una giustificazione per trascinare Rachel Sexton e gli altri negli scantinati della Casa Bianca e trattenerli a tempo indeterminato. Sarebbe stata una mossa pericolosa, ma la Tench sapeva che la posta in gioco era altissima e, se le avessero permesso di assumere il controllo della situazione, sarebbe stato difficile prevedere che cosa sarebbe accaduto. Pickering non aveva intenzione di scoprirlo.
«Farò tutto quanto è necessario» dichiarò la Tench «per proteggere il presidente da false accuse. Anche una minima insinuazione di gioco sporco getterebbe pesanti ombre sulla Casa Bianca e la NASA. Rachel Sexton ha abusato della fiducia riposta in lei dal presidente, e io non voglio che sia lui a pagarne il prezzo.»
«E se facessi in modo che la signora Sexton esprima il suo pensiero davanti a una commissione di inchiesta ufficiale?»
«Ignorerebbe un ordine diretto del presidente e le offrirebbe una ribalta dalla quale imbastire un maledetto casino politico! Glielo chiedo un'ultima volta, direttore. Dove li farà atterrare?»
Pickering emise un lungo sospiro. Che lui le dicesse o no che l'aereo era diretto alla base aerea di Bolling, lei aveva comunque modo di venirlo a sapere; il problema era capire se si sarebbe spinta a tanto. Ma, a giudicare dal tono determinato, quella donna non si sarebbe fermata davanti a nulla. Marjorie Tench era spaventata.
«Marjorie» affermò Pickering con voce decisa. «Qualcuno mi sta mentendo, non c'è dubbio. Forse si tratta di Rachel Sexton e dei due scienziati civili, oppure di lei. Io credo che sia lei.»
La Tench esplose. «Come osa…»
«La sua indignazione mi lascia indifferente, quindi se la risparmi. Meglio che la informi che ho prove certe che la NASA e la Casa Bianca hanno trasmesso dati falsi, stasera.»
La Tench si zittì all'improvviso.
Pickering la lasciò riflettere per un momento. «Non desidero una crisi politica proprio come non la desidera lei, ma sono state dette cose non vere, e quelle non le sopporto. Se vuole il mio aiuto, dev'essere sincera con me.»
La Tench sembrò tentata, ma circospetta. «Se è tanto sicuro che qualcuno ha mentito, perché non si è fatto avanti?»
«Io non interferisco nelle questioni politiche.»
La Tench mormorò qualcosa che assomigliava molto a "stronzate".
«Marjorie, vuole forse dirmi che l'annuncio del presidente di stasera era tutto veritiero?»
Un lungo silenzio sulla linea.
Pickering capì di averla in pugno. «Ascolti, sappiamo entrambi che questa è una bomba a orologeria pronta a esplodere, ma siamo ancora in tempo. Possiamo arrivare a un compromesso.»
La Tench non disse nulla per parecchi secondi, poi sospirò. «Meglio che ci incontriamo.»
"Meta."
«Le mostrerò una cosa che ritengo possa fare luce sulla questione.»
«Vengo nel suo uffido.»
«No» disse lei in fretta. «È tardi e la sua presenza qui non passerebbe inosservata. Preferisco che non si venga a sapere.»
Pickering lesse tra le righe. "Il presidente non ne è al corrente." «Venga lei qui, allora. È la benvenuta.»
La Tench sembrava diffidente. «Incontriamoci in un posto discreto.»
Pickering se l'aspettava.
«Vediamoci al Roosevelt Memoriaclass="underline" è vicino alla Casa Bianca e a quest'ora di notte sarà deserto.»
Pickering rifletté un attimo. Il Roosevelt Memorial si trovava a metà strada tra il monumento a Jefferson e quello a Lincoln, in una parte della città assolutamente tranquilla. Si dichiarò d'accordo.
«Tra un'ora» disse la Tench, prima di chiudere la comunicazione. «E venga solo.»