Subito dopo questa conversazione, Marjorie Tench telefonò al direttore della NASA. Gli diede le cattive notizie con un tono carico di tensione. «Pickering potrebbe rappresentare un problema.»
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Gabrielle Ashe, illuminata da nuova speranza, chiamò il servizio elenco abbonati dalla scrivania di Yolanda Cole, nella redazione dell'ABC.
I sospetti di cui Sexton le aveva appena parlato, se confermati, avevano un potenziale sconvolgente. "La NASA ha mentito sul PODS?" Gabrielle aveva seguito la conferenza stampa in questione e ricordava di averla trovata strana, al momento. Poi, però, non ci aveva più pensato, visto che il PODS non era un argomento critico poche settimane prima. Quella sera, invece, rappresentava il problema per eccellenza.
Sexton aveva bisogno di informazioni riservate, e in fretta, e contava sul "contatto" di Gabrielle. Lei gli aveva assicurato che avrebbe fatto del suo meglio, ma il problema, ovviamente, era l'informatore: Marjorie Tench non era certo disposta a collaborare. Non le restava che cercare di ottenere quelle notìzie da un'altra fonte.
«Informazioni elenco abbonati» disse la voce al telefono.
Gabrielle chiese ciò che le occorreva. L'operatrice trovò tre nominativi corrispondenti a Chris Harper a Washington. Gabrielle li provò tutti.
Il primo numero era di uno studio legale. Al secondo, nessuna risposta. Compose allora il terzo.
Rispose una donna al primo squillo. «Casa Harper.»
«Signora Harper?» chiese Gabrielle in tono gentile. «Spero di non averla svegliata!»
«Neanche per sogno! Credo che non dorma nessuno, stanotte!» Sembrava entusiasta. Gabrielle sentiva un televisore in sottofondo. Un servizio sui meteoriti. «Lei chiama per Chris, presumo!»
Gabrielle sentì le pulsazioni accelerare. «Sì, signora.»
«Spiacente, ma non c'è. È corso al lavoro non appena è finito il discorso del presidente.» Una risatina. «Certo, dubito che stiano proprio lavorando. Più che altro festeggeranno. L'annuncio è stato una sorpresa per lui, come per chiunque. Il telefono non ha fatto che squillare tutta la notte. Scommetto che il personale della NASA è là al gran completo.»
«In E Street?» chiese Gabrielle, pensando che la donna si riferisse alla sede centrale della NASA.
«Esatto. Metta un cappellino da party.»
«Senz'altro. Grazie. Lo rintraccerò là.»
Chiusa la comunicazione, Gabrielle si precipitò a cercare Yolanda, che aveva appena finito di dare le ultime istruzioni a un gruppo di esperti dello spazio che avrebbero fatto commenti entusiastici sul meteorite.
Yolanda sorrise nel vederla arrivare. «Hai un aspetto migliore, ora. Cominci a vedere il bordo dorato della nuvola nera?»
«Ho appena parlato con il senatore. La riunione di questa sera non è stata quello che pensavo.»
«Te l'avevo detto che la Tench si stava prendendo gioco di te. Come ha preso la notizia del meteorite il senatore?»
«Meglio del previsto.»
Yolanda parve stupita. «Credevo si fosse già buttato sotto un autobus.»
«Pensa che i dati della NASA non siano del tutto corretti.»
Yolanda sbuffò con aria dubbiosa. «Ha seguito la stessa conferenza stampa che ho appena visto io? Quante conferme e riconferme servono per convincersi di qualcosa?»
«Sto andando alla NASA a controllare.»
Yolanda inarcò le sopracciglia disegnate a matita. «Il braccio destro del senatore Sexton fa irruzione nella sede della NASA? Stasera? Hai voglia di farti lapidare?»
Gabrielle le raccontò dei sospetti di Sexton che il capoprogetto del PODS, Chris Harper, avesse mentito sulla riparazione del software.
Yolanda era chiaramente molto perplessa. «Abbiamo trasmesso anche noi la conferenza stampa, Gabs, e ammetto che Harper non era lui, quella sera, e in effetti la NASA ha poi confermato che stava da cani.»
«Il senatore Sexton è convinto che mentisse. Ne sono convinti anche altri. Persone importanti.»
«Se il software del PODS per la rilevazione delle anomalie non è stato aggiustato, come ha fatto a individuare il meteorite?»
"Proprio la domanda di Sexton" pensò Gabrielle. «Non lo so, ma il senatore vuole che io gli trovi qualche risposta.»
Yolanda scosse la testa. «Sexton ti manda nella tana del lupo per una sua illusione disperata. Non andare. Non gli devi nulla.»
«Gli ho mandato a puttane la campagna elettorale.»
«Casomai è la sfortuna che gliel'ha mandata a puttane.»
«Però se il senatore ha ragione e il capoprogetto del PODS ha davvero mentito…»
«Tesoro, se il direttore ha mentito al mondo intero, cosa ti fa credere che dirà la verità a te?»
Gabrielle ci aveva già pensato e aveva un piano in proposito. «Se trovo qualcosa di interessante, ti chiamo.»
Yolanda fece una risata scettica. «Se trovi qualcosa di interessante, mi mangio il cappello.»
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"Cancella tutto ciò che sai su questo campione di roccia."
Michael Tolland aveva lottato con i propri inquietanti dubbi sul meteorite e le domande assillanti di Rachel non avevano fatto che accrescere il suo disagio. Osservò la roccia che aveva in mano.
"Fai finta che ti sia stata data senza spiegazioni su quel che è e su dov'è stata trovata. Che ne penseresti?"
La domanda di Rachel era capziosa, Michael lo sapeva bene, eppure costituiva un esercizio di analisi molto efficace. Lasciando da parte tutti i dati che gli erano stati comunicati al suo arrivo nell'habisfera, Tolland doveva ammettere che la sua analisi dei fossili era profondamente influenzata dalla premessa iniziale, e cioè che la roccia in cui erano stati rinvenuti fosse un meteorite.
"E se non me lo avessero rivelato?" Pur non riuscendo a vagliare altre spiegazioni, Tolland si concesse il lusso di scartare il presupposto del meteorite. I risultati furono alquanto inquietanti. In quel momento stava discutendo le sue idee insieme a Rachel e Corky, ancora frastornato.
«Dunque, Mike, stai dicendo che se qualcuno ti porgesse questa pietra fossile senza alcuna spiegazione tu concluderesti che viene dalla Terra» ripeté Rachel in tono vibrante.
«Certo. Che altro dovrei concludere? È molto più straordinario asserire che hai trovato prove di vita extraterrestre piuttosto che un fossile di una specie terrestre ancora sconosciuta. Gli scienziati scoprono decine di nuove specie ogni anno.»
«Un pidocchio lungo mezzo metro?» chiese Corky, evidentemente incredulo. «Potresti pensare che un insetto di quelle dimensioni viene dalla Terra?»
«Non oggi, forse, ma non necessariamente deve trattarsi di una specie ancora vivente. È un fossile di centonovanta milioni di anni, più o meno dell'epoca del nostro giurassico. Molti fossili preistorici appartengono a creature di dimensioni che lasciano stupefatti quando se ne scoprono i resti: rettili alati, dinosauri, uccelli, tutti giganteschi.»
«Non per tirarmela da fisico, Mike» disse Corky «ma nel tuo ragionamento c'è qualcosa che non funziona. Le creature preistoriche di cui parli — dinosauri, rettili, uccelli — hanno tutte uno scheletro interno, che consente loro di diventare di grandi dimensioni malgrado la gravità terrestre. Ma questo fossile…» Prese il campione e lo sollevò. «Questi qui hanno esoscheletri. Sono artropodi, insetti. Hai detto anche tu che un insetto del genere potrebbe svilupparsi soltanto in un ambiente con bassa gravità, altrimenti lo scheletro esterno crollerebbe sotto il proprio peso.»
«Esatto. È quello che sarebbe accaduto a questa specie se fosse andata in giro sulla Terra.»
Corky corrugò la fronte, infastidito. «Allora, Mike, a meno che qualche cavernicolo non gestisse un allevamento di pidocchi antigravità, non vedo come tu possa concludere che un insetto lungo mezzo metro abbia vissuto sulla Terra.»