Costruito dalla Lockheed, l'Aurora sembrava una palla da rugby schiacciata. Lungo trentatré metri e largo diciotto, era rivestito di uno strato cristallino di ceramica termica, simile a quello delle navette spaziali. La velocità era dovuta sostanzialmente al nuovo sistema di propulsione a impulsi esplosivi in sequenza, alimentato da idrogeno nebulizzato non inquinante, la cui traccia in cielo era una scia caratteristica assai rivelatrice. Per questo volava soltanto di notte.
In quel momento, con il lusso dell'enorme velocità, la Delta Force stava compiendo il lungo viaggio di ritorno sul mare aperto. Malgrado la rotta più lunga, avrebbero superato la preda. Sarebbero arrivati sulla costa orientale in meno di un'ora, con due ore buone d'anticipo. Si era parlato di rintracciare e abbattere l'aereo in questione, ma il capo giustamente temeva che l'incidente fosse captato dai radar o che il relitto incendiato potesse scatenare un'indagine approfondita. Meglio lasciare che arrivasse dove programmato, aveva deciso il capo. Una volta chiarita la destinazione, gli sarebbe piombata addosso la Delta Force.
Mentre l'Aurora sorvolava il desolato mare del Labrador, il CrypTalk di Delta-Uno segnalò una chiamata in arrivo. Rispose.
«La situazione è cambiata» li informò la voce elettronica. «Avete un altro obiettivo prima dell'atterraggio di Rachel Sexton e degli scienziati.»
"Un altro obiettivo." Le cose procedevano rapide, evidentemente. La nave del capo aveva rivelato un'altra falla, e bisognava rappezzarla al più presto. "La nave non farebbe acqua se noi avessimo colpito l'obiettivo sulla banchisa di Mime" si disse. Sapeva bene che stava cercando di porre rimedio a un pasticcio che lui stesso aveva fatto.
«È stata coinvolta una quarta persona» comunicò il capo.
«Chi è?»
Una breve pausa, poi un nome.
I tre uomini si scambiarono occhiate esterrefatte. Conoscevano bene quel nome.
"Ovvio che il capo sembrasse riluttante!" Malgrado l'operazione fosse stata inizialmente concepita come "zero vittime", il conto dei cadaveri e l'importanza degli obiettivi stavano salendo rapidamente. Sentì i muscoli entrare in tensione quando il capo indicò come e dove eliminare il nuovo bersaglio.
«La posta in gioco è notevolmente aumentata. Ascoltate con attenzione, perché vi comunicherò soltanto una volta le istruzioni.»
89
Sopra il Maine settentrionale, un jet G4 solcava veloce il cielo in direzione di Washington. A bordo, Michael Tolland e Corky Marlinson ascoltavano Rachel Sexton, intenta a illustrare la sua teoria sul motivo per cui poteva esserci un aumento degli ioni di idrogeno nella crosta di fusione del meteorite.
«La NASA ha una struttura segreta per i collaudi, chiamata Plum Brook Station» spiegò, stupita di affrontare l'argomento. Non aveva mai rivelato un'informazione classificata fuori dal protocollo ma, considerate le circostanze, Tolland e Corky avevano il diritto di sapere. «Plum Brook è in sostanza un laboratorio di collaudo dei motori più avanzati. Due anni fa ho scritto una sintesi per un nuovo progetto che la NASA stava sperimentando, il motore a espansione ciclica, il cosiddetto ECE, Expander Cycle Engine.»
Corky si mostrò diffidente. «L'ECE è ancora in fase di progettazione, sulla carta. Se ne parlerà tra decenni.»
Rachel scosse la testa. «Mi spiace contraddirti, Corky, ma in realtà la NASA ha già i prototipi e li sta testando.»
«Cosa?» Marlinson appariva scettico. «Gli ECE funzionano a idrogeno e ossigeno liquidi, che nello spazio congelano, rendendo inutilizzabili i motori. Ho saputo che non avrebbero neppure cercato di costruirli finché non avessero risolto il problema del congelamento del combustibile.»
«Ci sono riusciti. Hanno abbandonato l'ossigeno per passare a una miscela di "idrogeno semiliquido", una sorta di combustibile criogenico che consiste in idrogeno puro allo stato semicongelato. Molto potente, brucia senza lasciare scorie. È candidato a essere usato anche nei sistemi di propulsione della NASA per eventuali missioni su Marte.»
«Non può essere vero» commentò Corky stupefatto.
«Più che vero. Ho scritto una nota per il presidente. Il mio direttore aveva già imbracciato le armi perché la NASA voleva annunciare pubblicamente l'idrogeno semiliquido come un grosso successo, ma Pickering ha preteso che la Casa Bianca costringesse l'agenzia a tenere segreta la notizia.»
«Perché?»
«Non ha importanza.» Rachel non intendeva rivelare più dello stretto necessario. La verità era che Pickering desiderava tenere nascosto il successo dell'idrogeno semiliquido perché c'era una crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale, nota a pochi, che riguardava gli allarmanti progressi della Cina nel settore della tecnologia spaziale. I cinesi stavano mettendo a punto una piattaforma di lancio "da affittare" al migliore offerente, con ogni probabilità un nemico degli Stati Uniti. Le conseguenze per la sicurezza potevano essere devastanti. Per fortuna, l'NRO sapeva che la Cina, per la sua piattaforma di lancio, puntava su un combustibile di propulsione destinato all'insuccesso e Pickering non vedeva la ragione di far sapere che la NASA aveva trovato nell'idrogeno semiliquido un propellente più efficace.
«Dunque» intervenne Tolland, alquanto perplesso «sostieni che la NASA possiede un sistema di propulsione pulito alimentato a idrogeno puro?»
Rachel annuì. «Non ho le cifre, ma le temperature degli scarichi di questi motori sono parecchie volte più alte di tutto quanto sia mai stato sviluppato fino a oggi, per cui richiedono la messa a punto di nuovi materiali per gli ugelli. Una grossa pietra, posta dietro uno di questi motori a idrogeno semiliquido, verrebbe scaldata da una vampata di fuoco di scarico ricco di idrogeno a una temperatura senza precedenti, con la conseguente formazione di una crosta di fusione notevole.»
«Ma per piacere!» esclamò Corky. «Siamo tornati di nuovo ai sospetti sull'autenticità del meteorite?»
All'improvviso, Tolland parve molto interessato. «Per la verità, è un'idea. Sarebbe più o meno come lasciare un masso sulla rampa di lancio durante il decollo di una navetta spaziale.»
«Dio mi salvi» mormorò Corky. «Sono in aereo con degli idioti.»
«Corky, una pietra ipoteticamente posta in un getto di gas di scarico mostrerebbe una bruciatura simile a quella di una pietra precipitata attraverso l'atmosfera, no?» chiese Tolland. «Con le stesse striature direzionali del materiale fuso.»
«Suppongo di sì» bofonchiò Corky.
«E il combustibile pulito a base di idrogeno di cui parla Rachel non lascerebbe residui chimici, solo idrogeno, un livello superiore di ioni di idrogeno nella zona di ignizione.»
Corky alzò gli occhi al cielo. «Insomma, se davvero esiste uno di questi motori ECE, ed è alimentato a idrogeno semiliquido, immagino che quello che dite sia possibile, anche se assolutamente improbabile.»
«Perché? Il processo sembrerebbe semplice» commentò Tolland.
Rachel annuì. «Occorre soltanto una roccia fossilizzata di centonovanta milioni di anni. La si piazza nella zona di scarico di un motore a idrogeno e la si seppellisce nel ghiaccio. Meteorite pronto.»
«Per un turista, forse, ma non per uno scienziato della NASA! Ancora non avete chiarito la presenza dei condri!»
Rachel si sforzò di ricordare la teoria di Corky sulla formazione dei condri. «Tu hai detto che i condri sono causati da una rapida successione di riscaldamento e raffreddamento che avviene nello spazio, giusto?»
Corky sospirò. «I condri si formano quando una roccia, congelata nello spazio, all'improvviso si surriscalda fino alla fusione parziale, intorno ai 1550 gradi centigradi. A quel punto, se si raffredda molto in fretta, le sacche liquide si consolidano dando luogo ai condri.»