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«E così ha fatto.»

«Non avevo scelta, lo ripeto. Ero stato io a mandare a monte la missione.» Fece una pausa. «Stasera, però, durante la conferenza stampa del presidente, quando ho sentito che il meteorite che ho preteso di aver scoperto contiene fossili…»

«È rimasto esterrefatto.»

«Più che altro sconvolto, direi!»

«Crede che il direttore sapesse già dei fossili quando le ha chiesto di sostenere che era stato il PODS a trovarlo?»

«Impossibile, direi. Il meteorite è rimasto sepolto e intatto finché non è arrivata la prima squadra della NASA. Immagino che la NASA non avesse idea di cosa avrebbe trovato finché non ha eseguito i carotaggi e fatto le analisi con i raggi X. Mi hanno chiesto di mentire sul PODS nella convinzione di riportare una mezza vittoria con un grosso meteorite. Poi, sul posto, hanno compreso la vera portata di quella scoperta.»

Gabrielle aveva ancora il fiato corto per l'emozione. «Dottor Harper, è disposto a testimoniare che la NASA e la Casa Bianca l'hanno costretta a mentire sul software del PODS?»

«Non saprei.» Pareva spaventato. «Non riesco a immaginare che danno potrebbe arrecare all'agenzia… e alla scoperta.»

«Sappiamo entrambi che questa resta una scoperta straordinaria, a prescindere da come è stata compiuta. Il punto, qui, è che lei ha mentito agli americani, che hanno il diritto di sapere che il PODS non è tutto quello che la NASA sostiene che sia.»

«Ma… certo, disprezzo il direttore, però i miei colleghi… sono persone perbene.»

«E meritano di sapere che sono state ingannate.»

«E quei documenti da cui risultano le mie sottrazioni di denaro?»

«Li dimentichi» disse Gabrielle, che quasi aveva scordato il suo imbroglio. «Dirò al senatore che lei non ne sa nulla, che il direttore ha cercato di incastrarla per assicurarsi il suo silenzio sul PODS.»

«Ma il senatore è in grado di proteggermi?»

«Certamente. Lei non ha fatto nulla di male, si è limitato a eseguire gli ordini. Inoltre, con le informazioni che mi ha appena dato su questo geologo canadese, suppongo che il senatore non abbia alcuna necessità di sollevare la questione della malversazione. Possiamo concentrarci esclusivamente sulle informazioni menzognere della NASA riguardo al PODS e al meteorite. Quando verrà fuori la storia del canadese, il direttore non vorrà rischiare di screditarla accampando altre bugie.»

Harper era ancora molto angosciato. In silenzio, con un'espressione cupa, considerò le varie possibilità. Gabrielle gli concesse un momento per riflettere. Aveva capito che quella vicenda presentava un'altra fastidiosa coincidenza, ma non voleva tirarla fuori lei per prima. Si rese conto che Harper aveva bisogno di un'ultima spinta.

«Lei ha un cane, dottor Harper?»

Lui alzò lo sguardo. «Prego?»

«Mi è venuta in mente una cosa strana. Lei mi ha detto che poco dopo aver mandato via radio le sue coordinate, il canadese e i suoi cani da slitta sono precipitati a capofitto in un crepaccio.»

«C'era una tormenta, sono finiti fuori pista.»

Gabrielle si strinse nelle spalle, manifestando il proprio scetticismo. «Ah… ecco.»

Harper percepì la sua esitazione. «Che cosa vuol dire?»

«Non so, ma questa scoperta è circondata da una serie di strane coincidenze. Un geologo canadese trasmette le sue coordinate su una frequenza che soltanto la NASA è in grado di captare? E i suoi cani da slitta corrono alla cieca per poi finire in un crepaccio?» Fece una pausa. «Lei si rende certamente conto che la morte del geologo ha aperto la strada a questa vittoria della NASA.»

Harper sbiancò vistosamente. «Crede che il direttore sia disposto a uccidere per questo meteorite?»

"Alta politica, grandi affari" si disse Gabrielle. «Mi faccia parlare con il senatore, poi mi rimetterò in contatto con lei. Come si esce di qui?»

Gabrielle Ashe salutò un pallido Chris Harper e scese giù per la scala antincendio in un vicolo deserto dietro la NASA. Richiamò con un cenno della mano un taxi da cui erano appena scese alcune persone dirette a festeggiare.

«Westbrooke Place Apartments» disse all'autista. Ben presto avrebbe reso il senatore Sexton molto più felice.

94

Chiedendosi se facesse bene, Rachel tirò il cavo del ricetrasmettitore fuori dalla porta della cabina dei piloti per poter chiamare senza farsi sentire. Corky e Tolland sorvegliavano. Anche se Rachel e William Pickering, il direttore dell'NRO, si erano ripromessi di mantenere il silenzio radio fino all'arrivo di lei alla base aerea di Bolling, subito fuori Washington, Rachel sapeva che Pickering avrebbe voluto ricevere subito l'informazione in suo possesso. Lo aveva chiamato sul cellulare riservato che portava sempre con sé.

Quando rispose, fu subito pratico. «Stia attenta a come parla. Non posso garantire la segretezza di questo collegamento.»

Rachel comprese. Il cellulare di Pickering, come la maggior parte dei telefoni da campo dell'NRO, disponeva di un indicatore che individuava le chiamate in entrata non sicure. Poiché lei parlava da un radiotelefono, uno dei sistemi di comunicazione meno sicuri, il telefono di Pickering l'aveva messo in guardia. La conversazione doveva restare sul vago. Niente nomi, niente luoghi.

«Mi identifico con la voce» disse Rachel, usando il saluto standard in quelle situazioni. Pensava che il direttore manifestasse contrarietà per il rischio che lei correva nel contattarlo, e invece la reazione le parve positiva.

«Sì, stavo per chiamarla io. Dobbiamo farvi cambiare destinazione. Temo possiate avere un comitato d'accoglienza.»

Rachel avvertì un'improvvisa trepidazione. "Qualcuno ci tiene d'occhio." Sentiva tensione nel tono di Pickering.

"Farvi cambiare destinazione." Avrebbe approvato che lei avesse chiamato proprio per rivolgergli quella esatta richiesta anche se per tutt'altre ragioni.

«Abbiamo parlato della questione dell'autenticità» disse Rachel. «Forse c'è il modo per confermarla o negarla categoricamente.»

«Ottimo. Ci sono stati sviluppi, e almeno questo sarebbe un terreno solido su cui procedere.»

«Per avere la prova, è necessario che facciamo una breve sosta. Uno di noi ha accesso a un laboratorio e…»

«Niente nomi di località, per favore. Per la vostra sicurezza.»

Rachel non aveva intenzione di parlare dei suoi piani su quella linea telefonica. «Può darci il permesso di atterrare al GAS-AC?»

Pickering rimase un momento in silenzio. Rachel capì che stava cercando di interpretare la sigla. GAS-AC era un'oscura abbreviazione usata dai sintetizzatori dell'NRO e stava per Group Air Station-Atlantic City, una base aerea della guardia costiera. Sperava che il direttore la conoscesse.

«Sì» disse infine lui. «Posso organizzare. È la vostra destinazione finale?»

«No. Ci servirà un elicottero per il tratto successivo.»

«Avrete un velivolo a disposizione.»

«Grazie.»

«Raccomando estrema prudenza fino a che non saprete di più. Non parlate con nessuno. I vostri sospetti hanno destato preoccupazione in personaggi importanti.»

"La Tench" pensò Rachel, dispiaciuta di non aver potuto parlare direttamente al presidente.

«In questo momento sono in macchina, diretto a un incontro con la signora in questione. Mi ha chiesto un colloquio privato in località neutra. Rivelatore, direi.»

"Pickering sta andando a incontrare Marjorie Tench?" Evidentemente quella donna intendeva svelargli una cosa della massima importanza se non aveva voluto parlargliene al telefono.

«Non date a nessuno le vostre coordinate» insistette Pickering. «E basta contatti radio. Chiaro?»