«Con quale scopo? Significherebbe nuove elezioni. I vostri disertori potrebbero perdere i loro seggi.»
«Non quando si tratta di seggi sicuri.»
«Ma il vostro partito potrebbe perdere potere.»
«Offrendo così alle altre fazioni l’occasione di acquistare influenza nel partito. E’ in questo che consiste tutto il gioco. Lei deve rendersi conto, Newton, che gli americani stanno per comunicarci la fine della relazione speciale, il che produrrà necessariamente un grosso effetto, a parte l’effetto esercitato dalla cometa che in tal caso potrà essere fatta passare per una grave minaccia per la pace mondiale. Persino qualche persona «ragionevole» potrebbe pensare che un simile atteggiamento sia almeno in parte giustificato. Perché i Cruise e i Pershing sono stati effettivamente lanciati. Sa che non riesco ancora a capire che cosa è successo di questi missili?»
«I sistemi di guida interni diventano sensibili in certi momenti alle radiazioni esterne, Cancelliere. Annullare la capacità operativa di un missile nemico è ormai una parte importante della strategia, per cui penso che non sarebbe stato tanto difficile per la cometa.»
«Con la continua gazzarra che c’è in Parlamento non è facile spiegare cose come queste ai deputati.»
«Beh, Cancelliere, suppongo che potrò sempre insegnare fisica in qualche scuoletta del verde Devon», disse Isaac Newton con cupa rassegnazione. «Ma non per molto», soggiunse. «Né lei può sperare, temo, di fare molti altri raccolti nel suo podere.»
«Non capisco. Perché?»
«Semplicemente perché non possiamo ritornare alla situazione esistente prima della cometa. Non ce lo permetterebbero, vede. Immagini per un attimo di vedere le cose dal punto di vista della cometa. Un’importante comunicazione con la Terra è stata finalmente realizzata dopo miliardi di anni. Ma si tratta di un sistema di comunicazioni molto fragile. La cometa deve aver capito che la comunicazione è estremamente fragile, altrimenti risponderebbe liberamente a chiunque anziché solo a noi tramite messaggi cifrati. Può darsi che la cometa abbia capito qualcosa del confronto tra le superpotenze captando le trasmissioni militari che continuano a diffondersi nello spazio. I recenti avvenimenti lo fanno pensare. E la cometa potrebbe aver capito benissimo che tutto qui sulla Terra è molto precario. Se la situazione dovesse peggiorare, e se dovesse scomparire l’unico legame con l’umanità di cui la cometa si fida, la reazione sarebbe molto probabilmente violenta.»
«Che cosa vuol dire con questo?»
«La cometa ci ha già dimostrato a iosa che non le sarebbe affatto difficile cancellare la specie umana dalla faccia della terra, non è così? Trasformandoci tutti quanti in tanti cilindri di carbone, magari? Ricorda Eriksson? Eriksson ha detto che era entrata in azione una terza superpotenza.»
«Perché non dovrebbe semplicemente lasciarci in pace?»
«Potrebbe benissimo sterminarci per offrire a un’altra specie la possibilità di affermarsi. Tra cinque milioni di anni, o dieci milioni di anni, ci sarebbe così un’altra specie dominante. Un periodo che potrebbe sembrare lungo a noi, ma non a creature che hanno già atteso miliardi di anni. Se ci pensa, quella di cancellare la specie umana dalla faccia della terra non sarebbe forse un’idea abbastanza ragionevole?»
Isaac Newton si diresse verso la grande finestra dalla quale si poteva godere il panorama di Swindon in direzione sud e continuò: «Quando ero ragazzo ho spesso osservato degli animali che tentavano di sopravvivere al freddo dell’inverno. Ho visto delle lepri al chiaro di luna mordicchiare qualche germoglio che spuntava dalla neve nell’umile tentativo di sopravvivere durante le poche settimane fino alla primavera, non rapacemente impegnate ad accumulare capitali in banca né intente a spendere innumerevoli miliardi di dollari per accumulare sistemi missilistici destinati a devastare tutta la Terra. Vuol proprio saperlo, Cancelliere? Se fossi la cometa e vedessi il perpetuarsi di questa situazione priva di senso, potrei benissimo pensare che tanto varrebbe sbarazzarsi di una creatura arrogante, rapace e generalmente antipatica come lo è l’uomo».
Il Cancelliere ricadde di schianto sulla poltrona, come se volesse imitare il collega Sir Harry Julian. Poi si passò con un gesto stanco la mano sulla fronte.
«Anch’io ho fatto riflessioni del genere, naturalmente. Ed è per questo che sono venuto qui in preda a una specie di panico. Che cosa consiglierebbe lei, Newton?»
«Sarebbe un grande aiuto se la stampa appoggiasse in pieno il governo? Magari il mattino del giorno in cui viene votata la fiducia?»
«Naturalmente. Sarebbe un intervento decisivo. Ma la stampa è assolutamente «contraria» al governo.»
«Potrebbe fare in modo che il Primo Ministro convochi una conferenza stampa? La conferenza potrebbe aver luogo al numero 10 di Downing Street? Il giorno «prima» del voto di fiducia?»
«Chi dovrebbe tenerla? Il Comitato Halley?»
«Per essere sincero, Cancelliere, vorrei che alla conferenza partecipasse il minor numero possibile di noi. Ecco, vede, dovrò entrare in azione senza mezzi termini», disse Isaac Newton con voce decisa. «E faccia in modo che nessuno lo sappia all’infuori del Primo Ministro.»
«Secondo me, dovreste partecipare lei e il Primo Ministro. Sarebbe la cosa migliore. Francamente, non do il meglio in situazioni del genere», concluse il Cancelliere.
64
Il Primo Ministro aveva deciso di appoggiare al massimo l’idea di Isaac Newton di tenere una conferenza stampa nella Sala del Gabinetto al numero 10 di Downing Street. Isaac Newton fece scorrere lo sguardo lungo l’ampio tavolo alla ricerca di facce familiari mentre il Primo Ministro e lui sedevano sulle due poltroncine rimaste, collocate a metà del tavolo e rivolte verso Downing Street. Non che l’espressione «facce familiari» equivalesse a «facce benevole», rifletté Isaac Newton mentre ricordava un incontro un tantino disastroso con la stampa, avuto in un’occasione precedente. Riconobbe Alan Bristow, direttore di «Nature». Così pure riconobbe Tom Taylor dell’«Observer». O, più precisamente, riconobbe il colbacco di astrakan che Taylor insisteva a tenere in testa persino nella sala dove si riuniva il governo britannico. Anche il Primo Ministro notò lo strano copricapo e cominciò: «Il signore con il cappello in testa è pregato di toglierselo. O di togliersi di mezzo».
Isaac Newton pensò che questa non fosse la maniera più gentile per dare il via a un incontro estremamente critico. Il silenzio di tomba che scese all’istante sui presenti confermò questa riflessione. Dopo circa venti secondi di assoluto silenzio, Taylor si alzò in piedi e uscì a passi malfermi dalla stanza, sempre con il colbacco di astrakan in testa.
«Sin dai tempi di Disraeli nessuno ha tenuto il cappello in testa in questa stanza», osservò il Primo Ministro in tono energico, soggiungendo: «Detesto particolarmente i colbacchi di astrakan come pure le mosche e la cenere delle sigarette sul tappeto. E ora, il professor Newton farà una comunicazione».
«Due anni fa, il Primo Ministro mi ha chiesto di commentare i colloqui sul disarmo che si svolgevano a Ginevra», cominciò Isaac Newton. «Avevo l’incarico di prendere in esame la situazione del deterrente nucleare britannico, assieme ad argomenti riferentisi a missili a media gettata, precisamente gli S.S.20 ed S.S.21 sul versante sovietico, e i missili Cruise e Pershing 2 sul fronte della NATO.»
«Fenwick del «Mirror». E’ vero che missili Cruise e Pershing 2 sono stati effettivamente lanciati?»
«Discuteremo poi questo argomento, signor Fenwick», rispose il Primo Ministro con molta calma.
Riflettendo che il Primo Ministro era abituato alle continue interruzioni in Parlamento, Isaac Newton continuò, riprendendo il filo del discorso appena cominciato: «Le mie riflessioni sul deterrente britannico e sulla NATO non mi fecero capire molto bene, temo, i problemi più grossi del confronto tra le superpotenze. I tremendi mutamenti strategici che si sono verificati sin dal 1970 sono diventati comprensibili solo gradualmente negli ultimi due anni. Comprensibili a me, voglio dire», ammise Isaac Newton in tono pacato.