«Hardy del «Mail». Potrebbe spiegarsi meglio, per favore? Dicendo con precisione che cosa intende per «tremendi»?»
«Se ritorna agli anni ’60, signor Hardy, molti si cullavano nella confortante persuasione che una guerra nucleare sarebbe stata un tale disastro per chiunque che nessun governo, di qualsiasi colore politico fosse, poteva contemplarla. Questa confortevole persuasione era condivisa dai governi, dalle opinioni pubbliche e anche dai pianificatori militari.»
«E lei dice che la situazione è cambiata?» chiese un’altra voce.
«Sì, purtroppo. Ha subito un decisivo cambiamento con l’invenzione delle testate multiple. Anche se, all’inizio degli anni ’70, quando questo accadde, quasi nessuno di noi se ne rese conto», intervenne il Primo Ministro.
«Mi piacerebbe conoscere la sua opinione in proposito, professor Newton. Come lei probabilmente sa, noi di «Nature» abbiamo opinioni tutte nostre. E da più di due anni», osservò Alan Bristow.
«Le testate multiple», rispose Isaac Newton, «rendono possibile un attacco nucleare a sorpresa così potente da essere in grado di mettere fuori uso le armi strategiche dell’avversario. Da principio si trattava solo di un concetto. Ora, si potrebbe dire, il concetto è diventato realtà. Un attacco nucleare a sorpresa dell’Unione Sovietica sarebbe molto probabilmente in grado di togliere agli Stati Uniti la capacità di lanciare i suoi missili Minuteman.»
«Ma non stanno corazzando i loro silos per sventare questo tipo di minaccia? Alan Cross del «Times».»
«Tutto sta a indicare, signor Cross, che la protezione degli impianti rappresenta solo la parte minore del problema. Il vero punto debole è la struttura di comando. Le sequenze dei tempi imposte alla potenza sotto attacco sono talmente ridotte da rendere quasi impossibile una reazione», esclamò Isaac Newton.
«Al punto da togliere il tempo per le consultazioni politiche», interloquì di nuovo il Primo Ministro.
«E da ridurre ancora di più il tempo per eventuali misure di sicurezza in caso di fallimento», soggiunse Isaac Newton.
«Io pensavo che fosse solo questo il motivo per avere una grande flotta di sottomarini. Anche se l’attacco nucleare a sorpresa venisse lanciato, l’avversario avrebbe pur sempre tutto il tempo per rispondere con un potente attacco di rappresaglia lanciato dai sottomarini», disse Hardy del «Daily Mail».
«Perché la dislocazione dei sottomarini non è nota, naturalmente», soggiunse Alan Cross del «Times».
«I guai sono cominciati con i progressi tecnologici e la crescente precisione dei lanci. Senta, signor Cross, immagini che io distrugga le sue principali armi di primo colpo con una tale precisione da non danneggiare le sue più importanti città. D’accordo: lei potrebbe piombarmi addosso a sua volta con i suoi sottomarini. Ma lo farebbe? Sapendo che le sue città resterebbero alla mercé delle mie più potenti armi di primo colpo? Probabilmente non lo farebbe. Per salvare le sue città lei cederebbe. E’ questo il problema che ora assilla i pianificatori militari», mise in rilievo Isaac Newton.
«Sono d’accordo con Newton su questo, se non su tutto», annuì Alan Bristow. «Vede», proseguì, «la tentazione di scatenare un attacco nucleare a sorpresa cresce continuamente. Se non lo faccio io, lo farà l’altro. I vantaggi del colpo a sorpresa…»
«… aumentano», annuì a sua volta Hardy del «Daily Mail».
«E noi, in che situazione veniamo a trovarci?» chiese Fenwick del «Daily Mirror».
«Pritchard del «Guardian»», disse una voce nuova. «Nella situazione di chi vede continuamente diminuire il proprio margine di sicurezza. La domanda che vorrei farle, professor Newton, è questa: quanto tempo rimane ancora al mondo, a suo giudizio, prima che una guerra nucleare diventi inevitabile?»
«Fino alla fine del secolo. Se siamo fortunati», rispose Isaac Newton.
«Se non fosse stato per la cometa», intervenne il Primo Ministro, decidendo che era venuto il momento di discutere gli eventi recenti.
«Sì, Primo Ministro, è proprio questo che vogliamo sapere tutti. Come è successo, tanto per venire al sodo?» chiese Alan Bristow.
«Se fossimo in grado di rispondere, dottor Bristow, saremmo la terza superpotenza, non le pare?» replicò il Primo Ministro evitando d’istinto la domanda.
«Comprendo in pieno il suo pensiero, Primo Ministro. Ma lei deve pur conoscere la situazione meglio di noi», insistette Bristow.
«Quello che è successo», fece con energia Isaac Newton, riprendendo il filo del discorso, «è stata un’esercitazione tipo «wargames», maledettamente seria nei suoi intenti, ma tradotta in realtà in una maniera un tantino ridicola, forse per farci vedere quant’era assurdo tutto questo. Prima di tutto sono stati immobilizzati i capi russi, presumibilmente per rendere più semplice una situazione che stava diventando fin troppo complessa con l’andar del tempo. Poi è stato simulato un attacco a sorpresa contro gli Stati Uniti. L’attacco è stato simulato con una precisione che francamente definirei sbalorditiva.»
«E qual è stato il risultato, secondo lei?» chiese Hardy del «Daily Mail».
«Che una rete militare estremamente complessa ha rivelato la sua vulnerabilità.»
«In Occidente, lei intende dire? Axeford del «Morning Star».»
«Implicitamente anche all’Est, penso, signor Axeford. Inoltre è implicito, e anche ovvio, che delle «tre» superpotenze la «terza» è la più potente», rispose Isaac Newton.
«Motivo per cui siamo stati per tutto il tempo alleati con la terza superpotenza», intervenne il Primo Ministro, approfittando all’istante dell’occasione.
«Il che ci conduce a un punto piuttosto delicato, Primo Ministro», disse Alan Bristow sporgendosi in avanti e facendo con la sinistra un gesto nell’aria.
«Quale sarebbe?»
«Il Comitato Halley c’entra in qualche modo negli avvenimenti recenti?»
«Che cosa preferisce che le risponda, dottor Bristow, sì o no?»
«Come preferisce «lei», Primo Ministro.»
«Passo la domanda al professor Newton perché francamente non conosco la risposta migliore.»
«La risposta è sì e no, contemporaneamente», disse Isaac Newton, conscio di essere sul punto di fare una dichiarazione che avrebbe trovato una poderosa eco nei giornali. «Sì, nel senso che abbiamo quasi certamente fornito alla cometa informazioni che l’hanno messa nelle condizioni di comprendere la situazione nella quale si trovava l’umanità. No, nel senso che non abbiamo avuto nulla a che fare con la pianificazione dell’operazione.»
«E’ deluso, dottor Bristow?» chiese il Primo Ministro.
«Francamente, non saprei. Ma possiamo ora parlare dei lanci dei missili Cruise? Sembra che si sia trattato di una faccenda doppiamente grave per il fatto che questi missili sono stati non solo lanciati, ma resi anche inoffensivi. Che ne è stato?»
«Sono stati neutralizzati assieme ai Pershing 2 e ai Minuteman 1. Non è troppo difficile neutralizzare i missili. Bastano i raggi X», rispose Isaac Newton.
«Se si sa come si deve fare», convenne Bristow. «L’altra faccenda grave consiste nel fatto che dopo i primi lanci altri ne sono stati interrotti, per suo ordine, credo, Primo Ministro. Non è che con questo disapprovi la sua decisione…»
«Grazie.»
«Mi sto domandando che significato avrà tutto questo», insistette Bristow, «per il nostro paese. Qual è esattamente la nostra posizione?»
«Sembra che più per caso che volutamente siamo diventati alleati della «terza» superpotenza. Ci piaccia o no, questa sembra essere la situazione», rispose il Primo Ministro, consapevole di essere arrivato al punto critico.