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Un altro aspetto fortunato caratterizzava la situazione. A differenza delle ceneri vulcaniche che non evaporano e che qualche volta possono metterci degli anni per scomparire dall’atmosfera alta, i cristalli di ghiaccio erano in grado di evaporare. Infatti, ricadendo sugli alti strati della stratosfera nei giorni successivi, i cristalli di ghiaccio evaporarono in misura sufficiente da consentire a una parte della luce solare di arrivare fino alla superficie della Terra, in maniera che la gente potesse in linea di massima muoversi, benché nell’inverno successivo la luce del giorno avrebbe raggiunto al massimo un debole chiarore. Solo nella tarda primavera dell’anno successivo, la gente abitante alle latitudini settentrionali avrebbe rivisto il Sole.

L’energia dispersa in un solo istante nell’Oceano Artico fu enorme secondo i criteri umani e superava la quantità di energia consumata dalla specie umana in tutta la sua storia. Essa fu sul punto di sciogliere il ghiaccio dell’oceano, il mostruoso conglomerato di iceberg esteso su due milioni e mezzo di chilometri quadrati. Non lo sciolse, comunque; le circostanze vollero che entrasse in ballo un altro fenomeno oltre alla fusione diretta del ghiaccio. L’energia fu più che sufficiente per dare origine a immense correnti in entrata nell’Oceano Artico e in uscita da esso, correnti che trascinarono il conglomerato degli iceberg verso sud, soprattutto attraverso il canale tra la Groenlandia e la Scandinavia. Un fenomeno del genere si verifica normalmente nel Nord durante l’estate, ma su scala relativamente molto ridotta. Questa volta, invece, si manifestò su scala enorme. Iceberg con una superficie complessiva di due milioni e mezzo di chilometri quadrati defluirono verso sud nell’Oceano Atlantico dove incontrarono acque che erano state appena riscaldate al massimo durante l’estate al nord. Tutti questi iceberg in movimento verso sud erano condannati a sciogliersi gradualmente. I più grossi sarebbero sopravvissuti durante il successivo inverno nell’emisfero settentrionale e penetrati in gran numero a sud della Gran Bretagna, minacciando la navigazione fino alle regioni tropicali. Nonostante ciò era solo una questione di tempo — di mesi, in realtà — perché ogni iceberg si sciogliesse centimetro per centimetro, finché non ne fosse rimasto solo acqua.

Con lo strato superficiale di ghiaccio così «scremato» dall’Oceano Artico, così come una persona potrebbe «scremare» uno strato di alghe dalla superficie di uno stagno immobile, l’acqua sarebbe risalita dalla profondità e una trasformazione enorme con effetti di lunghissima durata e grande significato per tutta la Terra si sarebbe raggiunta. Secondo gli scienziati, l’Oceano Artico si era congelato oltre un milione e mezzo di anni fa. Questo fenomeno che bloccava il movimento libero dell’acqua in superficie si ripercosse sul clima di tutto l’emisfero settentrionale e, fino a un certo punto, di tutto il mondo.

Con il ghiaccio di superficie ora in processo di scomparire, il clima mediterraneo della Francia meridionale si sarebbe spostato nel corso di pochi anni a nord fino all’Inghilterra meridionale. I campi di grano del Canada si sarebbero estesi molto di più a nord e la Siberia avrebbe finalmente offerto buone prospettive agricole.

Nel corso di qualche secolo, la grande cappa di ghiaccio della Groenlandia si sarebbe sciolta un po’ alla volta, mettendo a nudo un nuovo continente di forma simile a una scodella, con montagne alte alla periferia e una depressione abitabile all’interno. Si sarebbe verificata anche una parziale fusione degli ancora più ampi campi di ghiaccio e ghiacciai dell’Antartico, un fenomeno che assieme alla fusione dei ghiacci della Groenlandia avrebbe innalzato di circa trenta metri il livello dei mari ovunque. L’ulteriore processo di fusione avrebbe costretto la gente a trasferire molte delle più grandi città del mondo su terreni più elevati e a costruire dighe per proteggerle. Tutto questo sarebbe accaduto naturalmente nel corso di vari secoli, non in un momento. Tirando le somme, nessuna generazione dei secoli futuri avrebbe potuto evitare di rendersi conto di quanto era avvenuto durante l’avvicinamento della cometa di Halley nel 1986, perché le conseguenze della sua comparsa sarebbero state evidenti. In realtà, i particolari di ciò che era accaduto durante l’avvicinamento della cometa di Halley sarebbero stati ricordati anche quando la parola superpotenza avrebbe cessato di avere un significato. Questo doveva essere il risultato storico a lunga scadenza di tutti questi avvenimenti.

74

Al momento in cui la presero sembrò una decisione semplice e di scarsa portata. D’altra parte avrebbero potuto ben difficilmente prevedere gli eventi che il futuro teneva in serbo. Per rispettare le tradizioni della famiglia, Frances Margaret e Isaac Newton stabilirono di sposarsi nella chiesa di Outerthwaite, la cittadina più vicina alla valletta dove la famiglia della sposa risiedeva da tanto tempo, vicino alla più nota valle del Duddon. Non si sposarono subito, ma aspettarono che il sole splendesse di nuovo in tutto il suo fulgore. Kurt Waldheim, che doveva fare il compare d’anello, si riservò il compito di determinare la data precisa dello sposalizio mediante complessi e difficili calcoli con il computer, calcoli riguardanti il tempo che sarebbe stato necessario perché la coltre di cristalli di ghiaccio nell’atmosfera superiore evaporasse via. Poi vennero aggiunte tre settimane per permettere ai narcisi selvatici dal gambo corto, che crescono in gran profusione in tutto il distretto di Broughton, di sbucare trionfalmente tra la neve residua di un inverno buio e duro. Così la data delle nozze venne spostata verso la fine di maggio e debitamente fissata.

Le prime mosse per movimentare quella che doveva essere una riunione di famiglia vennero compiute dai due fratelli di Frances Margaret, entrambi ufficiali nella Royal Navy. Essi decisero di solennizzare l’avvenimento con la presenza di un gruppo di colleghi, il che venne considerato ufficialmente come una cosa senz’altro appropriata in vista dell’alta posizione occupata a suo tempo nella Marina da Guerra dal padre, viceammiraglio Sir James Haroldsen. Erano attesi anche alcuni, pochi, personaggi politici di primo piano, ma in forma strettamente privata, in maniera da sfuggire all’attenzione della stampa. Ma tutto fu inutile perché i russi comunicarono improvvisamente a metà gennaio che avrebbero mandato una delegazione. All’avvenimento veniva attribuita una grande importanza nell’Unione Sovietica dove i membri del Politburo erano guariti in maniera all’apparenza miracolosa dal prurito folle. Qualcuno aveva notato che la guarigione era coincisa con il discorso di presentazione tenuto da Isaac Newton all’assemblea internazionale a Versailles.

L’intervento dei russi mise immediatamente l’evento in una luce completamente diversa. Se, infatti, interveniva una rappresentanza sovietica, dovevano intervenire anche rappresentanze di altre nazioni, specie dell’Europa e dell’America del Nord. Effettivamente, gli avvenimenti riguardanti la cometa di Halley stavano già assumendo le qualità di una leggenda. Da quel modesto avvenimento familiare che erano, le nozze si stavano così trasformando in un affare di stato. Al punto che la semplice presenza di un gruppo di colleghi dei fratelli schierati all’uscita della chiesa si mutò in una rigida cerimonia formale nella quale erano coinvolti anche vari ufficiali di grado elevato. Il giorno delle nozze ebbe inizio con un’aria mite e qualche nebbiolina qua e là e arcobaleni all’apparenza sparsi un po’ dappertutto. Quando Isaac Newton e il suo compare d’anello arrivarono in anticipo alla chiesa, scoprirono che questa era stata decorata con rami di betulla e, naturalmente, grandi mazzi di narcisi dal gambo corto.