Scattata la fotografia, Isaac Newton chiese a Scrooge di togliere i nastri, ma poi cambiò idea, si fece avanti lui stesso e disse: «No, forse è meglio che lo faccia io».
Aprì con la chiave l’ufficio e, prendendo per il braccio Clamperdown, entrò. L’ufficio era completamente vuoto.
«Facciamo un’altra fotografia. Riprendendo tutto questo vuoto. Andiamo, Clamperdown, resti nell’obiettivo. Avrà bisogno della foto per dimostrare al suo presidente di aver fatto del suo meglio. Purtroppo, qualcuno è entrato qui prima di lei. Lei è sfortunato, amico mio. Il mondo non è un posto soave e ingenuo, se lo ricordi.»
16
Le quattro del pomeriggio erano passate da pochi minuti quando Isaac Newton arrivò alla facoltà di veterinaria.
«Chiedo scusa se sono un po’ in ritardo. Ho avuto visite», spiegò a Featherstone, i cui occhi azzurri ammiccarono mentre rispondeva:
«Immagino che sarai molto occupato. Mi dispiace per quanto è successo al tuo collaboratore. E’ proprio una sfortuna quando capita una cosa del genere proprio all’inizio, senza darti il tempo di prendere le redini in mano».
«Ti hanno raccontato i particolari?»
«Solo voci, delle quali non mi fido molto.»
«Sono venuto a trovarti perché c’è un punto sul quale vorrei avere un consiglio da te. Ma sarà meglio che cominci a raccontarti ciò che e accaduto, ciò che ho visto io, voglio dire.»
Poi, Isaac Newton raccontò il susseguirsi dei fatti da quando, alle due meno un quarto, era stato costretto ad alzarsi, fino al suo ritorno alla vecchia foresteria circa un’ora più tardi, solo che non menzionò la presenza di una certa signorina Haroldsen.
«A ripensarci», concluse, «ho commesso l’errore di non esaminare più attentamente il corpo di Howarth. Ma la luce era scarsa e la scena era alquanto sinistra.»
Gli angoli della bocca di Featherstone si sollevarono mentre egli annuiva.
«Beh, immagino che fosse davvero un tantino sinistra», disse. «Ma nel suo insieme, in quella faccenda c’è qualcosa che non va.»
«Immagino che nessun corpo si irrigidisca immediatamente dopo la morte, non è così? Quanto tempo ci vuole perché subentri il «rigor mortis»?»
«Beh, non sono un patologo, naturalmente. Ma il «rigor mortis» si manifesta nei mammiferi generalmente a una certa distanza dalla morte che varia da specie a specie. Il fattore principale è costituito dalle dimensioni dell’animale. Nel caso degli esseri umani si parla di ore, non minuti, benché l’intervallo sia notoriamente variabile di caso in caso.»
«Comunque non potrebbe essersi irrigidito subito. Si sarebbe dovuto irrigidire come una tavola di legno per mantenere la pressione sul tasto dell’organo. E’ questa la cosa di cui avrei dovuto rendermi conto allora.»
«Sei sicuro che si trattasse di un solo tasto? Forse si è piegato in avanti, assumendo la posizione che tu stesso hai visto, a premere con la mano o con il braccio la tastiera.»
«Ci sono tre testimoni che hanno manifestato un’opinione diversa. Il portiere di notte ha definito il suono proveniente dall’organo simile a una sommessa nota lamentosa. La mano o il braccio sulla tastiera avrebbero prodotto ovviamente una stridula dissonanza.»
«Può darsi che il portiere avesse perso la testa, terrorizzato com’era.»
«Non potrei dargli torto. Tuttavia non credo che sia un testimone così poco attendibile. In fondo, scoprire lì il corpo non aveva su di lui lo stesso effetto che poteva avere su di noi. Lui è abituato a quell’ambiente.»
«E tu, che cosa ne pensi?»
«Sono perplesso, ovviamente, come del resto la polizia. Il fatto più importante è che un uomo è morto. Il portiere e il cappellano del Saint John’s College hanno detto entrambi che quello era Mike Howarth, e anch’io l’ho pensato. Per cui possiamo attribuire a questa constatazione il valore di un dato di fatto. Ci sono tre ipotesi. Mike Howarth può essere morto di morte naturale, essersi suicidato o essere stato assassinato. Se la morte è stata naturale, perché è avvenuta nella cappella del Trinity, a quell’ora chiusa a chiave e perciò inaccessibile a chi non appartenesse al College? Perché l’organo era acceso? Perché Howarth non è morto in uno dei banchi invece di arrivare fino all’organo? Una risposta a queste domande è talmente difficile da far apparire impossibile una morte per cause naturali. Ho visto Howarth poche ore prima della sua morte e non ho notato niente in lui che denunciasse un qualunque malessere fisico.»
«E mentalmente?»
«Era agitato, molto agitato.»
«Al punto da rendere possibile il suicidio?»
«Un finanziamento concessogli dal Consiglio di Ricerca era stato revocato. Lui era molto arrabbiato. Considerava il provvedimento una sorta di vendetta nei suoi confronti.»
«Era paranoico?»
«Per un certo verso sì. Era convinto di aver fatto una grande scoperta, di aver individuato segnali intelligibili provenienti da una cometa.»
«Questa secondo me è grossa.»
«Solo che non risolve il problema del corpo irrigidito e della pressione su un unico tasto dell’organo.»
Isaac Newton s’interruppe per un attimo mentre un nuovo pensiero gli si affacciava alla mente.
«Si è accesa la lampadina?» chiese infine Featherstone con un sorriso.
«In certo qual modo sì. Se ti chiedi come un unico tasto dell’organo sia stato compresso, il sistema esiste. Premi il tasto e riempi il vuoto risultante con plastilina.»
«In tal caso, la plastilina avrebbe dovuto esserci.»
«Ma se invece della plastilina dovessi servirti di un materiale solido, congelato, che si scioglie progressivamente o — meglio ancora — evapora in circa un’ora? Sono sicuro che in qualsiasi manuale di chimica puoi trovare una sostanza del genere.»
«Questo presupporrebbe una mentalità particolare.»
«Sì, è vero», convenne Isaac Newton. «Ma se ammetti che un uomo di mentalità particolare abbia voluto richiamare l’attenzione del mondo sulla propria morte, come capita talvolta, penso, ai suicidi, sarebbe difficile trovare un sistema migliore. La notizia occuperà le prime pagine dei giornali, non ti pare?»
Featherstone sorrise, un po’ a disagio.
«Penso di sì. Specialmente durante l’inchiesta del Coroner. Per quando è stata fissata? Può darsi che venga a sentirla.»
«Non ho sentito ancora quando la faranno, ma te lo farò sapere.»
«E la possibilità che si tratti di un assassinio? Suppongo che tu possa sapere ben poco in quel senso. Cioè della vita privata di Mike Howarth.»
«Effettivamente, il motivo per un omicidio ci potrebbe essere. Sono venuto da te per parlartene perché ritengo che qualcun altro oltre a me dovrebbe esserne al corrente. Non è che voglia cacciarti in una situazione pericolosa, ma la conoscenza del fatto non dovrebbe rappresentare alcun rischio per te purché non ne parli con nessuno. Il guaio è che io stesso probabilmente non potrò tener segreta al faccenda perché da un momento all’altro esploderà.»
«Qui, da noi, siamo abituati ad avere a che fare con animali pericolosi», rispose Featherstone ammiccando con gli occhi azzurri.
«Le onde dei segnali scoperti da Mike Howarth erano molto lunghe, troppo lunghe per penetrare attraverso la ionosfera. Il che significa che i segnali, se trasmessi da un satellite, non potrebbero essere mai scoperti da una qualunque attrezzatura sulla Terra. Mi sono accorto subito, non appena Howarth mi ha menzionato la lunghezza d’onda, che poteva essere una cosa molto importante dal punto di vista militare. Qualcuno potrebbe mettere in orbita un satellite che dà ordini ad altri satelliti. L’unica maniera in cui il nemico potrebbe venirne a conoscenza sarebbe intercettando i messaggi con un suo satellite in orbita. Ciò che può essere accaduto è che Howarth abbia fatto, per puro caso, un’intercettazione del genere, inciampando in tal modo in un importante segreto militare.»