Выбрать главу

«Guerra pianificata nello spazio? Non sapevo che esistesse anche una cosa del genere.»

«E’ già in atto da tempo, in segreto. E assume di anno in anno dimensioni sempre maggiori.»

«Ma perché una simile idea sarebbe un segreto? Dovrebbe essere una faccenda piuttosto ovvia per la gente che partecipa al giochetto.»

«E’ difficile produrre onde molto lunghe senza un equipaggiamento pesante, troppo pesante, normalmente, per un satellite. Ma qualcuno potrebbe aver scoperto il sistema di trasmetterle con un’attrezzatura leggera. In tal caso, sarebbe l’esistenza di una simile attrezzatura a costituire il segreto. Questo, naturalmente, perché se tu sai che una cosa è possibile, ti sarà molto più facile scoprirla per tuo conto…»

«… che non nel caso in cui tu ignorassi questa possibilità? Questo lo capisco.»

«Il guaio diventa veramente grosso se tu, per errore, ritieni che qualcosa non sia possibile», annuì Isaac Newton. «Beh, vedi, si può immaginare che la ricezione da parte di Mike Howarth di presunti segnali provenienti da una cometa abbia in realtà messo a nudo un importante segreto militare. Qualcuno potrebbe aver ritenuto opportuno stroncare la faccenda sul nascere, specie dopo che io ho lasciato capire di volerlo aiutare.»

«E tutto sarebbe stato fatto in modo da farlo sembrare un grottesco suicidio? Ma una soluzione del genere non otterrebbe l’effetto opposto, attirando l’attenzione di tutti?»

«Attirando l’attenzione su cosa? Sul meccanismo dell’organo. Sulla nota lamentosa dell’organo. Sulla cappella del Trinity College. Su tante altre cose di nessuna importanza.»

«Anche se le cose stessero così, non sarebbe stato molto meglio e più semplice inscenare un incidente di macchina?»

«Sì, secondo la tua mentalità e la mia. Ma la mentalità dei gruppi operativi delle varie organizzazioni spionistiche del mondo non è identica alla nostra. Ricordi la faccenda dell’ombrello bulgaro con il puntale avvelenato?»

Isaac Newton prese abbastanza sul serio l’ultima parte del la conversazione con Featherstone da sentirsi contento di aver dato retta all’istinto e di aver allontanato Frances Haroldsen da Cambridge, mettendola al riparo da qualsiasi pericolo imprevisto. Inoltre prese abbastanza sul serio i discorsi fatti con Featherstone per trovare disgustosa l’idea di farsi punzecchiare da un ombrello nella Trinity Street, o nella Great Square oppure nella Combination Room.

Ritornato alla sua macchina nel parcheggio del Cavendish Laboratory, Isaac Newton controllò prima di tutto se Scrooge aveva lasciato le chiavi nel cassettino del cruscotto e se aveva portato via dal vano bagagli la scatola dei documenti. Poi, sospettoso come sempre, esaminò per cinque minuti tutta la vettura, per accertarsi che né Clamperdown né nessun altro avesse manomesso qualcosa.

Invece di svoltare a destra nella Madingley Road per dirigersi verso i College, attraversò Coton per raggiungere l’intersezione della M 11 con la Barton Road. Prese l’autostrada nella direzione nord e uscì a est verso Milton, procedendo con la Mercedes a una velocità che normalmente avrebbe considerato poco saggia, solo per avere la sicurezza di non essere seguito. Certo di questo fatto, svoltò a Milton in direzione nord per riprendere la strada che da Stretham porta a Ely. Erano esattamente le sei e un quarto quando parcheggiò la macchina al Lamb Hotel di Ely, dove prese una stanza per la notte.

Cenò a un tavolino in un angolo della sala da pranzo del l’albergo, sperando che Featherstone non fosse rimasto tanto impressionato dalla conversazione quanto lo era rimasto lui stesso. Ma il prepotente desiderio di confidarsi con qualcuno lo aveva indotto a rivolgersi al professore di veterinaria. Un uomo capace di trattare con leoni e tigri armato solo di un fucile carico di pallottole tranquillanti doveva essere sicuramente capace di tenere testa ai bulgari o a chi altro.

Il pensiero di Isaac Newton tornò alla colazione consumata con Frances Haroldsen e all’ultima parte della conversazione, quando aveva menzionato il reattore OKLO nel Gabon. La notizia della scoperta, fatta da fisici nucleari francesi, di grandi concentrazioni di prodotti di fissione in rocce risalenti a duemila milioni di anni fa, era stata accolta con scetticismo dagli studiosi di tutto il mondo, da scienziati esperti come lui stesso e Kurt Waldheim. Questo perché in condizioni naturali ogni sorta di inquinamento neutronico avrebbe impedito il raggiungimento della soglia critica di fissione anche in presenza di ricchi minerali di uranio e persino in presenza di concentrazioni di U-235 risalenti a duemila milioni di anni fa. Eppure, i francesi avevano finito per dimostrare di aver ragione, lasciando insoluto il problema dell’inquinamento neutronico.

La soluzione dell’enigma si ebbe quando un paleontologo americano andò a frugare nel terreno del reattore OKLO. Lo studioso notò che le concentrazioni particolarmente elevate di uranio erano associate a colonie di batteri fossilizzati. Fino a quel momento gli studiosi di fisica nucleare lo ignoravano, ma esistono specie di batteri che fanno precipitare l’uranio disciolto nell’acqua, in maniera da crearsi un guscio di uranio per formare le strutture note con il nome di stromatoliti. I due processi sono simili, solo che quando una colonia di batteri diventa abbastanza grande per formare una sufficiente concentrazione di uranio, l’insieme si trasforma in un reattore nucleare a generazione biologica. Il contenuto in carbonio dei batteri diventa il moderatore del reattore. Un esempio particolarmente impressionante, scoperto dagli americani, fu quello di una colonia alla quale sarebbe bastato mutare forma per raggiungere la soglia critica. La scoperta fece pensare che un reattore batterico controlla la propria stabilità semplicemente modificando la propria forma. Inevitabilmente, quindi, i batteri dovevano avere la capacità di resistere a enormi dosi di radiazioni, una conclusione che fu trionfalmente confermata quando batteri vivi e in buona salute vennero trovati all’interno dei reattori costruiti dall’uomo. Il problema OKLO era così risolto.

Una soluzione del genere — Isaac Newton l’aveva intravista subito, al termine della conversazione con Frances Haroldsen — spiegherebbe anche il problema del riscaldamento all’interno delle comete. Le comete restano calde grazie ai reattori nucleari a batteri, dimostrando in tal modo che deve esistere vita al loro interno. Questa constatazione, si era detto Isaac Newton, era un buon passo verso l’idea che nelle comete potesse esistere persino una forma di vita intelligente. In tal modo, le probabilità positive erano aumentate in maniera drastica, a suo avviso, per quanto riguardava la teoria di Howarth, nonostante il suo iniziale pessimismo.

Prima di crollare esausto sul letto, quella sera Isaac Newton telefonò a Waldheim a Ginevra. Dopo un minuto stava già parlando con Frances Margaret. La testa cominciò a girargli mentre ascoltava l’entusiastico profluvio di parole della ragazza, e il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu quello di chiedersi perché si trovava lì dov’era. Perché non era a Ginevra per sciare durante il week-end senza pensieri per la testa, per sciare con Frances Margaret? Invece si stava esponendo di proposito all’arrivo di una minacciosa valanga che — come qualsiasi persona ragionevole poteva prevedere — sarebbe scesa rombando lungo il fianco della montagna entro poche ore o pochi giorni, per portarlo a un probabile disastro.

17

Dopo aver fatto una buona dormita al Lamb Hotel, Isaac Newton era sceso in sala da pranzo per la prima colazione solo poco prima delle nove, ed era quindi arrivato in ritardo al laboratorio. Boulton, il professore di geostrofica, lo stava già aspettando. Non appena furono entrati nell’ufficio di Newton, Boulton affrontò subito il punto che gli premeva.