«Credi di poter prendere alloggio nella mia casa sin da oggi?»
«Mi sembrava che mi avessi detto alla fine della settimana.»
«Questo prima di essere avvertito dalle mie spie che Scuby sta puntando nella mia direzione. Naturalmente me ne vado. Stamattina. La mia partenza potrebbe sembrare plausibile se tu fossi alloggiato già da oggi nella mia casa. Sarebbe una valida scusa se qualcuno dovesse farmi domande.»
«Beh, per essere sincero, comincerei volentieri il trasloco. Oggi pomeriggio andrebbe bene?»
«Ho detto alla donna delle pulizie di mandare tutto a lavare. Così la casa sembrerà un po’ vuota finché le lenzuola e gli asciugamani non torneranno dalla lavanderia. Potresti cavartela intanto con della biancheria da letto portata via dal College? Penso che nessuno protesterebbe. A proposito, ho notato che ci sono delle talpe in giro. Ne parlerei all’Università, altrimenti si diffonderanno in tutta la zona.»
«Prenderò nota.»
«Un’altra cosa. Potresti prestarmi i soldi della tua cassa delle piccole spese? Finché Scuby non se ne sarà andato? Ti darò una ricevuta, naturalmente.»
«Che cosa c’è che non va?»
«Beh, tutti gli istituti lo fanno. Facciamo girare i soldi della cassa delle piccole spese in maniera che tutti gli uffici da lui visitati sembrino ben provvisti. Poi, quando se n’è andato, rimettiamo di nuovo a posto i soldi.»
«Non potresti servirti dell’assegno che ti ho dato ieri?»
«L’ho già versato — trasformandolo in marchi tedeschi. Il marco salirà sicuramente nei prossimi tre mesi.»
«Giochi al rialzo?»
«Niente affatto. Se fai una cosa del genere puoi rimetterci l’osso del collo con le oscillazioni. Basta un calo di due o tre Pfennig e sei fritto.»
«Come hai fatto a cambiare il tuo biglietto aereo? Di solito, le concessioni speciali APEX richiedono varie settimane di preavviso, no?»
«Oh, non bisogna mai seguire questa via. Posso indicarti un posto a Londra dove comprano i biglietti a blocchi interi. Non so precisamente come facciano, ma tu vai da loro con i soldi in mano, e un minuto più tardi esci con un biglietto per qualsiasi destinazione. Naturalmente è una scocciatura quella di andare a Londra, ma io mando la mia segretaria che mi aspetta poi all’aeroporto. Bene, adesso vado a prendere i soldi che ci sono nella sua cassa delle piccole spese e poi mi muovo. California, arrivo!»
«Temo che i soldi non siano molti.»
«Non preoccuparti, tutto fa brodo. Posso andare a trovare anche gli astronomi. Sembra che siano sempre pieni di soldi visto che viaggiano tanto, immagino. Oh, sì, c’è una cosa che devo dirti per metterti in guardia. Se qualcuno dell’Ufficio Tasse cominciasse a bighellonare attorno alla casa, dovrai dirgli che sei uno straniero. Altrimenti ti metteranno in catene subito. Hanno l’abitudine di farsi vivi alla domenica, quando pensano di trovarti a casa.»
«L’ispettore Grant e il sergente Forsyth», annunciò la signora Gunter un’ora più tardi. L’ispettore Grant, un uomo massiccio sulla cinquantina, con i capelli grigi, indossava l’uniforme della polizia. Il sergente Forsyth, un tipo smilzo, pressappoco dell’età di Isaac Newton, era in borghese.
«Ispettore Grant», esclamò Isaac Newton, alzandosi dalla scrivania per stringergli la mano, «sergente Forsyth», e, rivolto alla signora Gunter, chiese: «E’ stato trovato il mandato di perquisizione del quale ho chiesto ieri?»
«Non ancora, professore.»
«Forse posso chiarire questa faccenda, professore», disse l’ispettore estraendo un foglio da una grande busta che teneva in una mano, insieme col taccuino. «Ce l’ho qui», soggiunse, «perché possiate inserirlo nei vostri archivi.»
Isaac Newton esaminò il documento con cura, mettendoci un po’ di tempo. Poi disse: «Vuole archiviarlo, signora Gunter? E, tanto per rispettare tutte le formalità, signori, potreste essere così gentili da mostrarmi i vostri documenti di identificazione?»
«Sono d’accordo con lei, professore. Non si è mai abbastanza scrupolosi», annuì Grant tirando fuori un tesserino di identificazione munito di fotografia. Il sergente impiegò più tempo, evidentemente sorpreso dalla richiesta di Isaac Newton.
«Siccome non si è mai abbastanza scrupolosi, vorrebbe fotocopiare, signora Gunter, questi tesserini e unire le fotocopie al mandato? Voi, signori, non avete nulla in contrario, immagino?»
Il sergente fu sul punto di dire qualcosa, ma poi lasciò perdere.
«Siamo venuti da lei, professore, per chiederle se vuol assisterci nelle indagini», cominciò Grant.
«Riguardanti la morte del dottor Howarth?»
«Sì, è su questo che stiamo indagando, naturalmente.»
«Prima di accantonare la faccenda del mandato di perquisizione», disse Isaac Newton in tono ufficiale, «lei, ispettore, potrebbe forse spiegarmi come mai i suoi uomini sono entrati nell’ufficio del dottor Howarth e ne hanno asportato documenti e oggetti senza esibire prima il mandato.»
«Avevamo ricevuto l’ordine di consegnarlo a lei, professore. Ma lei non c’era.»
«Avrebbero potuto consegnarlo a qualche mio collaboratore o alla mia segretaria oppure lasciarlo addirittura sulla mia scrivania. Inoltre mi sembra che la porta dell’ufficio sia stata sigillata di proposito con il nastro adesivo per impedirci di renderci conto che del materiale era stato asportato illegalmente.»
«Noi non facciamo altro che tentare di risolvere una faccenda complessa e difficile, professore», rispose Grant.
«Apprezzo il fatto che «lei» lo faccia con questo spirito, ispettore. Resta da domandarsi se tutti siano spinti da motivazioni simili.»
«Noi speriamo che lei lo sia, professor Newton», intervenne il sergente.
«Innanzitutto devo dirle, professor Newton, che il Coroner ha fissato l’inchiesta per mercoledì prossimo, anche se probabilmente chiederemo un aggiornamento, dato lo stato delle indagini, nelle quali però speriamo di procedere grazie al suo aiuto.»
«Il mio aiuto è limitato dal fatto che mi sono incontrato con Howarth una sola volta e la nostra conversazione riguardò esclusivamente questioni scientifiche; inoltre mi trovo in quest’ufficio da soli quattro giorni.»
«Così, la diga ha ceduto, per così dire, proprio nel momento in cui lei arrivava?»
«Purtroppo è così.»
«Durante la conversazione con lui, ha notato nel comportamento del dottor Howarth qualche indizio che stesse meditando il suicidio?»
«Se lei mi avesse rivolto questa domanda subito dopo la conversazione avuta con lui, le avrei certamente risposto di no.»
«Ma ora ha cambiato idea?»
«In certo qual modo sì.»
«Perché?»
«Beh, se lei, invece di parlare subito di suicidio, dovesse chiedermi informazioni sull’equilibrio mentale del dottor Howarth, direi che era affetto da un fenomeno patologico spesso chiamato mania di persecuzione. Penso che la mia opinione sarà probabilmente confermata da persone che lo conoscevano molto meglio di me. Ma, detto questo, posso affermare che a mio giudizio, intendo il giudizio «scientifico», Howarth era «effettivamente» vittima di qualche persecuzione. Immagino che qualcuno potrebbe non essere d’accordo con me a questo proposito. Il guaio è, ispettore, che di fronte a domande riguardanti un suicidio mi sembra quasi impossibile dare una risposta.»
«Non ho capito bene ciò che vuol dire, professore.»
«Lei mi sta chiedendo un’opinione sullo stato mentale di un’altra persona, e ovviamente mi è impossibile dare un giudizio serio in quanto non sono quella persona. Io so che se un consiglio di ricerche dovesse revocare un contratto stipulato con me, mi metterei a fare qualcosa d’altro, a meno che, naturalmente, non riuscissi a scoprire un mezzo efficace per oppormi alla decisione. Non continuerei a lamentarmi del provvedimento.»