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Laura si sentiva dolere ogni singolo muscolo, ogni singola giuntura. Non ebbe la forza per sollevarsi dai cuscini e abbracciare l’amica. Disse semplicemente: «Ti voglio un bene dell’anima, Thelma».

«L’Anguilla non c’era, ovviamente.»

«Lo riservo per un altro libro.»

«E io? Dannazione! Io non sono nel libro, anche se sono la figura più caratteristica che tu abbia mai conosciuto!»

«Ho in mente un libro tutto per te», le confidò Laura.

«Dici sul serio, vero?»

«Certo. Non quello a cui sto lavorando ora, ma quello successivo.»

«Senti, Shane, sarà meglio che tu mi faccia bellissima, altrimenti ti spacco il culo. Chiaro?»

«Chiarissimo.»

Thelma si inumidì le labbra e poi disse: «Metterai…»

«Sì. Metterò anche Ruthie.»

Rimasero in silenzio per un po’, mano nella mano.

Le lacrime annebbiarono la vista di Laura, ma si accorse che anche Thelma era commossa. «No, non farlo. Altrimenti il trucco punk va a farsi friggere», le disse.

Thelma sollevò una gamba. «Guarda qui, sono poco belli? Pelle nera, belli appuntiti, tacchi con tanto di borchie. Mi fa sembrare una dannata dominatrice, non è vero?»

«Quando sei entrata, la prima cosa che mi sono chiesta è stata quanti uomini avessi frustato negli ultimi tempi.»

Thelma sospirò e si schiarì la voce. «Shane, ascolta e ascolta bene. Questo talento che hai è forse molto più prezioso di quanto tu pensi. Sei in grado di fermare la vita delle persone su un foglio e quando le persone non ci sono più, le pagine sono ancora lì, la vita è ancora lì. Su una pagina puoi mettere per iscritto i sentimenti e tutti, ovunque, possono leggere quel libro e provare quegli stessi sentimenti; tu puoi toccare i cuori, puoi ricordarci che cosa significa essere umani, in un mondo dove si sta rapidamente perdendo il senso di ciò che è umano. Questo è un talento e una ragione per vivere, che è molto di più di ciò che la maggior parte della gente potrà mai sperare di avere. Perciò… ecco, io so quanto tu abbia desiderato avere una famiglia… tre o quattro bambini, così avevi detto… perciò so qual è la tua sofferenza in questo momento. Ma hai Danny e Christopher e questo talento sorprendente, e questo significa avere moltissimo.»

La voce di Laura tremò. «A volte… ho così paura.»

«Paura di che cosa, bambina?»

«Desideravo una famiglia numerosa perché… così era meno probabile che mi venissero tolti tutti insieme.»

«Ma nessuno verrà a toglierti nulla.»

«Ho solo Danny e il piccolo Chris… solo due… qualcosa potrebbe accadere.»

«Non accadrà nulla.»

«E allora rimarrò sola.»

«Non accadrà nulla», ripetè Thelma.

«È come se dovesse sempre succedere qualcosa. Questa è la vita.»

Thelma si avvicinò ancor di più a Laura, si allungò e le appoggiò la testa sulla spalla. «Quando hai detto che era stato un parto difficile… e ti ho vista così pallida… ho avuto paura. A Los Angeles ho degli amici, certo, ma fanno tutti parte del mondo dello spettacolo. Tu sei la sola vera persona a cui sia legata, anche se non ci vediamo spesso, e l’idea che tu saresti quasi…»

«Ma sono ancora qui.»

«Sarebbe potuto accadere.» Thelma rise amaramente. «Accidenti, Shane, un orfano rimane sempre un orfano, eh?»

Laura la strinse a sé e le arruffò i capelli.

Poco tempo dopo il primo compleanno di Chris, Laura consegnò The Golden Edge. Fu pubblicato dieci mesi più tardi e quando il bimbo compì due anni, il libro era il più venduto secondo la classifica di Times. Per Laura era la prima volta.

Danny amministrava i guadagni della moglie con tanta diligenza, prudenza e intelligenza, che nel giro di pochi anni, nonostante le tasse fossero piuttosto alte, sarebbero stati davvero ricchissimi. Laura non aveva un’opinione chiara in merito. Non si era mai aspettata di diventare ricca. Quando considerava la sua situazione, pensava che forse avrebbe dovuto sentirsi felice e soddisfatta, oppure spaventata, ma il denaro non le suscitava nessuna di queste due emozioni. La sicurezza che le veniva dal denaro le faceva piacere, le dava fiducia, ma non avevano nessuna intenzione di lasciare la loro casa, anche se avrebbero potuto permettersi una proprietà. Il denaro era , e questo era tutto; Laura gli dava poca importanza. La vita non era il denaro; la vita era Danny e Chris e, in misura minore, i suoi libri.

Con un bambino piccolo in casa, non ebbe più la forza di lavorare sessanta ore la settimana davanti al suo computer. Chris parlava, camminava, e il suo comportamento non corrispondeva a quello dei bambini dai due ai tre anni descritto dai testi specializzati. Non faceva capricci né si ribellava in maniera irrazionale. La maggior parte delle volte era un vero piacere stare con lui; era un bambino intelligente e curioso. Passava con lui ogni momento libero, attenta a non viziarlo.

The Amazing Appleby Twins, il suo quarto romanzo, fu pubblicato solo nell’ottobre del 1984, due anni dopo The Golden Edge, e fu accolto con entusiasmo dal pubblico.

Il primo ottobre Laura, Danny e Chris erano riuniti davanti al televisore a guardare un vecchio cartone animato di Willy Coyote mangiando pop corn, quando Thelma chiamò da Chicago, in lacrime.

Da quando era nato Chris, quattro anni prima, Thelma aveva fatto carriera. Era stata scritturata in un paio di casinò di Las Vegas. («Ehi, Shane, non devo essere niente male visto che le cameriere che lavorano qui sono praticamente nude, culi e tette al vento, e a volte i ragazzi del pubblico guardano me invece che loro. Ma forse sono solo delle checche.») Un anno prima era stata scritturata dalla MGM come attrice esordiente accanto a Dean Martin e aveva partecipato quattro volte a Tonight, lo spettacolo di Johnny Carson. Si parlava già di un film e persino di una serie televisiva imperniata sul suo personaggio e, grazie alla celebrità, sembrava aver acquisito un maggior equilibrio. Ora si trovava a Chicago e avrebbe presto debuttato come attrazione principale in uno dei principali locali della città.

Forse era proprio quel susseguirsi di eventi positivi che terrorizzò Laura quando sentì Thelma piangere. Già da qualche tempo temeva l’arrivo di un capovolgimento repentino che le avrebbe colte impreparate. Si lasciò cadere nella poltrona del suo studio e alzò il ricevitore. «Thelma? Che cosa è successo?»

«Ho appena letto… il tuo nuovo libro.»

Laura non riusciva a capire che cosa ci fosse nel suo ultimo romanzo che avesse potuto colpire Thelma così profondamente. Poi le venne il dubbio che qualcosa nella descrizione di Carrie e Sandra Appleby l’avesse offesa. Sebbene nessuno degli avvenimenti principali del romanzo rispecchiasse la vita reale di Ruthie e Thelma, ovviamente per le gemelle Appleby si era ispirata alle Ackerson. I due personaggi, però, erano stati descritti con grande affetto e simpatia e certo non in modo da offendere Thelma. Presa dal panico, Laura cercò di spiegarglielo.

«No, no, Shane, sei pazza da legare. Non hai capito niente!» replicò Thelma con la voce rotta dal pianto. «Non sono offesa, non riesco a smettere di piangere perché hai fatto una cosa meravigliosa. Carrie Appleby è Ruthie, così come non l’ho mai conosciuta, ma nel tuo libro hai lasciato che Ruthie vivesse a lungo. L’hai lasciata vivere, Shane, e questo è di gran lunga meglio di ciò che Dio ha fatto nella realtà.» Parlarono per un’ora, quasi sempre di Ruthie, ricordando i giorni passati più con affetto che con tristezza. Danny e Chris si presentarono sulla porta un paio di volte con aria sconsolata e Laura mandò loro dei baci, ma rimase al telefono con Thelma perché era uno di quei rari momenti in cui ricordare i morti era molto più importante che occuparsi dei bisogni dei vivi.