La California del sud è uno di quei rari posti al mondo dove si può passare da un paesaggio invernale a un caldo subtropicale in meno di due ore e per Laura quel viaggio era sempre una gioia e motivo di meraviglia. Tutti e tre indossavano calzettoni di lana, pantaloni, maglioni pesanti e giacche a vento, ma in meno di un’ora e un quarto avrebbero raggiunto climi più miti e nel giro di due ore non avrebbero indossato altro che una maglietta a maniche corte.
Laura era alla guida, mentre Danny, seduto davanti, e Chris, seduto dietro, stavano facendo un gioco che avevano inventato durante un viaggio precedente. La neve ricoprì rapidamente anche i tratti in gran parte protetti dagli alberi e negli spazi aperti la neve, che scendeva fitta fitta, vorticando sospinta dalle correnti capricciose dei venti montani, riduceva parzialmente la visibilità. Laura guidava con prudenza. Non aveva importanza se il viaggio invece delle solite due ore ne avesse richieste tre o quattro. Del resto erano partiti presto, perciò avevano tutto il tempo che volevano, tutto il tempo di questa terra.
Quando uscì dalla grande curva, qualche chilometro a sud della loro casa, e imboccò il pendio, vide una jeep rossa sul bordo e un uomo in mezzo alla strada. Stava scendendo dalla collina e si sbracciava per indicare loro di fermarsi.
Danny si sporse in avanti per cercare di vedere meglio. «Ha tutta l’aria di essere in panne. Ha bisogno di aiuto» disse.
«Squadra Packard in soccorso!» gridò Chris dal sedile posteriore.
Laura rallentò e l’uomo cominciò freneticamente a far segno di portarsi sulla banchina.
Con una certa apprensione Danny disse: «C’è qualcosa di strano in lui…»
Sì, qualcosa di decisamente strano. Era il suo Custode speciale. La vista di quell’uomo, dopo tanti anni, sconvolse e terrorizzò Laura.
10
Era appena sceso dalla jeep rubata quando la Blazer uscì dalla curva in fondo alla collina. Mentre si affrettava verso l’auto, vide che Laura aveva cominciato a rallentare ma era ancora al centro della strada. Allora cominciò a farle cenno di fermarsi sulla banchina, il più vicino possibile al terrapieno. Dapprima continuò ad avanzare, come se pensasse che si trattava solo di un automobilista nei guai o di una persona pericolosa, ma quando fu più vicina, tanto da poter vedere il suo volto e forse riconoscerlo, obbedì immediatamente.
Mentre lo sorpassava e si portava velocemente sul tratto più ampio della banchina, a pochi metri dalla jeep, Stefan fece dietrofront, le corse incontro e spalancò la portiera. «Non so se qui è sufficientemente sicuro. Uscite. Dobbiamo allontanarci. Presto. Adesso!»
Danny obiettò: «Ehi, aspetti…»
«Fai quello che dice!» gridò Laura. «Chris, avanti, esci!»
Stefan afferrò la mano di Laura e l’aiutò a scendere. Mentre Danny e Chris si precipitavano a loro volta fuori dall’auto, Stefan udì il rumore di un motore che si stava avvicinando. Guardò verso la collina e vide che un grosso autocarro aveva superato la cima e stava scendendo verso di loro. Trascinando Laura dietro di sé, corse davanti alla Blazer.
Il suo Custode ordinò: «Sul terrapieno, avanti». E cominciò ad arrampicarsi sul cumulo di neve dura e ghiacciata, ammassata dagli spazzaneve.
Laura guardò verso la strada e vide che il camion, a meno di mezzo chilometro da loro, appena superato il dosso cominciava a sbandare paurosamente sul selciato insidioso, per proseguire la sua corsa trasversalmente. Se non fossero stati fermati, se il suo Custode non li avesse trattenuti, si sarebbero trovati proprio nel punto in cui l’autocarro aveva cominciato a perdere il controllo. E sarebbero stati travolti.
Accanto a lei, Danny, che stava prendendo Chris sulle spalle, aveva ovviamente visto il pericolo. L’autocarro avrebbe potuto proseguire nella sua folle corsa senza che l’autista riuscisse a controllarlo, avrebbe potuto schiantarsi contro la jeep e la Blazer. Trascinando Chris, balzò sul terrapieno innevato, gridando a Laura di muoversi.
Laura cominciò a salire, cercando dei punti d’appoggio a cui aggrapparsi. Ma la neve non era semplicemente ricoperta di ghiaccio, era dura come il marmo e in alcuni punti si sfaldava a blocchi tanto che Laura rischiò di cadere all’indietro sulla strada sottostante. Quando raggiunse il suo Custode, Danny e Chris, a cinque metri dalla strada, su un tratto di roccia stretto ma senza neve, vicino agli alberi, Laura ebbe l’impressione che quella salita fosse durata un’eternità. Il suo senso del tempo, in realtà, doveva essere stato distorto dalla paura, perché quando guardò di nuovo verso la strada, vide che l’autocarro stava ancora sbandando verso di loro, ed era a una sessantina di metri di distanza. Dopo aver compiuto un giro completo su se stesso si stava nuovamente mettendo di traverso.
L’autocarro trasportava un gatto delle nevi che apparentemente non era bloccato né assicurato in altro modo. Il guidatore aveva assurdamente fatto affidamento sulla forza d’inerzia per mantenerlo fermo. Adesso però il veicolo aveva cominciato a sbattere contro le pareti dell’autocarro e contro la cabina di guida. Per tutto il tratto di discesa i violenti colpi contribuirono a destabilizzare il veicolo, finché sembrò che l’autocarro, completamente inclinato, potesse rotolare su se stesso da un momento all’altro.
Laura vide l’autista lottare con il volante, vide la donna accanto a lui che urlava, e pensò:
Oh, mio Dio, quella povera gente!
Come se le avesse letto nel pensiero, il suo Custode le gridò: «Sono tutti e due ubriachi e non hanno le catene».
Se conosci tante cose di loro, pensò Laura, devi anche sapere chi sono. Perché non li hai fermati, perché non hai salvato anche loro?
Con uno schianto tremendo la parte anteriore dell’autocarro cozzò contro la fiancata della jeep e la donna, priva di cintura di sicurezza, fu proiettata all’esterno e sfondò il parabrezza. Rimase ciondolante con il corpo per metà fuori della cabina. Laura gridò: «Chris!» ma vide che Danny aveva già fatto scendere il bambino e lo teneva stretto a sé, impedendogli di vedere ,ciò che stava accadendo.
Il violento urto non fermò l’autocarro; aveva ormai acquistato troppa velocità e il terreno era troppo scivoloso perché i battistrada senza catene potessero aderire al fondo stradale. Il tremendo impatto fece, invece, invertire la direzione dell’autocarro, che improvvisamente si rigirò. Il gatto delle nevi fu letteralmente proiettato fuori e andò a schiantarsi sul cofano della Blazer parcheggiata. Subito dopo il retro dell’autocarro cozzò violentemente contro la Blazer tanto da farla slittare di qualche metro nonostante fosse bloccata dal freno di emergenza.
Anche se si trovava in una posizione sicura, Laura, vedendo quella scena, si aggrappò al braccio di Danny, atterrita al pensiero che sarebbero sicuramente rimasti feriti o addirittura uccisi se fossero rimasti vicino all’auto.
L’autocarro rimbalzò dopo l’urto con la Blazer e la donna ferita ricadde all’interno della cabina. Sbandando più lentamente, il veicolo disegnò un angolo di trecentosessanta gradi, come se stesse eseguendo un raccapricciante balletto della morte, poi scese lungo il pendio, proseguendo di traverso sul selciato innevato, oltre la banchina, oltre il bordo della strada non protetto, giù, nel vuoto, non più visibile.
Nonostante non vi fosse più nulla di terrificante da vedere, Laura si coprì il volto con le mani, forse per cercare di scacciare dalla mente l’immagine dell’autocarro con i suoi occupanti che precipitava lungo la parete rocciosa, giù, per centinaia di metri. Il guidatore e la sua compagna sarebbero morti prima di schiantarsi al suolo. Nonostante l’ululato del vento, sentì l’autocarro colpire una sporgenza della roccia, poi un’altra. Ma dopo qualche secondo il rumore svanì e si udì solo il sibilo rabbioso della tormenta.