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Ancora sconvolti, scivolando e barcollando presero a discendere lungo il terrapieno per ritornare sulla banchina, dove schegge di vetro e di metallo erano sparse ovunque sulla superficie innevata. Da sotto la Blazer usciva del vapore perché il liquido caldo del radiatore gocciolava sul terreno ghiacciato; il veicolo distrutto scricchiolava sotto il peso del gatto delle nevi incastratosi nel suo cofano.

Chris stava piangendo. Laura si avvicinò e gli gettò le braccia al collo, lo sollevò e lo tenne stretto a sé, mentre singhiozzava contro la sua spalla.

Sconvolto, Danny si voltò verso il loro salvatore. «Chi… chi è lei, in nome del cielo?»

Laura fissò il suo Custode e trovò difficile affrontare il fatto che lui fosse veramente lì. Non lo vedeva da più di vent’anni, da quando ne aveva dodici, da quel giorno nel cimitero, quando l’aveva scoperto mentre osservava la sepoltura di suo padre. Non lo vedeva da vicino da quasi venticinque anni, dal giorno in cui aveva ucciso il drogato nel negozio di suo padre. Quando non si era preoccupato di salvarla dall’Anguilla, quando l’aveva lasciata sola ad affrontare quella situazione, era nata in lei una sorta di sfiducia e il dubbio si era fatto certezza quando non aveva fatto nulla per salvare Nina Dockweiler o Ruthie. Dopo tutti quegli anni era diventato un sogno, più un mito che una realtà, e negli ultimi due anni non aveva affatto pensato a lui, aveva smesso di credere in lui proprio come Chris aveva smesso di credere in Babbo Natale. Conservava ancora il biglietto che le aveva lasciato sulla scrivania dopo il funerale di suo padre, ma già da lungo tempo si era convinta che non fosse stato scritto da un Custode ma forse da Cora o Tom Lance, gli amici di suo padre. Ora l’aveva salvata ancora una volta, miracolosamente, e Danny voleva sapere chi fosse. E anche Laura voleva saperlo.

La cosa più strana era che il suo aspetto non era assolutamente mutato da quando aveva sparato al drogato. Esattamente lo stesso. L’aveva riconosciuto all’istante, dopo tutti quegli anni, perché non era invecchiato. Sembrava avesse trentacinque anni al massimo. Incredibilmente, il tempo non aveva lasciato alcun segno su di lui, nessun filo grigio tra i capelli biondi, nessuna ruga sul volto. Sebbene all’epoca di quel sanguinoso evento avesse la stessa età di suo padre, ora apparteneva alla sua stessa generazione o quasi.

Prima che l’uomo potesse rispondere alla domanda di Danny, o trovare un modo per eludere una risposta, un’auto superò la collina e iniziò a scendere verso di loro. Era una Pontiac ultimo modello, munita di catene che scricchiolavano sul selciato. L’autista parve accorgersi dei due veicoli danneggiati e notò le tracce ancora fresche dell’autocarro che non erano ancora state cancellate dal vento e dalla neve; rallentò e si spostò sulla corsia opposta. Invece di proseguire verso la banchina e lasciare libero il passaggio, l’auto continuò il suo viaggio verso nord sulla corsia sbagliata, arrestandosi a pochissimi metri da loro. Quando spalancò la portiera e saltò fuori dalla Pontiac, l’uomo, alto e vestito di scuro, imbracciava un oggetto che Laura, troppo tardi, riconobbe come un fucile mitragliatore.

Il suo Custode esclamò: «Kokoschka!»

Proprio mentre il suo nome veniva pronunciato, Kokoschka aprì il fuoco.

Sebbene fossero trascorsi quindici anni dalla guerra del Vietnam, Danny reagì con l’istinto di un soldato. Mentre le pallottole rimbalzavano dalla jeep rossa di fronte a loro e dalla Blazer dietro di loro, Danny afferrò Laura e spinse lei e Chris a terra fra i due veicoli.

Mentre si buttava a terra, vide che Danny era stato colpito alla schiena almeno una volta, forse due e Laura sobbalzò come se i proiettili avessero colpito lei. Danny cadde contro il muso della Blazer, piegandosi sulle ginocchia.

Laura urlò e tenendo Chris per un braccio raggiunse il marito.

Era ancora vivo e si trascinava sulle ginocchia verso di lei. Il suo volto era bianco come la neve che stava cadendo attorno a loro e Laura ebbe la tremenda sensazione che l’uomo che stava guardando fosse un fantasma. «Nasconditi sotto la jeep», disse Danny, allontanandole la mano. La sua voce era roca e debole. «Presto!»

Una delle pallottole lo aveva trapassato da parte a parte. Il piumino era macchiato di sangue.

Laura esitò e Danny si mosse verso di lei a carponi, sospingendola verso la jeep, a qualche metro di distanza.

Un’altra raffica crepitò nell’aria gelida.

L’uomo armato avrebbe senza dubbio raggiunto la parte anteriore della jeep e li avrebbe sterminati mentre stavano rannicchiati là sotto. Del resto non c’era altro posto dove rifugiarsi. Se avessero risalito il terrapieno, li avrebbe falciati molto prima che potessero raggiungere un posto sicuro nella foresta; se avessero attraversato la strada, li avrebbe colpiti prima che potessero raggiungere l’altro lato; se fossero scappati a monte, gli sarebbero andati incontro; se fossero fuggiti a valle, gli avrebbero voltato le spalle, diventando così dei bersagli ancora più facili.

La mitragliatrice crepitò i finestrini esplosero. Le pallottole perforarono la lamiera di metallo con un rumore secco.

Mentre strisciava davanti alla jeep, trascinando con sé Chris, Laura vide il suo Custode infilarsi nello stretto spazio tra il veicolo e il terrapieno innevato. Si era rannicchiato sotto il parafango, nascosto alla vista dell’uomo che aveva chiamato Kokoschka.

In preda alla paura non era più un Angelo Custode ma semplicemente un uomo. E non era più un salvatore, perché la sua presenza lì aveva attirato il killer.

A una nuova, pressante richiesta di Danny, Laura si contorse freneticamente sotto la jeep. Lo stesse fece Chris, senza piangere per mostrarsi coraggioso di fronte a suo padre. Non si era accorto che era stato colpito, perché aveva il volto premuto contro il petto di sua madre, nascosto nel suo piumino. Sembrava inutile nascondersi sotto la jeep, perché Kokoschka li avrebbe comunque trovati. Non poteva essere così ottuso da non guardare proprio lì, l’unico nascondiglio possibile. Stavano solo guadagnando tempo, qualche minuto in più di vita.

Quando fu completamente sotto la jeep, strinse a sé Chris, per offrirgli con il suo corpo un minimo di protezione in più. Udì la voce di Danny: «Ti amo». L’angoscia s’impadronì di lei, perché comprese che quelle parole erano anche un addio.

Stefan si infilò fra la jeep e il cumulo di neve ammassata lungo il terrapieno. C’era poco spazio, ma sufficiente per procedere strisciando verso il paraurti posteriore, dove Kokoschka non si sarebbe aspettato di vederlo comparire, dove poteva sparare un buon colpo prima che Kokoschka si girasse e gli scaricasse addosso la mitragliatrice.

Kokoschka. Mai era rimasto tanto sorpreso come quando lo aveva visto uscire dalla Pontiac. Significava che all’istituto erano al corrente del suo tradimento ed erano anche al corrente che si era intromesso tra Laura e il suo vero destino. Kokoschka aveva preso la Via del Lampo con l’intenzione di eliminare il traditore ed evidentemente anche Laura.

A testa bassa Stefan si fece strada fra la jeep e il terrapieno. La mitragliatrice crepitò nuovamente e i finestrini sopra di lui andarono in frantumi. Il cumulo di neve alle sue spalle in molti punti era incrostato di ghiaccio che lo trafiggeva con un dolore tremendo; sopportò il dolore e con tutto il peso si addossò contro la parete. Il ghiaccio si spaccò e la neve sottostante si fece abbastanza compatta da consentirgli di passare. Il vento si insinuava attraverso l’angusto spazio in cui si trovava, sibilando, ed ebbe la sensazione di non essere solo ma in compagnia di una creatura invisibile che lo scherniva. Aveva visto Laura e Chris infilarsi sotto la jeep, ma sapeva che quel nascondiglio avrebbe offerto loro solo qualche minuto in più di vita. Una volta arrivato davanti alla jeep, non vedendoli, Kokoschka avrebbe guardato sotto il veicolo e avrebbe aperto il fuoco.