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«Ho bazzicato gli ambienti più incredibili per scrivere numerosi romanzi, Thelma, e ho imparato come trovare le persone e le cose di cui ho bisogno.»

Thelma rimase in silenzio mentre ritornavano in cucina. Dal salotto proveniva la musica che accompagna le gesta di Indiana Jones. Laura si sedette al tavolo e continuò a pulire la sua rivoltella, mentre Thelma versava dell’altro caffè.

«Parliamoci francamente, Shane. Se c’è veramente qualche pericolo là fuori che giustifica tutto questo armamentario, allora è qualcosa di così grosso che non puoi affrontarlo da sola. Perché non assumi delle guardie del corpo?»

«Non mi fido di nessuno. Di nessuno a parte te e Chris. Questo è tutto. E del padre di Danny, ma purtroppo è in Florida.»

«Ma non puoi andare avanti così, sola, spaventata…»

Infilando uno spazzolino a spirale nella canna della pistola, Laura replicò: «Sono spaventata, è vero, ma sono preparata. Per tutta la vita sono rimasta ferma, mentre le persone che amavo mi sono state tolte. Non ho fatto altro che sopportare. Bene, al diavolo tutto quanto. D’ora in avanti combatterò. Se qualcuno vorrà portarmi via Chris, dovrà prima passare sul mio cadavere. Dovrà combattere una guerra».

«Laura, so che cosa stai passando, ma lasciami fare per un attimo l’analista e lasciati dire che non stai tanto reagendo a una minaccia reale, ma piuttosto iperreagendo a un senso di impotenza di fronte al destino. Non puoi sfidare la Provvidenza, amica mia. Non puoi giocare a poker con Dio e aspettarti di vincere solo perché hai una pistola nella borsetta. Voglio dire, hai perso Danny in una circostanza tragica, d’accordo, e forse potresti dire che Nina Dockweiler sarebbe vissuta se qualcuno avesse regalato una pallottola all’Anguilla alla prima occasione, ma quelli sono gli unici casi in cui la vita delle persone che tu amavi avrebbe potuto essere salvata grazie alle armi. Tua madre è morta dandoti alla luce. Tuo padre è morto d’infarto. Abbiamo perso Ruthie in un incendio. Imparare a difenderti con le armi va bene, ma è fondamentale che tu abbia delle prospettive, devi accettare la nostra vulnerabilità, o finirai in un manicomio insieme con persone che parlano alle gambe dei tavoli e mangiano vestiti a colazione. Facciamo le corna, ma che succederebbe se Chris si ammalasse di cancro? Tu sei pronta a far saltare in aria chiunque osi toccarlo, ma non puoi uccidere il cancro con una pistola e temo che tu sia così follemente determinata a proteggerlo, che cadrai a pezzi se qualcosa del genere succedesse, qualcosa che non puoi controllare, che nessuno può controllare. Sono preoccupata per te, Laura.»

Laura scosse la testa e provò un moto di tenerezza per l’amica. «Lo so, Thelma, ma puoi stare tranquilla. Per trentatré anni ho solo sopportato, ora reagisco come meglio posso. Se il cancro dovesse colpire me o Chris, mi rivolgerò ai migliori specialisti, tenterò ogni cura possibile. Ma se tutto questo non dovesse servire a nulla, se per esempio Chris dovesse morire di cancro, allora accetterò la sconfitta. La lotta non esclude la sopportazione. Io posso lottare e, se perdo, posso ancora resistere.»

Thelma la fissò a lungo. Poi, scuotendo il capo in segno di approvazione concluse: «Questo è ciò che speravo di sentirti dire. Okay. Fine della discussione. Parliamo d’altro. Quando hai intenzione di comprarti un carro armato, Shane?» .

«Oh, me lo consegneranno lunedì.»

«Obici, granate, bazooca?»

«Martedì. Ma che mi dici del film con Eddie Murphy?»

«Abbiamo concluso il contratto due giorni fa.»

«Non mi dire! La mia Thelma sarà la protagonista di un film con Eddie Murphy?»

«La tua Thelma apparirà in un film con Eddie Murphy. Non credo di potermi ancora qualificare come protagonista.»

«Hai avuto un ruolo come quarta protagonista nel film con Steve Martin e terza in un film con Chevy Chase. E adesso come seconda, giusto? Quante volte sei stata ospite nello show Tonight? Otto volte, mi pare, non è così? Sii sincera, sei una star.»

«Forse di scarsa grandezza. Non è curioso, Shane? Due come noi che vengono dal nulla, dal McIlroy, e sono arrivate in alto. Strano no?»

«Non così strano», replicò Laura. «Le avversità rendono un uomo forte e la forza ha successo. E sopravvive.»

2

Stefan aveva lasciato la neve sulle San Bernardino Mountains e un istante più tardi era nel tunnel all’altro capo della Via del Lampo. Il tunnel somigliava a una grande botte rovesciata, simile a quelle che si trovano nei luna park, a parte il fatto che la superficie interna era di rame invece che di legno e non girava sotto i suoi piedi. Aveva un diametro di circa tre metri e mezzo ed era lungo circa quattro. Compiuti pochi passi raggiunse il laboratorio principale dell’istituto, dove era sicuro che uomini armati stavano aspettandolo.

Il laboratorio era deserto.

Stupito, si arrestò per un momento guardandosi attorno incredulo. Tre pareti della stanza erano occupate, dal pavimento al soffitto, da apparecchi che ronzavano e ticchettavano, incustoditi. Gran parte delle lampade erano spente, e la stanza risultava illuminata da una debole luce, quasi soprannaturale. Il macchinario alimentava il tunnel e metteva in evidenza i segnali dei quadranti e degli indicatori, che si accendevano di verde pallido e arancione perché l’attività del tunnel — che era una breccia nel tempo, un tunnel per ogni dove — non veniva mai interrotta; una volta chiuso, poteva infatti essere riaperto solo con grande difficoltà e un enorme dispendio di energia.

In quel periodo, poiché il lavoro di ricerca non era più focalizzato sullo sviluppo del tunnel in sé, il laboratorio principale era frequentato dal personale dell’istituto solo per la manutenzione ordinaria delle macchine e, ovviamente, quando era in corso una spedizione. In caso contrario, Stefan non sarebbe mai stato in grado di fare i numerosi viaggi segreti e non autorizzati che aveva intrapreso per controllare, e a volte correggere, gli eventi della vita di Laura.

Non era insolito trovare il laboratorio deserto per la maggior parte della giornata, ma ora era piuttosto strano, perché avevano mandato Kokoschka a fermarlo e sicuramente stavano aspettando di sapere come se la fosse cavata sulle gelide montagne della California. Dovevano aver considerato la possibilità che Kokoschka fallisse e che dal 1988 ritornasse l’uomo sbagliato, e quindi il tunnel avrebbe dovuto essere sorvegliato finché la situazione non si fosse risolta. Dov’era la polizia segreta? Dov’erano i fucili con cui si era aspettato di essere accolto?

Guardò il grande orologio sulla parete e vide che erano le undici e sei minuti, ora locale. Era come sarebbe dovuto essere. Il suo viaggio aveva avuto inizio alle undici meno cinque del mattino e ogni spostamento terminava esattamente undici minuti dopo la partenza. Nessuno sapeva il perché, ma indipendentemente dalla permanenza del viaggiatore del tempo nel luogo di destinazione, alla base passavano solo undici minuti. Era rimasto sulle San Bernardino Mountains per circa un’ora e mezzo, ma nella sua vita del suo tempo erano trascorsi solo undici minuti. Se fosse rimasto con Laura per mesi prima di premere il pulsante giallo sulla cintura, attivando il segnale, sarebbe comunque ritornato all’istituto undici minuti dopo la sua partenza.

Ma dov’erano le autorità, le armi, i colleghi furiosi che esprimevano la loro indignazione? Dopo aver scoperto la sua ingerenza nella vita di Laura, dopo aver mandato Kokoschka a sorprendere lui e Laura, perché se n’erano andati dal tunnel quando dovevano attendere solo undici minuti per sapere il risultato di quel confronto?

Stefan si tolse gli scarponi, il cappotto, la fondina e li nascose in un angolo dietro delle attrezzature. Lì aveva lasciato il camice bianco quando era partito per il viaggio. Lo indossò. Perplesso, ancora preoccupato nonostante non avesse trovato comitati ostili ad accoglierlo, uscì nel corridoio e andò in cerca di guai.