Se avessero girato a sinistra sarebbero arrivati a quel fatale mezzo miglio di strada in cui Danny era stato ucciso un anno prima. E Laura percepì intuitivamente, quasi in modo superstizioso, che il luogo più pericoloso per loro in quel momento era quel tratto di asfalto in discesa a due corsie. Lei e Chris avevano rischiato di morire due volte su quella collina: quando l’autocarro dei Robertson aveva sbandato e quando Kokoschka aveva aperto il fuoco su di loro. A volte aveva la sensazione che nella vita ci fosse una successione di eventi, sia fortunati sia nefasti, e se questi venivano contrastati, il destino lottava per riaffermare quei disegni predeterminati. Sebbene dal punto di vista razionale non avesse nessuna ragione valida per credere che sarebbero morti se si fossero diretti verso Running Springs, in cuor suo sapeva che la morte, di fatto, li stava aspettando là.
Mentre avanzavano sulla statale in direzione di Big Bear, con gli alti sempreverdi che si ergevano sinistramente ai bordi della strada, Chris si sollevò e guardò indietro.
«Stanno arrivando», gli disse Laura, «ma noi li semineremo.»
«Sono quelli che hanno ucciso papà?»
«Sì. Credo di sì. Ma allora non sapevamo nulla di loro e non eravamo preparati.»
La Mercedes ora era sulla statale, fuori visuale per la maggior parte del tempo perché la strada saliva e scendeva e serpeggiava, interponendo fra i due veicoli colline e curve. La macchina sembrava essere a circa duecento metri, ma probabilmente stava accorciando le distanze perché aveva un motore più grosso e molta più potenza della jeep.
«Chi sono?» chiese Chris.
«Non ho ancora ben capito, tesoro. E non so neppure perché vogliano farci del male. Ma so che cosa sono. Sono dei criminali. Ho imparato tutto sui tipi come loro all’istituto Caswell e so che l’unica cosa che puoi fare con gente come questa è di tenergli testa e di contrattaccare, perché rispettano solo la violenza.»
«Sei stata fantastica, mamma.»
«E tu sei stato dannatamente bravo. È stata una mossa molto intelligente quella di mettere in moto la jeep quando hai sentito la sparatoria e di azionare il dispositivo di apertura del box proprio mentre stavo arrivando. Probabilmente ci ha salvati.»
Dietro di loro la Mercedes stava accorciando le distanze. Era una 420 SEL, che teneva la strada meglio della jeep.
«Mamma, si stanno avvicinando rapidamente.»
«Lo so.»
«Molto rapidamente.»
In prossimità della punta orientale del lago, Laura dovette rallentare dietro un vecchio e rumoroso camioncino Dodge, con un fanalino di posizione rotto e un paraurti tutto arrugginito, che sembrava essere tenuto insieme da degli adesivi. Avanzava scoppiettando a quaranta chilometri l’ora, sotto il limite di velocità. Se Laura avesse esitato, la Mercedes l’avrebbe raggiunta e i killer avrebbero usato nuovamente le loro armi. Si trovavano in una zona in cui il sorpasso era vietato, ma riusciva a vedere un tratto di strada sufficientemente libero davanti a sé per rischiare la manovra. Schiacciò l’acceleratore, superò il camioncino e ritornò sulla corsia di destra. Immediatamente davanti c’era una Buick che andava a una sessantina di chilometri l’ora. Superò anche quella, un attimo prima che la strada diventasse troppo tortuosa per consentire alla Mercedes di superare il vecchio macinino.
«Sono rimasti incastrati là dietro!» esclamò Chris.
Laura lanciò la jeep a più di ottanta chilometri l’ora, una velocità eccessiva per alcune curve, ma riuscì a tenere bene la strada e cominciò a pensare che sarebbero riusciti a fuggire. Ma in prossimità del lago la strada si divideva e né la Buick né il vecchio camioncino la seguirono lungo la costa sud verso Big Bear City. Entrambi svoltarono verso Fawnskin, lungo la costa nord, lasciando la strada vuota fra lei e la Mercedes, che immediatamente cominciò ad accorciare le distanze.
Ora si potevano vedere case ovunque, sia in alto sulla destra, sia più in basso, sulla sinistra, verso il lago. Alcune sembravano chiuse, probabilmente residenze di villeggiatura che venivano usate solo durante i week end invernali è in estate, ma le luci di altre case erano visibili fra gli alberi.
Sapeva che avrebbe potuto imboccare uno qualsiasi di quei sentieri e viali d’accesso. Lei e Chris sarebbero stati accolti in quelle case. Le persone avrebbero aperto la porta senza esitazione. Quella non era la città. Lì la gente non era subito sospettosa di fronte a inattesi visitatori notturni.
La Mercedes giunse a un centinaio di metri e il guidatore cominciò a lampeggiare ripetutamente, come se volesse dire: Ehi, eccoci Laura, stiamo per agguantarti, siamo gli orchi neri, in carne e ossa, nessuno può sfuggirci. Eccoci, stiamo arrivando. Stiamo arrivando.
Se avesse cercato rifugio in una delle case vicine, i killer probabilmente l’avrebbero seguita, uccidendo non solo lei e Chris, ma anche le persone che le offrivano protezione. Probabilmente non avrebbero rischiato di eliminarla nel cuore di San Bernardino o Riverside o persino Redlands, dove con tutta probabilità avrebbero incontrato la polizia, ma non si sarebbero certo fatti intimidire da un pugno di individui, perché, indipendentemente dal numero di persone che avrebbero massacrato, potevano senza dubbio sfuggire alla cattura premendo i pulsanti gialli sulle loro cinture e svanire nel nulla, come aveva fatto il suo Custode un anno prima. Non aveva idea di dove sarebbero svaniti, ma aveva il sospetto che si trattasse di un luogo dove la polizia non avrebbe mai potuto prenderli. Non avrebbe messo a repentaglio la vita di innocenti, perciò superò casa dopo casa senza rallentare.
La Mercedes ora era a solo una cinquantina di metri e si stava avvicinando rapidamente.
«Mamma…»
«Li vedo.»
Era diretta a Big Bear City, ma sfortunatamente quella denominazione non corrispondeva alla realtà. Non solo non era una città, ma non la si poteva definire neppure un villaggio, a malapena un paesino. Non c’erano abbastanza strade perché potesse sperare di seminare i suoi inseguitori e la presenza della polizia era inadeguata per far fronte a un paio di fanatici armati di fucili mitragliatori.
Il traffico era scarso nell’altra direzione. Laura si trovò davanti un’altra macchina, una Volvo grigia, che superò in un tratto di strada praticamente cieco. Non aveva altra scelta, perché la Mercedes ormai era solo a una quarantina di metri di distanza. Anche i killer superarono la Volvo.
«Come sta il nostro passeggero?» chiese Laura.
Senza slacciare la cintura di sicurezza, Chris si voltò per controllare. «Mi sembra a posto. Solo che è un po’ sballottato.»
«Non ci posso fare nulla.»
«Chi è, mamma?»
«Non so molto di lui», replicò Laura. «Ma quando usciremo da questo pasticcio, ti dirò ciò che so. Non ti ho detto nulla prima perché… per il semplice fatto, credo, che non sapevo bene neppure io quello che stava succedendo e credevo che in qualche modo potesse essere pericoloso per te sapere qualche cosa di lui. Ma a questo punto è bene che tu sappia. Ti dirò tutto dopo.»
Dando per scontato che ci sarebbe stato un dopo.
Quando fu a due terzi della strada, lungo la costa sud del lago — la jeep lanciata al massimo, con la Mercedes che la tallonava — Laura vide la deviazione per la strada provinciale. La strada si arrampicava su per i monti, oltre il passo di Clark, una scorciatoia di una quindicina di chilometri che tagliava il raccordo orientale della Statale 38, ricongiungendosi più a sud, vicino a Barton Flats, con la superstrada a doppia corsia. Per quanto ricordava, la strada, sia all’inizio sia alla fine, era lastricata per tre o quattro chilometri, ma per i rimanenti dieci o undici chilometri non era che un sentiero di terra battuta. Contrariamente alla jeep, la Mercedes non aveva la trazione a quattro ruote motrici; aveva pneumatici invernali, che però non erano muniti di catene. Era improbabile che l’uomo al volante della Mercedes fosse al corrente che la strada si sarebbe presto trasformata in un tracciato pieno di solchi, ghiacciato e in alcuni punti impraticabile per i cumuli di neve.