«So quello che ha detto. Ma non ha senso, non è vero? Se nel 1944 avessero fatto una tale scoperta, noi ne saremmo a conoscenza, non credi?»
All’una e mezzo il suo Custode si risvegliò e per un attimo sembrò non ricordarsi dove si trovava. Chiese ancora dell’acqua e Laura lo aiutò a bere. Disse che si sentiva un po’ meglio, anche se era molto debole e aveva ancora un gran bisogno di dormire. Chiese che lo sollevassero un po’ sul letto. Chris prese i due cuscini che si trovavano nell’armadio e aiutò sua madre ad alzare il ferito.
«Come ti chiami?» chiese Laura.
«Stefan. Stefan Krieger.»
Laura ripetè quel nome a bassa voce e le sembrò bello. Un nome maschile, forte. Non era un nome da Angelo Custode e fu quasi divertita al pensiero che dopo tanti anni, compresi i due decenni durante i quali non aveva più creduto in lui, si aspettava ancora che il suo nome fosse musicale e angelico.
«E vieni veramente dal…»
«1944», ripetè Stefan. Lo sforzo necessario per mettersi a sedere gli aveva imperlato le sopracciglia di sudore, o forse quella reazione era dovuta in parte ai pensieri che aveva rivolto all’era e al luogo in cui il suo lungo viaggio era iniziato. «Berlino, Germania. C’era uno scienziato polacco di grande talento, Vladimir Penlovski, considerato un folle da alcuni. Molto probabilmente era pazzo… decisamente pazzo credo… ma anche un genio. A Varsavia stava dedicandosi allo studio di certe teorie riguardo alla natura del tempo già prima che la Germania e la Russia si alleassero per invadere la Polonia, nel 1939…»
Penlovski, secondo Stefan Krieger, era un simpatizzante nazista e accolse di buon grado le truppe di Hitler. Forse sapeva che da Hitler avrebbe potuto ricevere il sostegno finanziario per le sue ricerche. Con l’approvazione di Hitler, Penlovski e il suo collaboratore più stretto, Wladyslaw Januskaya, si recarono a Berlino per fondare un istituto di ricerche temporali. Era un’iniziativa talmente segreta che non gli venne nemmeno dato un nome. Veniva semplicemente chiamato l’istituto. Lì, in collaborazione con scienziati tedeschi non meno impegnati e perspicaci di lui, finanziato da quella che sembrava una fonte inesauribile di fondi provenienti dal Terzo Reich, Penlovski aveva trovato un modo per penetrare l’arteria del tempo e muoversi a suo piacimento attraverso quella corrente fatta di giorni, mesi e anni.
«Blitzstrasse», disse Stefan.
«Blitz… questo significa lampo», disse Chris. «Come Blitzkrieg… guerra lampo… in tutti quei vecchi film.»
«Via del Lampo in questo caso», spiegò Stefan. «La strada attraverso il tempo, la strada verso il futuro.»
Avrebbe potuto essere chiamata Zukunftstrasse, o Strada del Futuro, spiegò Stefan, perché Vladimir Penlovski non era riuscito a scoprire il modo di mandare gli uomini a ritroso nel tempo attraverso il tunnel che aveva inventato. Potevano viaggiare solo nel futuro e tornare automaticamente nella loro epoca.
«Sembra esserci un qualche meccanismo cosmico che non consente ai viaggiatori del tempo di mescolarsi nel loro stesso passato per poter cambiare le circostanze della loro vita presente. Vedete, se potessero viaggiare a ritroso nel tempo, quindi nel loro passato, si creerebbero certi…»
«Paradossi!» esclamò Chris in tono eccitato.
Stefan sembrò sorpreso di udire il bambino pronunciare quella parola.
Sorridendo, Laura disse: «Come ti ho già detto, abbiamo discusso parecchio circa le tue possibili origini e il viaggio nel tempo è risultato essere la spiegazione più logica. È Chris il mio esperto in materia».
«Paradosso», convenne Stefan. «Se un viaggiatore del tempo potesse andare a ritroso nel suo passato e potesse influire su alcuni eventi della storia, quel cambiamento avrebbe tremende ramificazioni. Altererebbe il futuro da cui è venuto. Perciò non sarebbe più in grado di ritornare nel mondo che ha lasciato…»
«Paradosso!» esclamò Chris allegramente.
«Paradosso», ripetè Stefan. «Apparentemente la natura rifugge dal paradosso, in linea generale non permetterà mai a un viaggiatore del tempo di crearne uno. E di questo dobbiamo ringraziare il Signore. Perché… supponiamo per esempio che Hitler avesse inviato un assassino nel tempo a uccidere Franklin Roosevelt e Winston Churchill molto prima che questi uomini potessero ricoprire le loro alte cariche. Questo avrebbe portato all’elezione di uomini diversi, sia negli Stati Uniti sia in Inghilterra, uomini magari meno intelligenti e con i quali si sarebbe potuto trattare più facilmente e questo avrebbe portato al trionfo di Hitler nel ’44 o anche prima.»
Ora stava parlando con una foga che le sue condizioni fisiche non gli avrebbero consentito di sostenere e Laura se ne rese conto. Il sudore che gli imperlava le sopracciglia era quasi scomparso, ma ora, sebbene non gesticolasse nemmeno, aveva tutta la fronte umida. Le occhiaie sembravano essersi fatte più profonde. Ma non poteva fermarlo o ordinargli di riposarsi, perché voleva e aveva bisogno di ascoltare tutto ciò che aveva da dire… e perché Stefan non le avrebbe consentito di fermarlo.
«Supponiamo che il Führer potesse inviare indietro nel tempo degli assassini per uccidere Dwight Eisenhower, George Patton, il maresciallo Montgomery, ucciderli nelle loro culle, quando erano ancora dei neonati, eliminando loro e altri, tutte le migliori menti militari che gli Alleati possedevano. A quel punto, verso il 1944, gran parte del mondo sarebbe stato nelle sue mani, nel qual caso i viaggiatori del tempo sarebbero andati nel passato a uccidere gli uomini che già da lungo tempo erano morti e non costituivano più una minaccia. Come vedete, un paradosso. E grazie a Dio la natura non permette tali paradossi, perché altrimenti Adolf Hitler sarebbe stato in grado di trasformare il mondo intero in un immenso campo di concentramento, un crematorio.»
Rimasero in silenzio per un po’, poiché la possibilità di un tale inferno sulla terra colpì ognuno di loro. Persino Chris reagì a quella visione del mondo che Stefan aveva descritto, perché era un bambino degli Anni Ottanta, anni in cui i cattivi nei film e nei melodrammi televisivi venivano rappresentati solitamente da alieni voraci provenienti da una galassia lontana, oppure da nazisti. La svastica, il simbolo del teschio, le uniformi nere delle SS e quello strano fanatico con i baffetti a Chris sembravano particolarmente terrificanti perché facevano parte della mitologia creata dai media e con la quale era cresciuto. Laura sapeva che le persone e gli eventi reali, una volta rientrati nel contesto della mitologia, erano in un certo senso più reali per un bambino del pane stesso che mangiava.
Stefan proseguì: «Perciò dall’istituto noi potevamo viaggiare solo in avanti nel tempo, ma anche questo aveva la sua utilità. Potevamo saltare qualche decennio per scoprire se la Germania aveva resistito ai giorni bui della guerra e in qualche modo era riuscita a risollevare le proprie sorti. Ovviamente scoprimmo che la Germania non era riuscita a fare nessuna di queste cose, che il Terzo Reich era stato sconfitto. Nonostante ciò, con tutte le conoscenze a cui potevamo attingere dal futuro, le sorti non avrebbero potuto essere rovesciate, dopotutto? Sicuramente c’erano cose che Hitler poteva fare per salvare il Reich, persino alla fine del ’44. E c’erano cose che potevano essere portate dal futuro e che avrebbero consentito di vincere la guerra…»
«Per esempio», disse Chris, «le bombe atomiche!»
«O le conoscenze che avevano permesso la loro costruzione», aggiunse Stefan. «Il Reich aveva già un programma di ricerca nucleare, sapete? E se avessero avuto in tempo le informazioni necessarie, avrebbero separato l’atomo e…»
«Avrebbero vinto la guerra», concluse Chris.