Portava una parrucca bionda tutta ricci, imperlata di gocce di pioggia, occhiali con montatura di osso e una dentatura finta che la faceva somigliare a Dracula.
«Mi sembri molto più carina così», commentò Laura ridacchiando.
Thelma si tolse i denti finti. «Ascolta, una volta trovata la quattroruote che passava inosservata, ho capito che sarei stata io ad attirare l’attenzione, essendo una grande star e tutto il resto. E visto che i giornalisti avevano già scoperto la nostra amicizia e avevano cercato di farmi alcune domande su di te, la famosa scrittrice che va in giro con un mitra, ho deciso di venire in incognito.»
Appoggiò la borsa e i denti finti sul letto. «Questo travestimento l’avevo usato per uno dei miei spettacoli che ho portato sulla scena circa otto volte a Las Vegas. Fu un completo fallimento. Il pubblico mi sputava addosso, Shane. Hanno fatto intervenire le guardie che hanno cercato di arrestarmi, mi hanno addirittura contestato il diritto di condividere lo stesso pianeta con loro. Oh, sono stati così insolenti, Shane, sono stati così…»
S’interruppe improvvisamente nel bel mezzo del suo discorso e scoppiò in lacrime. Corse da Laura e le gettò le braccia al collo. «Oh, Laura, ero così spaventata, così spaventata. Quando ho sentito le notizie sulla sparatoria e le condizioni in cui hanno trovato la tua casa a Big Bear, ho pensato che tu… o forse Chris… ero così preoccupata…»
Stringendola in un abbraccio interminabile, Laura le disse: «Ti racconterò tutto, ma la cosa più importante è che ora stiamo bene, e forse abbiamo trovato un modo per uscire dal baratro in cui ci troviamo».
«Perché non mi hai chiamato, brutta stronza?»
«Ti ho chiamato.»
«Ma solo questa mattina! Due giorni che il tuo nome sui giornali appariva a caratteri cubitali. Sono quasi impazzita.»
«Scusami. Avrei dovuto farlo prima. Ma non volevo coinvolgerti.»
Thelma si staccò a fatica da lei. «Sono inevitabilmente, profondamente e disperatamente coinvolta, idiota che non sei altro, perché tu sei coinvolta.» Da una tasca della giacca di pelle scamosciata tirò fuori un Kleenex e si asciugò gli occhi.
«Ne hai un altro?» chiese Laura. Thelma le diede un Kleenex e tutt’e due si soffiarono il naso.
«Ce la stavamo dando a gambe, zia Thelma», spiegò Chris. «È difficile rimanere in contatto con le persone quando stai scappando.»
Thelma tirò un profondo, respiro, poi chiese: «Allora, Shane, dove tieni la tua collezione di teste decapitate? Nel bagno? Ho sentito che ne hai dimenticata una a San Bernardino. È un tuo nuovo hobby oppure hai sempre avuto una particolare attrazione per la bellezza della testa umana privata di tutte quelle stupide estremità?»
«Voglio presentarti qualcuno», l’interruppe Laura.
«Thelma Ackerson, questo è Stefan Krieger.»
«Piacere», disse Thelma.
«Mi scuserà se non mi alzo», disse Stefan. «Ma sono ancora convalescente.»
«Oh, se lei riesce a scusare questa parrucca, io posso scusare qualsiasi cosa.» Poi rivolta a Laura, chiese: «È lui?»
«Sì.»
«Il tuo Custode?»
«Sì.»
Thelma andò da Stefan e con le lacrime agli occhi lo baciò sulle guance. «Non so da dove venga o chi diavolo sia, Stefan Krieger, ma le voglio bene per tutte le volte che ha aiutato la mia Laura.» Fece qualche passo indietro e si sedette ai piedi del letto accanto a Chris.
«Shane, ma quest’uomo è bellissimo! Guarda, è un fusto. Scommetto che sei stata tu a sparargli per impedirgli di andare via. È proprio come dovrebbe essere un Angelo Custode.» Stefan era imbarazzato, ma nessuno avrebbe potuto fermare Thelma. «Krieger, lei è un gran bel figliolo. Voglio sapere tutto di lei. Ma prima, ecco i soldi che mi hai chiesto, Shane.»
Aprì la voluminosa borsa ed estrasse un grosso rotolo di banconote da cento dollari.
Controllando il denaro, Laura esclamò: «Ma Thelma, te ne avevo chiesti quattromila. Qui ce n’è almeno il doppio».
«Dieci o dodicimila, credo.» Thelma fece l’occhiolino a Chris e disse: «Quando i miei amici sono in fuga, esigo che viaggino in prima classe».
Thelma ascoltò il racconto senza mai esprimere incredulità. Stefan rimase colpito dalla sua mentalità così aperta, ma lei disse: «Ehi, una volta che hai vissuto all’istituto McIlroy e al Caswell, l’universo non ha più sorprese. Viaggiatori nel tempo dal 1944? Puah! Al McIlroy avrei potuto mostrarti una donna grande come un armadio, che indossava vestiti fatti con stoffa da tappezzeria di quarta categoria e che veniva pagata profumatamente per trattare gli orfani come animali. Qui almeno c’è di che stupirsi». Era rimasta chiaramente colpita dalle origini di Stefan, turbata e sorpresa dalla trappola in cui si trovavano, ma anche in quelle circostanze era la solita Thelma Ackerson, sempre alla ricerca di una battuta spiritosa per qualsiasi cosa.
Alle sei si rimise i denti finti e uscì per recarsi al ristorante messicano a comprare del cibo. «Quando si è in fuga dalla legge, si ha bisogno di riempirsi la pancia con i fagioli, cibo per uomini duri.» Ritornò con sacchetti pieni di tacos, enchiladas, due porzioni di nacho, burrito e chimichanga. Sistemarono il cibo al centro del letto su cui sedettero Thelma e Chris, mentre Laura e Stefan preferirono le due poltrone ai piedi del letto.
«Thelma», esclamò Laura, «ma qui c’è cibo per almeno dieci persone.»
«Be’, ho pensato che doveva sfamare noi e gli scarafaggi. Se non abbiamo cibo a sufficienza per gli scarafaggi potrebbero offendersi e uscire a rovesciare il camioncino del mio giardiniere. Qui avete gli scarafaggi, non è vero? Voglio dire, un posto squallido come questo senza scarafaggi sarebbe come l’Hotel Beverly Hills senza topi d’albergo.»
Mentre mangiavano, Stefan espose il piano che aveva architettato per chiudere il tunnel e distruggere l’istituto. Thelma lo interruppe più volte con battute spiritose, ma quando ebbe terminato disse con aria seria: «È dannatamente pericoloso, Stefan. Tanto coraggioso da sembrare quasi assurdo».
«Non c’è altro modo.»
«Immagino che sia proprio così», ammise Thelma. «Allora, che cosa posso fare per aiutarvi?»
Chris stava per portarsi alla bocca una manciata di pop corn, ma si fermò e disse: «Abbiamo bisogno che compri il computer, zia Thelma».
Laura spiegò: «Un personal computer IBM, il modello migliore, come quello che ho a casa, così sono in grado di utilizzare il software. Non abbiamo tempo per imparare le procedure di una nuova macchina. Ti ho scritto tutto sul foglio. Lo potrei comprare io stessa, immagino, con il denaro che mi hai dato, ma preferisco non farmi vedere in giro».
«Avremmo anche bisogno di un posto dove sistemarci», disse Stefan.
«Non possiamo rimanere qui», esclamò Chris, felice di partecipare alla discussione. «Perlomeno fintanto che dobbiamo lavorare con un computer. Anche se facessimo di tutto per nasconderlo, la cameriera se ne accorgerebbe e lo direbbe in giro. Non capita tutti i giorni gente che si porta dietro un computer.»
Stefan disse: «Laura mi ha detto che tu e tuo marito avete una seconda casa a Palm Springs».