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Verso mattina, quando non riuscì più a riprendere sonno, rimase a fissare il soffitto per molto tempo, pensando a ciò che Stefan le aveva detto un paio di giorni prima, quando le aveva spiegato alcuni punti fondamentali del viaggio nel tempo e dei cambiamenti che i viaggiatori potevano apportare al loro futuro: il destino lotta per riaffermare il modello predestinato. Quando Stefan l’aveva salvata dal tossicomane che era entrato nel negozio del padre, nel 1963, il destino, qualche anno più tardi aveva riportato sulla sua strada un altro maniaco, Willy Sheener. Era scritto che fosse un’orfana, perciò, quando nei Dockweiler ritrovò una famiglia, il destino intervenne a stroncare Nina Dockweiler con un fatale infarto, restituendola ancora una volta alla condizione di orfana.

Il destino lotta per riaffermare il modello predestinato.

Che cosa sarebbe successo ancora?

Nel destino che le era stato predestinato, Chris non era mai nato. Il destino avrebbe dunque predisposto ben presto la sua morte, ristabilendo quegli eventi così com’erano stati predestinati prima che Krieger ne mutasse il corso? Era stata destinata a trascorrere la vita in una carrozzella, prima che Stefan impedisse al dottor Markwell di assistere alla sua nascita. Forse, il destino ora l’avrebbe messa di fronte al fuoco degli uomini della Gestapo che le avrebbe leso la spina dorsale, rendendola paraplegica secondo il piano originale.

Per quanto tempo le forze del destino avrebbero lottato per riaffermare il modello originario, dopo che era stato apportato un cambiamento? Chris viveva da più di otto anni. Era sufficiente perché il destino ritenesse la sua esistenza accettabile? Lei aveva vissuto per trentaquattro anni senza una sedia a rotelle. Il destino si stava ancora affannando per riaffermare ciò che era stato scritto?

Il destino lotta per riaffermare il modello predestinato.

Le prime luci dell’alba illuminarono debolmente i bordi delle tende. Laura si rigirò nel letto, mentre una collera crescente si stava impadronendo di lei. Ma non sapeva bene contro chi o che cosa fosse rivolta. Che cosa era il destino? Qual era il potere che determinava le trame del destino e cercava di farle rispettare? Dio? Doveva essere in collera con Dio, o forse doveva supplicarlo di lasciar vivere suo figlio e risparmiare a lei una vita da paralitica? Oppure il potere che stava dietro il destino era semplicemente un meccanismo naturale, una forza simile alla gravita o al magnetismo?

Poiché non c’era una causa logica su cui scaricare le proprie emozioni, Laura sentì che la collera andava lentamente trasformandosi in paura. Sembravano essere al sicuro nella casa dei Gaines a Palm Springs. La notte era trascorsa tranquillamente e ciò significava che la loro presenza in quel luogo non era stata scoperta, perché altrimenti i killer provenienti dal passato senza dubbio si sarebbero già presentati. Nonostante ciò, Laura era spaventata.

Qualcosa di tremendo stava per accadere. Qualcosa di terribile.

Il pericolo si stava avvicinando, ma non avrebbe saputo dire da quale direzione.

I lampi. Presto ci sarebbero stati.

Purtroppo il vecchio proverbio non rispondeva alla realtà: i lampi avevano colpito due volte nello stesso luogo, tre volte, cento volte ed era lei ad attirarli.

7

Il dottor Juttner introdusse l’ultimo dato nel quadro di programmazione che controllava il tunnel. Rivolgendosi a Erich Klietmann, gli disse: «Lei e i suoi uomini giungerete nelle vicinanze di Palm Springs, in California, nel mese di gennaio dell’anno 1989».

«Palm Springs?» ripetè Klietmann sorpreso.

«Sì. All’inizio avevamo pensato a una località nei dintorni di Los Angeles e nella contea di Orange, dove il vostro abbigliamento sarebbe stato più adatto piuttosto che in una città turistica, ma passerete comunque inosservati. Del resto, là sarà inverno e anche in pieno deserto degli abiti scuri non sembreranno fuori luogo.» Juttner porse a Klietmann un foglio su cui erano scritte le direzioni. «Qui è il punto dove troverete la donna e il bambino.»

Klietmann ripiegò il foglio, lo infilò in una tasca interna del cappotto e chiese: «E Krieger?»

«I ricercatori non hanno trovato traccia di lui», rispose Juttner, «ma deve essere con la donna e suo figlio. Se non lo trovate, catturate la donna e il bambino. Se dovrete torturarli per avere informazioni su Krieger, fatelo. Se non vi rivelano dove si trova Krieger, uccideteli. Questo potrebbe farlo uscire allo scoperto in qualche punto lungo la linea del tempo.»

«Lo troveremo, dottore.»

Klietmann, Hubatsch, von Manstein e Bracher indossavano le cinture sotto gli abiti di Yves St. Laurent. Con le loro valigette di cuoio, s’incamminarono verso il tunnel, entrarono in quella grande botte e si diressero in un punto ai due terzi del tunnel in cui sarebbero passati in un baleno dal 1944 al 1989.

Il tenente era preoccupato ma anche euforico. Era il pugno di ferro di Hitler al quale Krieger non sarebbe potuto sfuggire neanche a quarantacinque anni di distanza.

8

Nel loro primo giorno di permanenza nella casa di Palm Springs, domenica 15 gennaio, collegarono il computer e Laura insegnò a Stefan come usarlo. Il programma dell’IBM era abbastanza semplice e verso sera Stefan era ormai in grado di comprendere come funzionava e come pensava. Del resto, sarebbe stata Laura a occuparsi del computer, visto che lo usava già da tempo. Stefan doveva semplicemente spiegarle i calcoli che dovevano essere fatti, in modo che potesse utilizzare il computer per risolvere i molteplici problemi che da soli non sarebbero riusciti ad affrontare.

L’intenzione di Stefan era di tornare al 1944, usando la cintura che aveva preso a suo tempo a Kokoschka. Le cinture non erano delle macchine del tempo. La macchina vera era il tunnel, e rimaneva sempre nell’anno 1944. Le cinture erano in un certo senso in sintonia con le vibrazioni temporali del tunnel e servivano semplicemente per riportare il viaggiatore a casa, una volta che questi aveva premuto il pulsante che attivava quell’invisibile filo di collegamento.

«Come?» chiese Laura quando Stefan le spiegò l’uso della cintura. «In che modo ti riporta indietro?»

«Non lo so. Sapresti forse dirmi come funziona un microchip all’interno di un computer? No. Ma questo non ti impedisce di usarlo.»

Una volta tornato nel 1944 avrebbe preso il controllo del laboratorio principale, dopodiché avrebbe intrapreso due viaggi cruciali, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro nel futuro del marzo ’44, per organizzare la distruzione dell’istituto. Quei due viaggi dovevano essere programmati in modo molto meticoloso, per poter arrivare nel luogo di destinazione esattamente nel punto prescelto e precisamente all’ora desiderata. Era impossibile elaborare calcoli così precisi nel 1944, non solo perché non si poteva contare sull’aiuto di un computer, ma perché allora i dati acquisiti circa l’angolo e la velocità di rotazione della terra e altri fattori planetari che influivano sul viaggio, per quanto differissero solo marginalmente, in questo caso specifico diventavano di vitale importanza. Questo era il motivo per cui i viaggiatori del tempo che partivano dall’istituto arrivavano a destinazione sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all’ora prevista, e a chilometri di distanza. Con i dati finali elaborati dall’ IBM, Stefan sarebbe stato in grado di programmare il tunnel in modo che lo trasportasse nel punto di arrivo prefissato entro un raggio di un metro e con uno scarto di decimi di secondo.

Usarono tutti i libri che Thelma aveva acquistato. Non si trattava solo di testi scientifici e matematici; alcuni riguardavano la storia della seconda guerra mondiale, grazie ai quali poterono localizzare con precisione il luogo in cui si trovavano alcuni personaggi di primaria importanza in date precise.