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Klietmann si rimise al volante, tolse il freno a mano e, quando sentì che anche Bracher e Hubatsch erano saliti, inserì la marcia e lanciò la Toyota a tutta velocità verso Palm Canyon, sterzando a sinistra, in direzione nord. Si accorse immediatamente che stava andando contromano, in quanto la strada era a senso unico. Imprecando, schivò le auto in arrivo. La Toyota oscillò paurosamente sulle sospensioni malandate e il vano portaoggetti si spalancò, rovesciando il suo contenuto in grembo a von Manstein. Klietmann svoltò a destra all’incrocio successivo. Continuò la sua folle corsa, non rispettò nemmeno un semaforo, evitando per un pelo i pedoni che stavano attraversando, dopodiché svoltò a sinistra in un’altra strada in cui era consentito il traffico verso nord.

«Abbiamo solo ventun minuti», disse von Manstein, indicando l’orologio sul cruscotto.

«Dimmi dove devo andare», ordinò Klietmann. «Mi sono perso.»

«No, non si è perso», ribattè von Manstein mentre toglieva dalla cartina che aveva sulle ginocchia tutti gli oggetti che si erano sparpagliati: chiavi, fazzolettini di carta, un paio di guanti bianchi, confezioni diverse di ketchup e senape e documenti vari. «Non si è affatto perso. Per di qui arriveremo direttamente a Palm Canyon, dove la strada riprende a due corsie. Da lì proseguiremo sempre dritti verso nord, sulla Statale 111.»

14

A una decina di chilometri a nord di Palm Springs, in un punto in cui l’arido deserto sembrava ancora più desolato, Laura cominciò ad accostare al margine della strada, proseguì lentamente per un centinaio di metri finché non trovò un punto in cui il dislivello tra la banchina e il terreno era sufficiente per consentirle di avanzare sulla piatta distesa desertica. A parte un minuto groviglio di fili d’erba secchi e qualche nodoso cespuglio, la sola vegetazione che cresceva era l’amaranto, alcuni arbusti ancora verdi e radicati, altri ormai secchi che rotolavano liberamente. I cespugli radicati sfregarono debolmente contro la Buick, mentre gli altri volarono via sospinti al passaggio dell’auto.

Lo strato roccioso che costituiva il terreno in alcuni punti era ricoperto dalla sabbia trasportata dal vento. Come aveva fatto la sera in cui avevano trovato quel luogo, Laura si tenne lontana dalla sabbia, rimanendo sulla nuda roccia grigio rosa. Si fermò solo quando fu a circa trecento metri dalla strada, una distanza di sicurezza, fuori del raggio di azione del Vexxon. Parcheggiò non lontano da un canale di scolo naturale, largo circa sei metri e profondo almeno nove, formatosi nel tempo in seguito alle improvvise inondazioni prodotte dalle brevi piogge stagionali che si abbattevano in quella zona. La sera in cui per la prima volta avevano perlustrato quel luogo, procedendo con cautela ma guidati solo dai fari, erano stati fortunati a non cadere in quell’enorme fosso.

Sebbene i lampi non fossero stati seguiti da segni che annunciavano l’arrivo di uomini armati, era bene non perdere tempo. Laura, Chris e Stefan si muovevano come se sentissero nelle orecchie il ticchettio di un orologio che preannunciava un’imminente esplosione. Mentre Laura prendeva una delle due bombolette di Vexxon dal bagagliaio della Buick, Stefan si infilò sulle spalle lo zainetto verde pieno di libri e lo sistemò in modo che non gli desse fastidio. Chris portò uno dei due fucili mitragliatori a circa sei metri dall’auto, al centro di un cerchio di roccia dove non cresceva neppure un ciuffo d’erba e che sembrava il punto ideale per il «decollo» di Stefan dal 1989. Laura raggiunse suo figlio e Stefan li seguì, impugnando nella destra la Colt Commander munita di silenziatore.

A nord di Palm Springs, sulla Statale 111, Klietmann cercava di spingere la Toyota al massimo, ma non era sufficiente. Il contachilometri segnava quarantamila chilometri e senza dubbio la vecchia proprietaria non aveva mai spinto l’auto a più di cinquanta all’ora, ecco perché ora non aveva ripresa. Quando tentava di superare i novanta, la Toyota cominciava a vibrare e scoppiettare, costringendolo a rallentare.

Nonostante ciò, tre chilometri a nord dei sobborghi di Palm Springs, si accodarono a una macchina della polizia stradale e Klietmann seppe che doveva trattarsi dell’agente che stava per imbattersi e arrestare Laura Shane e suo figlio. L’agente teneva un’andatura inferiore ai novanta chilometri orari, limite di velocità in vigore in quella zona.

«Uccidilo», ordinò Klietmann rivolgendosi a Martin Bracher, seduto dietro di lui.

Klietmann controllò nello specchietto retrovisore e vide che non c’erano macchine; il traffico era solo sull’altra corsia, quella che andava in direzione sud. Sterzò bruscamente sulla corsia di sorpasso e iniziò a superare l’auto della polizia spingendo la Toyota a più di novanta all’ora.

Sul sedile posteriore, Bracher abbassò il finestrino. L’aria entrò con violenza, facendo svolazzare la cartina che von Manstein teneva in grembo.

L’agente dovette rimanere sorpreso perché, probabilmente, succedeva raramente che un automobilista osasse superare un’auto della polizia che stava già viaggiando al limite della velocità consentita. Quando Klietmann spinse la Toyota oltre i novanta, l’auto cominciò a vibrare e scoppiettare, accelerando quasi controvoglia. Il poliziotto perciò inserì la sirena, facendola suonare una sola volta, segnale che apparentemente significava che Klietmann doveva accostare e fermarsi sul bordo della strada.

Il tenente, invece, accelerò tanto che la Toyota sembrò sul punto di spaccarsi in due. Ma quell’ulteriore sforzo fu sufficiente per superare lo sbalordito agente e consentire a Bracher di arrivare a portata di tiro. Il caporale aprì il fuoco.

I finestrini andarono in frantumi e l’agente morì sul colpo. L’auto sbandò verso la Toyota sfiorandola prima che Klietmann potesse evitarla, poi deviò verso il ciglio della strada. Klietmann frenò, portandosi dietro l’auto ormai priva di controllo. Fra la strada e il terreno circostante c’era un dislivello di circa tre metri, l’auto schizzò oltre la banchina non protetta, si librò nell’aria per qualche secondo, poi precipitò al suolo con tale violenza che qualche pneumatico esplose. Due portiere si spalancarono.

Mentre Klietmann si riportava sulla corsia di destra e superava lentamente i rottami della macchina, von Manstein disse: «Riesco a vederlo. È accasciato sul volante. Non ci darà più fastidi».

Alcuni automobilisti avevano assistito al volo spettacolare dell’auto della polizia e avevano accostato al bordo della strada. Quando Klietmann guardò nello specchietto retrovisore, vide alcune persone scendere dalle auto, dei buoni samaritani stavano correndo in soccorso dell’agente. Se qualcuno di loro aveva compreso la dinamica dell’incidente, avrebbe sicuramente rinunciato all’idea di seguire Klietmann e consegnarlo alla giustizia. E questo era saggio.

Klietmann premette il piede sull’acceleratore, diede un’occhiata al contachilometri e disse: «A quattro chilometri da qui, quell’agente avrebbe arrestato la donna e il bambino. D’ora in poi fate attenzione a una Buick nera. Solo quattro chilometri».