Quel particolare giorno Salamander aveva guadagnato parecchi soldi e pagò per entrambi una bottiglia di ottimo vino del Bardek; insieme i due si sistemarono ad un tavolo per berla, ed Enopo mostrò di assaporare ogni singolo sorso.
— Un’ottima annata — decretò. — Ah, però mi riporta alla mente amari ricordi di casa.
— Non ne dubito. Senti, se non vuoi non sei obbligato a rispondere, ma…
— Lo so — lo interruppe Enopo, con un sorriso. — Il tuo cuore di cantastorie sta dolendo dalla curiosità di sapere la causa del mio esilio. Non me la sento di addentrarmi nei dettagli, ma ha a che fare con una donna sposata e di rango molto elevato, che era troppo bella per l’uomo vecchio e brutto che aveva sposato.
— Ah. Non è una storia rara.
— Oh no, tutt’altro — convenne il giovane, con un profondo sospiro. — Brutto o meno che fosse, suo marito aveva comunque una notevole influenza presso gli arconti.
Per un momento bevvero in silenzio, mentre Enopo teneva lo sguardo perso in lontananza come se stesse ricordando la bellezza del suo pericoloso amore, e Salamander giunse alla conclusione che se Enopo gli aveva raccontato la causa del suo esilio questo significava che ormai si fidava di lui abbastanza da permettergli di fare la mossa successiva.
— Sai, il vino non è la sola cosa bella che si produca nel Bardek — osservò con noncuranza. — Quando ho visitato il tuo splendido e raffinato paese, mi sono concesso una o due pipe di oppio.
— Senti — replicò il menestrello, protendendosi in avanti con espressione seria, — devi essere molto cauto con il fumo bianco. Ho visto uomini degradarsi a tal punto per causa sua da vendersi come schiavi pur di potersene concedere ancora.
— Davvero? Oh, dèi, non lo sapevo! Soltanto una pipata di tanto in tanto può fare una cosa del genere ad un uomo?
— Oh no, ma come ti ho detto devi essere molto cauto, perché è come con il bere. Ci sono uomini capaci di farne a meno, altri che diventano vere e proprie spugne… ma il fumo bianco esercita un’attrattiva più forte di qualsiasi bevanda che io conosca.
Salamander finse di riflettere con estrema attenzione mentre Enopo l’osservava con un leggero sorriso.
— So quello che stai pensando di chiedermi, gerthddyn — disse dopo un momento, — e non conosco nessuno che venda quella roba.
— Ecco, se è pericolosa come dici forse è meglio così, ma in effetti mi stavo chiedendo come procurarmela.
— Da quel che mi è dato di capire in questa città soltanto i nobili usano l’oppio.
— Davvero? — esclamò Salamander, drizzandosi di scatto sulla persona. — Da chi lo hai saputo?
— Da un uomo del mio popolo, un mercante, che è passato di qui… oh, un mese fa, credo. È venuto a cercarmi per amore di mio padre, per vedere se stavo bene, e mi ha anche dato un po’ di denaro mandatomi dai miei fratelli. Abbiamo consumato un’ottima cena e una quantità di vino — proseguì il giovane, con malinconia, — e mentre chiacchieravamo il vecchio Lalano ha accennato al fumo bianco, dicendo che i mercanti del mio paese stavano cominciando a venderlo di tanto in tanto alla gente di Deverry. La cosa lo turbava, perché nel nostro paese è considerato un commercio vergognoso e lui sapeva che le vostre leggi addirittura lo proibiscono. Così, mentre ne discutevamo, ci è venuto spontaneo chiederci chi potesse avere abbastanza denaro da comprare merci di contrabbando.
— Chi se non i nobili, in effetti?
— O magari qualche ricco mercante, ma di certo questi vostri cosiddetti nobili sono molto abili nel mantenere in povertà i mercanti.
Fra sé, Salamander pensò che quelle erano davvero notizie interessanti. Se Camdel era un fumatore di oppio, questo poteva di certo spiegare come avessero fatto gli uomini del dweomer oscuro a impadronirsi di lui. Mentre giungeva alla decisione di fare qualche discreta indagine nel corso dei giorni successivi, come se lui stesso fosse stato interessato ad acquistare un po’ di quella sostanza, avvertì la leggera pressione mentale che indicava il tentativo da parte di qualche altra persona dotata di dweomer di contattarlo.
— Scusami un momento, Enopo — disse, alzandosi con noncuranza. — Devo andare sul retro per una necessità di natura.
Il menestrello assentì con un cenno della mano e Salamander si affrettò ad uscire, aggirando la locanda e raggiungendo il cortile delle stalle, dove un abbeveratoio brillava pieno d’acqua sotto il sole del pomeriggio. Fissando lo sguardo sullo specchio d’acqua, aprì la propria mente aspettandosi di vedere Nevyn, ma fu invece il volto bello e severo di Valandario a fissarlo dall’abbeveratoio. Salamander rimase troppo stupito per trasmettere qualsiasi pensiero.
— Eccoti qui, dunque — disse Valandario. — Tuo padre mi ha chiesto di contattarti, perché vuole che tu torni subito a casa.
— Non posso. Sto svolgendo un incarico per conto del Maestro dell’Aethyr.
Gli scuri occhi grigi della donna si dilatarono per la sorpresa.
— Non ti posso spiegare di cosa si tratta — proseguì intanto Salamander, — ma sono questioni davvero oscure e pericolose…
— Meno chiacchiere, gazza! In questo caso avvertirò tuo padre del tuo ritardo, ma torna più presto che puoi. Lui ti aspetterà sul confine di Eldidd, nelle vicinanze di Cannobaen. Per favore, questa volta non disobbedirgli.
Poi il volto si dissolse. Come sempre quando si veniva a trovare faccia a faccia con la sua antica maestra del dweomer Salamander si sentì in colpa, anche se questa volta non aveva fatto nulla di male.
Quella sera durante la cena Blaen insistette per trattare il cugino come un onorato ospite, ma Rhodry sussultò ogni volta che un paggio lo chiamava «mio signore» e sentire un servo usare uno dei suoi antichi titoli, quello di Signore di Cannobaen, gli fece salire le lacrime agli occhi perché tutta quella benintenzionata cortesia serviva soltanto a ricordargli la sua amata Eldidd, le sue coste selvagge e le vaste foreste di querce, intatte da tempo immemorabile. Il giovane si sentì quindi molto sollevato quando lui e Jill si poterono congedare dal gwerbret per ritirarsi nella loro camera.
Ormai si era fatto tardi e Rhodry era ubriaco e più stanco di quanto gli andasse di ammettere. Mentre lottava per sfilarsi gli stivali, Jill spalancò le imposte della finestra e si appoggiò al davanzale, guardando le stelle, e la luce delle candele che le aleggiava intorno fece brillare i suoi capelli come sottili fili d’oro.
— Per ogni dio e la sua sposa — imprecò Rhodry, — vorrei che tu avessi lasciato quel dannato gioiello nell’erba dove lo hai trovato.
— E sarebbe davvero servito a molto. Che sarebbe successo se questo maestro oscuro l’avesse trovato?
— Suppongo che tu abbia ragione.
— Oh, lo so, amore mio — aggiunse lei, voltando le spalle alla finestra. — Tutti questi discorsi di dweomer fanno dolere anche il mio cuore.
— Lo dici sul serio?
— Ma certo. Cosa credi che intenda fare? Lasciarti per seguire la strada del dweomer?
— Uh, ecco… — Improvvisamente Rhodry si rese conto di aver avuto paura proprio di questo. — Oh, dannazione, adesso che te lo sento dire suona davvero stupido.
Jill lo fissò con espressione assorta, come se stesse decidendo cosa replicare, poi sorrise all’improvviso e si chinò per protendere le mani verso qualcosa, raccogliendo ciò che Rhodry suppose essere lo gnomo grigio e tenendolo stretto fra le braccia.
— C’è qualcosa che non va? — chiese Jill. — No? Bene. Allora sei soltanto venuto a trovarci? Sei davvero una piccola creatura deliziosa.