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— Comyn è tornato dal passo di Cwm Pecl — annunciò. — Hanno sterminato quei banditi e lui ha riportato indietro un prigioniero, perché potrebbe sapere cose interessanti.

— Infatti — convenne Nevyn. — Penso che correrò il rischio di lasciare questa stanza per assistere all’interrogatorio. Venite, daghe d’argento, non intendo perdervi di vista un istante.

A ridosso della sala delle guardie sorgeva una piccola e tozza torre che serviva da prigione per i criminali locali in attesa di un processo o della punizione, e quando entrarono nella piccola stanza centrale malamente illuminata da una minuscola finestra i quattro scoprirono che le guardie non erano rimaste inattive: un uomo nudo fino alla cintola era legato ad un pilastro accanto al quale un assortimento di ferri e di pinze era disposto su un tavolo mentre il boia, un uomo robusto con braccia da fabbro, stava disponendo il carbone su un braciere, soffiando per alimentare le fiamme.

— Dovrebbe essere pronto in un minuto, Vostra Grazia — garantì l’uomo.

— Bene. Allora è questo il topo che è stato scovato dai miei cani da caccia, vero? Rhodry, lo hai mai visto prima?

— Sì. Sono certo che fosse nel gruppo che ci ha attaccati.

Il bandito appoggiò la testa contro il pilastro e fissò il soffitto con espressione così disperata da far supporre a Nevyn che stesse desiderando di essere morto con i suoi compagni. Pur disapprovando per principio il ricorso alla tortura, il vecchio sapeva però che non avrebbe mai potuto convincere il gwerbret a non farvi ricorso. Avvicinatosi alla colonna, Blaen assestò al bandito uno schiaffo in pieno viso.

— Guardami, porco: la scelta sta a te… puoi avere una morte misericordiosa e rapida, oppure finire lentamente in pezzi.

Il bandito si limitò a serrare le labbra in una linea sottile e come risposta il boia posò una sottile asta di ferro nel braciere, dove essa sfrigolò emettendo un puzzo di carne bruciata; con un grido angosciato, il bandito prese a contorcersi fino a quando un altro schiaffo di Blaen lo ridusse al silenzio.

— Sappiamo che qualcuno vi aveva assoldati per attaccare quella carovana — disse il gwerbret. — Chi è stato?

Il boia tirò fuori il ferro dai carboni e sputò su di esso, ottenendo un suono sfrigolante.

— Non so molto — balbettò il prigioniero, — ma vi dirò tutto.

— Bene — approvò Blaen, con un gentile sorriso. — Allora sii tanto gentile da cominciare.

— Il nostro capo, che era soprannominato il Lupo, si è recato a Marcmwr per vedere se c’erano carovane interessanti e quando è tornato ha detto di avere un lavoretto per noi. Quel vecchio che sembrava un mercante voleva che prendessimo la ragazza che viaggiava con quella carovana… il Lupo ha detto che sembrava una cosa facile e che quel vecchio idiota ci avrebbe pagati bene, poi ha esposto il suo piano. Avremmo attaccato in forze e lui e un paio di altri avrebbero preso la ragazza, poi ci saremmo ritirati prima di subire delle perdite. Non sapevamo però che quella ragazza sapeva combattere come il Signore dell’Inferno… «non le fate del male» aveva detto il vecchio! Come se qualcuno di noi avesse qualche possibilità di fargliene.

Il bandito s’interruppe e scoccò a Jill un’occhiata velenosa.

— Continua a parlare — ingiunse Blaen, sferrandogli un altro schiaffo.

— Inoltre non dovevamo fare del male neppure all’altra daga d’argento, se appena avessimo potuto evitarlo — riprese l’uomo, guardando verso Rhodry. — Il vecchio conosceva il tuo nome: ‘Non lo ferite,’ ha detto, ‘a meno che non sia necessario per salvarvi la vita. Non è importante ma detesterei vederlo morire.’ Però dopo che hai ucciso il Lupo in quel modo noi ci siamo dimenticati del tutto delle parole del vecchio, dannato bastardo.

Rhodry si limitò a sorridere, ma Nevyn pensò che il loro avversario doveva quindi essere per forza lo stesso maestro oscuro dell’estate precedente… ma perché voleva Rhodry vivo? Perché volesse Jill era chiaro, per usarla al fine di costringere lui a lasciarlo andare. Ma Rhodry?

— In ogni caso, Vostra Grazia — proseguì il bandito, — non siamo riusciti a prenderla. Così abbiamo eletto un nuovo capo e siamo andati da quel vecchio. Vedi, avevamo in mente di ucciderlo per vendicarci, ma lui ci ha dato tanto denaro che lo abbiamo lasciato andare.

— Che aspetto aveva? — intervenne Nevyn, avanzando. — Era un uomo del Bardek?

— No, era di Deverry. Vestiva come un mercante e dava l’impressione di venire dalle parti di Cerrmor. La sua voce era così sommessa e untuosa da darmi sui nervi e ricordo che uno dei suoi uomini lo ha chiamato Alastyr. Aveva con sé due uomini armati di spada, uno dei quali mi faceva letteralmente accapponare la pelle… da come ci guardava sembrava che gli sarebbe piaciuto tagliarci la gola soltanto per il gusto di vederci morire.

— Probabilmente gli sarebbe piaciuto davvero. Quei tre avevano con loro un prigioniero?

— Sì, un tizio dai capelli castani legato al suo cavallo. Il suo volto era pieno di lividi e non guardava in faccia nessuno… era un ragazzo snello e sottile, di quelli che somigliano un po’ ad una ragazza.

— Era Camdel, non c’è dubbio — intervenne Blaen.

— Temo di sì — convenne Nevyn. — Molto bene, Vostra Grazia, temo che non si possa cavare altro sangue da questa rapa.

— Impicca pubblicamente questo verme domani a mezzogiorno — ordinò Blaen, rivolto al boia, — ma bada che faccia una morte facile.

Il bandito svenne con un improvviso fetore di urina.

Mentre lasciavano la torre, Nevyn rifletté sulle informazioni ottenute. Ricordava come quel capitano di nave, a Cerrmor, avesse a sua volta detto che il passeggero da lui portato nel Bardek aveva una voce untuosa e sembrava un tipico uomo di Cerrmor, ed era del tutto improbabile che ci fossero due maestri del dweomer oscuro che si somigliavano tanto. Un altro fatto importante era che questo Alastyr aveva avuto con sé soltanto due apprendisti, il che significava che ora non gliene restava che uno… le probabilità di successo erano quindi sempre più a loro favore.

Nevyn si rese inoltre conto di aver pensato di conoscere il suo avversario soltanto per scoprire di essersi sbagliato. Lui aveva un antico nemico, un maestro oscuro contro cui aveva lottato parecchie volte negli ultimi cento anni, un Bardekiano particolarmente abile nel leggere i presagi degli eventi futuri. La guerra dell’anno precedente in Eldidd, questo recente tentativo di impadronirsi dell’opale dotato di dweomer, perfino il lasciare Rhodry in vita come una sorta di esperimento… tutto sembrava collimare alla perfezione con il modo di pensare di Tondalo. Naturalmente, questi avrebbe potuto manovrare ogni cosa a distanza, perché ormai doveva avere qualcosa come centocinquant’anni e di certo era troppo debole per viaggiare. Anche se potevano mantenersi in vita con mezzi innaturali, i maestri del dweomer oscuro non avevano modo di conservare anche la salute, soprattutto verso la fine: la Natura stessa cercava infatti di contrastarli, per il semplice fatto che essi andavano contro i suoi principi come acqua che scorresse verso monte.

Stretto nella morsa delle mani di Alastyr il coniglio marrone e bianco si dibatteva cercando di graffiare con le zampe posteriorì, ma lui gli sbatté la testa più volte contro il tavolo della cucina fino a quando il suo corpo si afflosciò; a quel punto Alastyr tagliò la gola all’animale e si chinò per succhiare il sangue caldo direttamente dalla ferita… anche se lo faceva da anni, quella procedura aveva ancora il potere di disgustarlo. Sfortunatamente essa costituiva però il solo modo per avere la certezza di assorbire tutto l’effluente magnetico del sangue, e per quanto la aborrisse Alastyr non riusciva quindi a capire perché altri maestri del dweomer oscuro lasciassero ai loro servi il compito di uccidere la carne per loro. Mentre beveva sentì la forza magnetica fluire dentro di lui in un piccolo processo di ringiovanimento, e una volta finito si pulì accuratamente la bocca con uno straccio, procedendo poi a scuoiare e a fare a pezzi il coniglio.