Tuttavia, pur sapendo che il vero Wyrd di Gweniver era legato al dweomer, i suoi voti gli proibivano di interferire apertamente con la sua vita: tutto quello che poteva fare era conquistare la sua confidenza, lasciar cadere accenni casuali e sperare che un giorno lei si decidesse a porgli le domande giuste… sempre a patto che fosse vissuta abbastanza a lungo. Di conseguenza non gli rimaneva che pregare che quell’anno l’inverno giungesse in anticipo, perché una volta che la stagione delle campagne militari si fosse conclusa e che si fossero ritrovati tutti insieme nella fortezza lui avrebbe avuto una possibilità di diventarle amico.
Per un mese i razziatori di Cerrmor colpirono impunemente il confine meridionale di Cantrae, perché Slwmar era costretto ad allontanare da esso un numero sempre maggiore di truppe per dirigerle ad ovest a fronteggiare la nuova minaccia costituita da Eldidd. Di tanto in tanto, si trovavano a dover affrontare un esercito di rispettabili dimensioni, ma in quei casi Dannyn preferiva ritirarsi per evitare la battaglia, in quanto il suo obiettivo era quello di dissanguare le fonti di rifornimento di Cantrae senza perdere troppi uomini. Alla fine, però, Slwmar arrivò ad un tal punto di disperazione da costringere il nemico ad un’aperta battaglia, bloccandolo con le spalle a ridosso del Belaver grazie ad un’astuta manovra. Anche se da un punto di vista tecnico il risultato dello scontro fu una vittoria di Cerrmor che costrinse gli uomini di Slwmar a battere in ritirata verso nord e verso la Città Santa, le perdite furono elevate.
Quella sera, mentre si aggirava per il campo di battaglia fra gli uomini ancora intenti a cercare e a soccorrere i feriti, Dannyn si rese conto che un’altra violenta battaglia come quella li avrebbe distrutti. Gweniver camminava accanto a lui, sporca, sudata e spruzzata di sangue come tutti gli altri, e l’indifferenza con cui la ragazza osservava il campo di battaglia mentre conversavano ebbe l’effetto di spaventare Dannyn: pur amando la gloria e i combattimenti, infatti, lui odiava veder morire i suoi uomini e il suo ideale di battaglia era qualcosa di simile ad un’antica saga, in cui i nobili condottieri si sfidassero a duello a vicenda fra gli incoraggiamenti dei loro uomini.
— Ci dovremo ritirare — affermò d’un tratto.
— Come preferisci, a patto che poi si torni qui.
— Può darsi che torniamo come può darsi di no. Adesso che Eldidd è costretto a questa tregua potrei forse privare Dun Cerrmor della sua guarnigione ma non sono certo di volerlo fare, anche se naturalmente la decisione finale spetterà al re.
Gweniver si girò a guardarlo con esasperazione.
— Vostra Santità farà bene a ricordare che abbiamo bisogno di uomini da mandare contro il Cinghiale, quest’autunno — le ricordò Dannyn. — Allora ci saranno altre stragi, forse bastevoli a saziarti.
Scuotendo il capo in risposta a quell’insulto, Gweniver si allontanò a grandi passi verso la sua banda di guerra e per un momento Dannyn la seguì con lo sguardo, desiderando di poterla trovare repellente, di poter smettere di pensare a lei come ad una donna, così come i voti da lei pronunciati avrebbero richiesto. Anche se era un uomo tutt’altro che religioso, Dannyn credeva negli dèi e sapeva che stava rischiando la loro ira continuando a desiderare di avere nel proprio letto una sacerdotessa votata alla Luna. A volte però capitava che Gweniver gli sorridesse o semplicemente gli passasse accanto, e di colpo il suo desiderio diventava così intenso da rendergli difficile respirare per un momento. Ripensandoci, Dannyn giurò a se stesso che se mai fosse venuto il momento di schierare in campo due separati contingenti di truppe, avrebbe fatto in modo che Gweniver si trovasse in uno e lui nell’altro.
D’altro canto, gli sarebbe riuscito più facile accantonare il proprio desiderio se non fosse stato per Ricyn. Di tanto in tanto, durante la loro lunga e lenta marcia alla volta di Cerrmor, gli succedeva di notare come lei e il suo capitano parlassero insieme in modo così intimo e affiatato e questo lo induceva a chiedersi se Gweniver non avesse già infranto il proprio voto, per di più con un guerriero di umile nascita. Sulla scia di quei pensieri, la gelosia cominciava ormai a divorarlo a tal punto che stava iniziando ad odiare Ricyn, un uomo che fino ad allora aveva sempre apprezzato e perfino ammirato per la sua risolutezza, il suo tranquillo coraggio, il modo disinvolto con cui comandava i suoi uomini. Adesso, invece, gli capitava di sognare a lungo, ad occhi aperti, di mandare il capitano della banda di Gweniver incontro ad una morte certa in una carica senza speranza.
Una volta che furono rientrati a Dun Cerrmor, senza neppure le battaglie a causare una certa distrazione, Dannyn trovò sempre più difficile ignorare i sentimenti che nutriva per Gweniver e fece del suo meglio per evitarla… ma c’erano sempre le lezioni di spada. Pur deridendo ciò che provava per la ragazza, dicendosi che non erano altro che reazioni da stallone in amore, Dannyn l’amava infatti in maniera abbastanza sincera da essere terrorizzato al pensiero della sua possibile morte ed era quindi deciso a insegnarle ogni trucco a lui noto per compensare la sua mancanza di statura e di peso.
Ogni mattina i due si esercitavano per parecchie ore e anche se si servivano di spade smussate e di leggeri scudi da addestramento a volte i loro finti duelli si trasformavano in una lotta effettiva: qualcosa scattava in Gweniver e invece di toccare l’avversario con leggerezza lei cedeva alla sua furia berserker, menando con la spada colpi violenti che scatenavano una pari reazione in Dannyn. Per alcuni minuti entrambi combattevano con violenza poi, quasi per reciproco e inconscio consenso si separavano e riprendevano la lezione in maniera più civile. Pur uscendo sempre vincitore da quei confronti, Dannyn non aveva mai la sensazione di essere riuscito a dominarla: poteva anche coprirla di lividi per un’intera mattinata, ma il giorno successivo Gweniver era di nuovo pronta a fargli perdere il controllo con un colpo più duro del dovuto, con una tale perseveranza da indurlo a dubitare che fosse decisa ad essere lei ad acquistare il predominio.
Il fatto di essere di nuovo alla fortezza rendeva anche difficile a Dannyn ignorare Ricyn. Spesso gli capitava di vederli insieme che ridevano per qualche scherzo, oppure che passeggiavano insieme per il cortile o addirittura intenti a giocare a dadi come un paio di semplici soldati, e ogni tanto Ricyn veniva ad assistere ai loro allenamenti, tenendosi al limitare del terreno di addestramento come un accompagnatore e restando in silenzio fino a quando veniva il momento di scortare via la sua signora. Dal momento che non aveva una giustificazione ragionevole per ordinare al capitano di un altro nobile di andarsene, Dannyn era costretto a tollerare la cosa.
Un pomeriggio però la sua rabbia sfuggì al controllo quanto bastava per indurlo ad andare a raggiungere i due, che erano fermi davanti alle stalle: semplicemente, non gli piaceva il modo in cui Ricyn stava sorridendo a Gweniver, e si avvicinò appena in tempo per sentire una strana battuta sui conigli.
— Buon giorno — salutò i due. — Cos’è questa faccenda dei conigli, mia signora?
— Oh, è solo che Ricco è molto abile a intrappolarli con quei lacci che porta sempre con sé, e gli stavo chiedendo se magari poteva intrappolare invece per me un paio di Cinghiali.
Il fatto che lei usasse il soprannome di Ricyn nel parlare di lui piacque ancora meno a Dannyn.