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— Dimmi, signore, un tempo eri un prete?

— Oh, no, ma ho letto molti libri di sapere sacro.

— Benissimo, allora… ma non le dovrei sacrificare qualcosa? Sembra che gli dèi lo gradiscano.

— Infatti. — Nevyn rifletté per un momento, assumendo un’espressione volutamente solenne. — Ti darò un pezzetto di radice di mandragola, perché è biforcuta come un uomo e possiede il dweomer. Recati in riva al fiume nel cuore della notte, gettala nell’acqua e prega la Dea di accettare la radice al tuo posto e di perdonarti.

— Ti ringrazio, signore, ti sono davvero grato. Lascia che ti paghi per il pezzo di radice.

— Non ce n’è bisogno, ragazzo. Non voglio vederti commettere un errore da tensione in battaglia e finire ucciso soltanto perché pensi che la Dea si sia rivoltata contro di te.

Ricyn avvolse la preziosa radice di mandragola in un pezzo di stoffa e la nascose nella propria camicia, facendo quindi ritorno agli alloggiamenti dove si distese sulla sua cuccetta e prese a riflettere su ciò che avrebbe dovuto dire alla Dea, perché voleva trovare le parole più adatte. Sapere che anche lui la poteva adorare lo aveva pervaso di una pace solenne: l’oscurità è il suo altare… gli piaceva il modo in cui il vecchio Nevyn si era espresso. Un giorno, quando il suo Wyrd lo avesse raggiunto, si sarebbe abbandonato fra le braccia della Dea per riposare nella pace del buio, lasciandosi alle spalle l’agitazione e la sofferenza di quell’interminabile guerra.

— Dagwyn! — chiamò Gweniver. — Dov’è Ricyn?

Dagwyn lasciò vagare in fretta lo sguardo per le stalle.

— Che io sia dannato se lo so, mia signora — rispose quindi. — Era qui appena un minuto fa.

Gweniver lasciò subito le stalle sbucando sotto la luce vivida del mattino, e aggirò l’edificio. La sua supposizione che Ricyn la stesse evitando di proposito si rivelò esatta quando finalmente lo trovò, perché lui le lanciò un’occhiata sorpresa e subito abbassò lo sguardo verso il terreno.

— Fa’ due passi con me, Ricco.

— Se la mia signora lo ordina.

— Oh, per tutti gli inferni! Piantala di andare in giro strisciando come un cane frustato! Senti, non ce l’ho mai avuta con te neppure per un momento, ma se volevo impartire una lezione a Dannyn dovevo essere giusta con tutti e due, non credi?

Ricyn sollevò lo sguardo e sorrise, un fugace riaffiorare del suo consueto buon umore. Gweniver adorava vederlo sorridere in quel modo.

— Senza dubbio lo hai fatto — replicò quindi il giovane, — ma io ho continuato a rodermi il fegato al riguardo.

— Adesso è finita, per quanto mi concerne.

Insieme si aggirarono fra le baracche per le provviste e i carretti vuoti che si trovavano dietro le stalle, fino a trovare un angolo tranquillo e soleggiato a ridosso delle mura della fortezza. Sedutisi con le spalle appoggiate alla parete di una baracca sollevarono lo sguardo sulle grigie mura di pietra che li rinchiudevano al loro interno nella stessa misura in cui tenevano fuori i nemici.

— Sai — affermò quindi Gweniver, — ti dovresti trovare una ragazza nella fortezza, considerato che resteremo qui per il resto della nostra vita.

Ricyn sussultò come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

— Cosa c’è che non va? — chiese subito Gweniver.

— Nulla.

— Stupidaggini. Fuori il rospo.

Ricyn sospirò e si massaggiò la nuca, quasi questo lo aiutasse a riflettere.

— Ecco, supponiamo che io mi trovi una ragazza, tu come la prenderesti? Speravo che tu… ah, dannazione?

— Speravi che la invidiassi? La invidierei, ma questo è il mio fardello e non il tuo, perché sono stata io a scegliere la Dea.

Ricyn sorrise, ma continuò a fissare il terreno davanti a sé.

— Davvero la invidieresti?

— Davvero.

— A dire la verità questa è una cosa a cui ho pensato — ammise lui, infine. — Qui intorno ci sono un paio di ragazze che mi piacciono e ce n’è una che mi trova abbastanza interessante. Appena ieri stavo pensando che avrei potuto averla abbastanza facilmente, se non mi fosse seccato di dividerla con un paio di altri, e questa è una cosa che in passato non mi ha mai dato fastidio. Ad un tratto però mi sono accorto che non m’importava un accidente di averla o meno, e così me ne sono andato. — Il giovane scivolò nel silenzio per qualche minuto, poi riprese: — Con un’altra ragazza non funzionerebbe mai, perché ti amo troppo. Ti ho amata per anni.

— Oh, via, è soltanto perché non hai ancora trovato la ragazza giusta.

— Non scherzare con me, Gwen. Non vivrò abbastanza a lungo per questo. Tu sei decisa a morire, vero? Posso leggerlo nei tuoi occhi ogni volta che ti getti in una mischia… ebbene, io non vivrò un minuto più a lungo di te: ho pregato la Dea, e l’ho promesso a lei. Di conseguenza — concluse, decidendosi infine a guardarla, — tanto vale che giuri la stessa cosa anche a te.

— Non farlo! Non è necessario, e se mai dovessi infrangere il tuo voto…

— Pensi che abbia meno coraggio di te?

— Non è questo che intendevo. Semplicemente, non c’è ragione che tu prometta una cosa del genere.

— Invece ce n’è una. Cos’è che la maggior parte degli uomini dà alla ragazza che ama? Una casa, cibo in abbondanza e magari un vestito nuovo di tanto in tanto. Ebbene, io non ti potrò mai donare nulla di tutto questo, quindi intendo darti quello che posso — affermò lui, rivolgendole un sorriso spontaneo e radioso come sempre. — Che t’importi o meno, Gwen, non mi vedrai mai con un’altra ragazza, e neppure sentirai mai dire che ne ho una.

Gweniver si sentì come una donna che avesse usato per anni una vecchia pentola soltanto per decidersi un giorno a lucidarla, scoprendo così di avere in mano un oggetto di lucente argento.

— Ricco, io non infrangerò mai il mio voto. Lo capisci?

— Se non lo capissi, credi che ne pronuncerei uno a mia volta?

Gweniver lo afferrò per un braccio e sentì che era la Dea a parlare per suo tramite.

— Se mai decidessi di infrangerlo, sarebbe con te, e non con Dannyn. Nonostante il suo rango, tu vali il doppio di lui.

Due lacrime lasciarono una scia sottile sul volto di Ricyn, che subito si controllò.

— Oh, dèi — sussurrò. — Ti seguirò fino alla morte.

— Così dovrà essere, se vorrai seguirmi.

— Alla fine la Dea ci avrà comunque tutti, quindi perché mi dovrebbe importare quando accadrà?

— Benissimo, allora. Anch’io ti amo.

Ricyn le prese la mano e intrecciò le dita in quelle di lei. Per un lungo momento rimasero seduti così, in silenzio, poi lui sospirò.

— È un peccato che non possa risparmiare sulla paga per comprarti una spilla di fidanzamento — disse. — Giusto per darti qualcosa che simboleggi il nostro patto.

— Lo penso anch’io. Aspetta, so cosa fare: pronunciamo un giuramento di sangue, come facevano nell’Alba dei Tempi.

Ricyn sorrise, annuendo in segno di approvazione. Quando Gweniver gli diede la propria daga, la usò per praticare un piccolo taglio sul polso di lei e sul proprio, poi accostarono le ferite in modo che il sangue si mescolasse; nel fissarlo negli occhi, Gweniver sentì il desiderio di piangere per l’espressione solenne di lui e perché quello era il solo matrimonio che avrebbero mai avuto. Avvertì poi intorno a sé la fredda presenza della Dea e seppe che l’Oscura Signora era soddisfatta, che il loro amore pulito e intenso era per lei come un’altra spada posata sul suo altare. Chinando il capo, Ricyn la baciò una volta soltanto, poi la lasciò andare.

Più tardi, quella stessa mattina, le loro passeggiate senza una meta li portarono nel giardino di erbe di Nevyn, dove il vecchio era inginocchiato e intento a prendersi cura delle sue piante. Nel vederli arrivare, si alzò in piedi e si pulì sui calzoni le mani infangate.