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Con quelle parole il vecchio fissò Dannyn, quasi si aspettasse che questi avesse compreso ciò che lui aveva inteso sottintendere.

— Quale dama? — chiese Dannyn.

— Lady Gweniver, naturalmente. Vedo che dovrò essere schietto, per quanto questo mi addolori. Ormai tu hai avuto modo di essere in sua compagnia per mesi, mio signore: non hai notato come… ecco, come sembri avere un’amicizia piuttosto intima con il suo capitano? Sarebbe una cosa grave e orribile se lei dovesse infrangere i suoi sacri voti, perché di certo l’ira della Dea Oscura si abbatterebbe su tutti noi. Ti imploro quindi di confermarmi che la loro amicizia è soltanto quella che i guerrieri spesso stringono fra loro.

— Per quanto ne so io è così. Per tutti gli inferni, vecchio, sono pronto a scommettere che i suoi uomini la ucciderebbero se pensassero che si è resa colpevole di sacrilegio, perché sanno che la loro vita dipende da lei.

— Ah, bene, questo dà sollievo al mio cuore — commentò Saddar, con un drammatico sospiro. — Capisci, si trattava soltanto di quella faccenda del giuramento di sangue, che…

— Cosa? Che vuoi dire?

— Come… Lady Gweniver ha pronunciato con Ricyn un giuramento di sangue. Ero certo che lo sapessi.

— Invece lo ignoravo — ringhiò Dannyn.

— Oh, ecco, me lo ero chiesto, considerato che Vostra Signoria è spesso distratto da questioni di guerra. Comunque, adesso puoi capire la mia preoccupazione.

Con un brontolio inarticolato Dannyn si avvicinò alla finestra e serrò entrambe le mani intorno al davanzale, guardando con occhi appannati all’esterno e tremando di furia. Indipendentemente da quello che aveva detto al consigliere, adesso era certo che Gweniver avesse infranto il proprio voto di castità, era certo che lei e Ricyn sì fossero profanati più di una volta. Immerso nei suoi pensieri, non vide il consigliere che usciva, e questo fu un vero peccato, perché Saddar stava sorridendo fra sé in maniera tutt’altro che afflitta.

Fu soltanto più tardi, dopo aver ritrovato la calma, che Dannyn mosse un nuovo e folle passo in avanti nel suo modo di pensare: se Gweniver aveva già infranto il suo voto perché, in nome di tutti gli dèi, non avrebbe dovuto poterla avere anche lui?

Alcuni giorni più tardi, Nevyn si trovò ad attraversare il cortile mentre Gweniver stava radunando la sua banda di guerra vicino alle porte e indugiò a guardare lei e Ricyn che montavano in sella: in un certo senso, quei due formavano una bella coppia, entrambi biondi e giovani… e condannati, pensò fra sé il vecchio, chiedendosi per quanto tempo ancora avrebbe sopportato di restare lì ad osservare l’evolversi del loro Wyrd. Quando riprese a camminare, il suo cuore era talmente oppresso da cupe riflessioni che per poco non andò a sbattere contro Dannyn.

— Mi dispiace — si scusò. — Ero troppo immerso nei miei pensieri.

Dannyn sgranò gli occhi con reverenziale timore.

— Niente incantesimi o cose del genere, mio signore — gli garantì subito Nevyn.

— Benissimo, allora — rispose Dannyn, con un sorriso forzato che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere cordiale e che evocò nella mente di Nevyn l’immagine di un lupo costretto a mendicare avanzi vicino ad una tavola imbandita. — Sai per caso dove stia andando Lady Gweniver?

— No, ma suppongo che lei e i suoi uomini intendano soltanto far fare esercizio ai cavalli.

— Molto probabile.

Ormai la banda di guerra stava già oltrepassando le porte, e l’intensità con cui lo sguardo di Dannyn seguì la figura di Gweniver fu tale da turbare Nevyn.

— Ascoltami, ragazzo — ammonì il vecchio. — Lei è proibita a te e a qualsiasi altro uomo, e dovresti avere il buon senso di rendertene conto.

Dannyn si girò verso di lui in modo tanto brusco che Nevyn si ritrasse e convocò il Popolo Fatato, nel caso che il capitano tentasse qualche atto di violenza, ma stranamente Dannyn pareva più ferito che furente. Per un momento esitò, quasi ci fosse qualcosa che desiderava chiedere, poi girò sui tacchi e si allontanò in fretta.

Idiota, pensò fra sé Nevyn, poi accantonò il problema e andò invece a far visita al Principe Mael.

Nella silenziosa stanza in cima alla torre il ragazzo era appoggiato al davanzale, intento ad osservare più in basso le minuscole figure della banda di guerra del Lupo che si snodavano giù per la collina e nelle vie cittadine.

— Quando ero bambino — commentò, — avevo alcuni giocattoli che provenivano dal Bardek… minuscoli cavalli e guerrieri fatti d’argento, e da quassù quella banda di guerra sembra avere le loro stesse dimensioni. Da piccolo ero solito schierarli davanti a me e desiderare che giungesse il giorno in cui avrei guidato degli uomini in battaglia. Oh, per tutti gli inferni, quel giorno è giunto e passato così in fretta!

— Suvvia, è ancora possibile che tu venga riscattato.

Mael gli indirizzò un amaro sorriso e si lasciò cadere su una sedia accanto al camino, nel quale ardeva un piccolo fuoco acceso per tenere a bada il gelo. Nevyn gli sedette di fronte e protese le mani verso il calore della fiamma.

— Non arriveranno altri araldi fino a primavera — sospirò il principe. — Oh, dèi… un intero inverno qui! Sai, mia moglie voleva venire a condividere la mia prigionia, ma mio padre non glielo ha permesso e suppongo che abbia fatto bene, perché questo avrebbe soltanto fornito a Glyn un altro strumento contro il nostro clan.

— Sembri affezionato a lei.

— Lo sono. Mio padre ha predisposto il nostro matrimonio quando io avevo dieci anni e mia moglie otto, e lei ha vissuto a corte per tutto il periodo del fidanzamento. Era il suo addestramento per imparare a diventare la moglie di un principe… poi, tre anni fa ci siamo sposati. Si finisce per fare l’abitudine a qualcuno e per sentire la sua mancanza. Oh, buon signore, ti porgo le mie scuse. Oggi sto proprio farfugliando.

— Non c’è bisogno di scuse, ragazzo.

Per parecchio tempo il principe si limitò a contemplare il fuoco, ma alla fine si riscosse.

— Ho terminato quel libro delle cronache — disse. — È dannatamente strano… finirò per essere il principe più colto che Eldidd abbia mai avuto, e questo non servirà minimamente al mio regno.

— È un po’ troppo presto per rinunciare a sperare.

Mael si girò di scatto a fissarlo.

— Buon Nevyn, tutte le guardie giurano che tu possiedi il dweomer, quindi rispondimi onestamente: uscirò mai di qui se non per essere impiccato?

— È una cosa che non mi è dato di conoscere.

Mael annuì lentamente, poi riprese a fissare il fuoco. Nevyn dovette richiamare la sua attenzione parecchie volte prima di ottenere una risposta, e anche allora la conversazione si limitò ad una discussione sui libri che il giovane stava leggendo.

Come un argenteo muro danzante, la pioggia si riversava su Dun Cerrmor e la camera del consiglio era resa umida dal freddo che emanava dalle pareti di pietra e che spinse Gweniver ad avvolgersi più strettamente nel suo plaid mentre i consiglieri continuavano a parlare. Seduto dalla parte opposta del tavolo, Dannyn giocherellava con la sua daga, e il re era invece proteso in avanti sulla sedia con espressione così seria e attenta che Gweniver si chiese a cosa stesse effettivamente pensando.

— Temperanza e una lenta andatura sono la cosa migliore, mio signore — stava affermando Saddar. — Ancor di più lo sono in questa faccenda del Principe di Aberwyn. Dobbiamo tenere Eldidd costantemente nell’incertezza il più a lungo possibile.

— Proprio così — convenne Glyn. — Ti sei espresso molto bene.

Con un sorrisetto, Saddar si rimise a sedere.

— Dunque, onorevoli signori — proseguì quindi il re, — ho intenzione di esentare per la prossima estate Lord Gwetmar del Lupo dal partecipare alla guerra, in modo da permettergli di ricostruire la sua fortezza e di trovare contadini che si curino delle sue terre. Giudicate saggio questo mio piano?