Выбрать главу

Ricyn rimase in basso mentre Gweniver si arrampicava sul muro: nell’oscurità scorse appena la sua sagoma stagliarsi sulla sua sommità, poi la ragazza si girò per lanciare un grido di avvertimento.

— Gli uomini! Mandali alle brecce! Ci attaccano!

Nel tornare di corsa all’interno, Ricyn avvertì in lontananza un rumore di cavalli che avanzavano in fretta verso la fortezza: fece irruzione nella casa già gridando gli ordini necessari e costrinse gli uomini a muoversi. Imprecando, i guerrieri afferrarono la spada e si sparpagliarono lungo il perimetro delle mura in modo da coprire ciascuna breccia, mentre ormai il rumore prodotto dalle truppe nemiche li circondava fragoroso come il riversarsi su una spiaggia delle onde dell’oceano.

Attraverso una delle brecce Ricyn vide alcuni uomini che smontavano di sella e giravano intorno alle mura.

— Incastrati — commentò in tono tranquillo Gweniver. — Pensi che potremo reggere a questo assedio per un intero giorno?

— Neppure per metà giornata. Sono sorpreso che la Dea non ci abbia avvertiti, quando stavamo parlando con quei contadini.

— Io no. Ho sempre saputo che sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe voluto la nostra morte.

Protendendosi, Gweniver lo baciò una volta soltanto, poi si allontanò e cominciò a impartire ordini.

Dal momento che era improbabile che il nemico attaccasse in mezzo a quell’oscurità permeata di pioggia, posero delle guardie alle tre brecce e dormirono a turno; un’ora prima dell’alba la pioggia smise di cadere e un vento gelido si levò nel cielo, sgombrandolo dalle nubi. Subito Ricyn svegliò gli uomini, che si armarono in assoluto silenzio, ciascuno guardando gli amici in un modo che era già di per sé un tacito addio. Mentre Gweniver sorvegliava la breccia presente là dove un tempo c’erano le porte, Ricyn distribuì la banda di guerra presso le altre aperture.

— È un combattimento fino alla morte — continuò a ripetere, — quindi tutto quello che potremo fare sarà vendere la pelle a caro prezzo.

Ripetutamente, gli uomini annuirono in segno di assenso. Vicino al muro posteriore, Ricyn trovò infine Alban, che aveva appena quattordici anni e che si era unito proprio quell’estate alla banda di guerra di Cerrmor: anche se il ragazzo era coraggioso e affidabile quanto chiunque altro dei presenti, Ricyn era deciso a cercare di salvargli la vita.

— Ascoltami, ragazzo — gli disse. — Ti devo affidare un’importante missione e mi rivolgo a te perché sei il più basso di tutti e quello che meno dà nell’occhio. Il re deve essere informato di quanto sta succedendo, e sarai tu a portare il messaggio.

Con gli occhi sgranati, Alban annuì.

— Ecco cosa farai — proseguì Ricyn. — Ti dovrai accoccolare dietro questo mucchio di macerie e restare nascosto fino a quando un uomo di Cantrae non cadrà abbastanza vicino a te da permetterti di afferrare il suo scudo. Una volta che la mischia si sarà spostata oltre sguscerai via fingendoti ferito e ti mescolerai ai nemici. Se vivrai abbastanza a lungo da fare tutto questo, dovrai poi rubare un cavallo e cavalcare come se l’inferno ti si stesse spalancando sotto i piedi.

— Farò come mi hai detto, e se mi dovessero scoprire vorrà dire che questa sera cenerò con tutti voi nell’Aldilà.

Mentre si allontanava, Ricyn implorò la Dea di far sì che quel goffo inganno da lui escogitato funzionasse.

Nel raggiungere Gweniver alle porte vide che la squadra che avrebbe combattuto con loro aveva già preso posizione.

— Sono oltre un centinaio — lo informò Gweniver, — e in questo momento si stanno allineando per una carica, ma per fortuna a piedi.

— Perché sprecare dei cavalli per uccidere topi chiusi in trappola? — ribatté Ricyn, prendendo posto al suo fianco con un sorriso che lei ricambiò.

Oltre la breccia, vide i nemici risalire con calma il pendio della collina e allargarsi a ventaglio intorno alle tre brecce, all’interno delle quali regnava un letale silenzio infranto di tanto in tanto dal rumore metallico di una spada o di uno scudo. A mano a mano che il sole andò facendosi più luminoso, Ricyn sentì il proprio cuore accelerare i battiti, ma in effetti non si trattava tanto di paura quanto di curiosità riguardo a come sarebbe stato l’Aldilà.

Presto rivedrò Dagwyn, ricordò a se stesso, e gli potrò dire di sua figlia.

La luce dell’alba strappò riflessi al metallo delle spade e delle cotte, degli elmi e delle borchie degli scudi, poi un corno d’argento squillò alle spalle dello schieramento di Cantrae e gli scudi con lo stemma del Grifone scattarono in avanti con un urlo. La battaglia era incominciata.

I guerrieri di Cerrmor difesero le brecce più a lungo di quanto chiunque di loro avrebbe avuto modo di supporre. Gweniver e Ricyn stessi, combattendo fianco a fianco, avrebbero potuto da soli tenere a bada un grosso contingente in un’apertura di quelle dimensioni… se soltanto non ci fossero state falle alle loro spalle. Così invece si trovarono a lottare con cupa determinazione, quasi inconsapevoli di come il sole stesse salendo sempre più alto nel cielo. Intorno a loro la massa urlante vorticava, ma Ricyn continuò a colpire e a parare con ritmo perfetto e in assoluto sincronismo con la sua compagna, tanto che ben presto i corpi cominciarono ad ammucchiarsi davanti a loro, ostacolando le cariche dei nemici. Sentendo il sudore che gli colava lungo la schiena, Ricyn si trovò a desiderare un sorso d’acqua mentre la mischia si faceva sempre più serrata; accanto a lui un uomo di Cerrmor cadde ma un altro venne subito avanti per uccidere il guerriero di Cantrae che lo aveva abbattuto. All’improvviso Ricyn sentì levarsi alle sue spalle disperate grida di avvertimento.

— Indietro! — gridò Gweniver. — Hanno fatto irruzione alle nostre spalle!

Un cauto passo per volta la linea indietreggiò senza cessare di lottare e tentando di allargarsi a ventaglio davanti agli avversali che si riversavano ora attraverso le porte. Tutt’intorno il cortile divenne un manicomio di uomini che correvano, perché anche le altre due squadre di Cerrmor stavano cercando di ricomporre una formazione approssimativa, e di fronte a quel caos Ricyn cominciò ad imprecare in tono sommesso e costante… finché non gli giunse all’orecchio la risata ululante di Gweniver, ora preda della sua furia berserker. All’improvviso la luce del sole si attenuò: nell’indirizzare un rapido affondo contro un avversario Ricyn avvertì nell’aria odore di fumo e scorse una nube grigia e densa che si allargava sopra di loro. La ritirata proseguì alla volta della casa centrale… nell’indietreggiare sempre più, inciampando nei corpi di amici e nemici senza cessare di colpire e di parare, Ricyn trovò comunque il tempo di guardare nella direzione da cui giungeva la risata di lei, nonostante la ressa sempre più fitta di avversali che li attorniava. Finalmente raggiunsero la casa e difesero la porta finché tutti coloro che ancora restavano della banda di Cerrmor non furono entrati zoppicando, strisciando o correndo… otto in tutto.

— Vieni dentro, Ricco! — gridò Gweniver.

Lui si gettò all’interno, spostandosi di lato in modo che Gweniver avesse lo spazio necessario per seguirlo, poi aiutò Camlwn a chiudere il battente e a sprangarlo. Adesso la casa era rovente a causa del calore che giungeva dal piano superiore, in fiamme, e i cavalli in preda al panico presero a nitrire e a impennarsi quando gli uomini afferrarono le redini e li tirarono avanti. Fuori, i guerrieri di Cantrae stavano urlando perché venissero portate loro delle asce e stavano picchiando contro le imposte di legno delle finestre. Finalmente, i cavalli furono radunati in una massa isterica vicino alla porta: Ricyn e Camlwn spalancarono di colpo il battente mentre i compagni alle loro spalle prendevano a gridare e a colpire di piatto la groppa degli ammali con la spada. Scalciando e sgroppando, i cavalli si lanciarono in avanti e andarono a sbattere contro gli uomini di Cantrae come arieti viventi.