L’anziano sacerdote si alzò in piedi, si schiarì la voce e fissò quindi lo sguardo nel vuoto, prendendo a recitare la legge.
— I veleni sono un abominio agli occhi degli dèi. Perché? Perché possono essere usati soltanto per assassinare e mai per autodifesa, e quindi nessun uomo desidera possederli a meno che abbia l’assassinio nel cuore. Di conseguenza, che nessuna di queste immonde sostanze venga trovata nelle nostre terre. Da Gli Editti di Re Cynan, 1048 — disse, poi tornò a schiarirsi la gola e riprese: — Qual è la giusta punizione per chi contrabbanda veleni? Nessuna può essere più adatta che costringerlo a mangiare parte delle sue immonde mercanzie. Così stabilisce Mabyn, sommo sacerdote di Dun Deverry.
Mentre il prete si rimetteva a sedere, Dryn cominciò a piangere in silenzio, e Nevyn provò compassione per lui, perché non era un uomo malvagio ma soltanto avido, che si era lasciato corrompere dai veri malvagi. Adesso però l’intera questione esulava ormai dalle sue mani. Al tavolo, Ladoic impugnò la spada dorata e la sollevò con la punta verso l’alto.
— La legge ha parlato. Dryn, come atto di misericordia ti sarà permesso di scegliere il veleno meno doloroso fra quelli in tuo possesso. Quanto a te, Edycl, sono stato informato che hai quattro figli piccoli e che è stata effettivamente la povertà a spingerti a questo tipo di commercio. Di conseguenza ti saranno inflitte venti frustate sulla pubblica piazza.
Dryn sollevò il capo e di colpo perse il controllo, cominciando a singhiozzare e a dondolarsi con violenza sulla persona come se stesse già sentendo il veleno che agiva su di lui. Una guardia venne avanti e lo zittì con uno schiaffo, issandolo poi in piedi mentre Ladoic si alzava a sua volta e picchiava il pomo della spada sul tavolo.
— Il gwerbret ha parlato. L’udienza è finita.
Pur trascinando via Dryn, le guardie lasciarono però Edycl inginocchiato ai piedi del gwerbret; non appena la sala fu vuota e con lui furono rimasti soltanto Nevyn ed Elaeno, Ladoic abbassò lo sguardo sul prigioniero, fissandolo come se stesse contemplando un mucchietto di sporcizia nelle strade cittadine.
— Venti frustate possono uccidere un uomo — commentò in tono leggero, come se stesse facendo conversazione. — Se però dirai a questi signori quello che vogliono sapere ridurrò la tua sentenza a dieci colpi.
— Grazie… oh, dèi, grazie. Dirò loro tutto quello che so.
— Lo scorso anno hai svernato ad Orystinna dopo aver effettuato la traversata con notevole ritardo — disse Elaeno. — Perché?
— Ecco, quella è stata una cosa dannatamente strana — rispose Edycl, riflettendo con espressione accigliata. — Era davvero tardi, e stavo ormai pensando di tirare in secca la Stella quando quell’uomo del Bardek mi ha avvicinato e mi ha detto che un suo amico, un uomo molto ricco, doveva arrivare a Myleton prima dell’inverno. Quell’uomo mi ha offerto una dannata quantità di denaro perché li prendessi a bordo, abbastanza da ricavarne un buon profitto nonostante le spese derivanti dal dover svernare nel Bardek, e così li ho presi a bordo. Ho svernato ad Orystinna perché è meno costosa di Myleton.
— Capisco. Che aspetto avevano questi uomini?
— Ecco, quello che mi ha assunto era un tipico uomo di Myleton, con la pelle un po’ più chiara del consueto e con le decorazioni facciali che lo identificavano come un appartenente alla Casata Odana. L’altro era un uomo di Deverry e anche se si faceva chiamare Procyr dubito che questo fosse il suo vero nome. In lui c’era qualcosa che mi faceva accapponare la pelle, ma che io sia dannato se so il perché, dato che era cortese nel parlare e che non ha creato problemi. È rimasto per quasi tutto il viaggio nella sua cabina e considerato che abbiamo avuto una traversata difficile immagino che sia stato male quasi di continuo.
— Che aspetto aveva questo Procyr? — interloquì Nevyn.
— Ecco, signore, non lo so con certezza. In quel periodo dell’anno sul mare fa freddo, e ogni volta che usciva sul ponte lui era avvolto in un mantello con cappuccio. Direi che era sulla cinquantina, un uomo dall’aria solida, con i capelli grigi, la bocca sottile, gli occhi azzurri. Ricordo però dannatamente bene la sua voce: era come untuosa e troppo morbida per un uomo. Mi dava i brividi.
— Non ne dubito — borbottò Nevyn. — Dunque, Vostra Grazia, Elaeno ed io siamo certi nella misura in cui è possibile esserlo che quest’uomo descritto da Edycl sia molto importante nel commercio della droga.
— Allora terrò gli occhi aperti… o forse dovrei dire gli orecchi, considerata la sua voce.
Il presunto Procyr era con ogni probabilità qualcosa di più di un semplice corriere della droga, in quanto Nevyn era piuttosto sicuro che si trattasse dello stesso maestro del dweomer oscuro che aveva scatenato quell’estate la guerra causata da Loddlaen e che sembrava deciso ad uccidere Rhodry. Nel riflettere sulla cosa, Nevyn se ne chiese il perché forse per la millesima volta.
Salamander, o Ebay Salomonderiel tranDevaberiel, per usare il suo nome elfico completo, risiedeva in una delle locande più costose di Cerrmor, e la camera di ricevimento dell’alloggio da lui affittato era spaziosa, con tappeti del Bardek sul lucido pavimento di legno, sedie dotate di cuscini e vetri alle finestre. Al sopraggiungere dei visitatori il giovane versò loro del sidro da una caraffa d’argento in bicchieri di vetro, mentre tanto Elaeno quanto Nevyn si guardavano intorno con espressione acida.
— Devo dedurre che di questi tempi le tue storielle fruttano bene — commentò Nevyn.
— Infatti. So che sei sempre pronto a rimproverare la mia umile persona per i miei gusti che, lo ammetto, sono volgari, rozzi, stravaganti e frivoli, ma io non vedo nulla di male a indulgere in essi.
— Perché non ce n’è. È solo che non c’è neppure nulla di buono, ma comunque non sono affari miei… non sono io il tuo maestro.
— Proprio così, ma mi sarei davvero sentito onorato al di là dei miei meriti di essere un tuo apprendista.
— Questo è vero — intervenne Elaeno, — o almeno la parte relativa a quel «al di là dei miei meriti» lo è.
Salamander si limitò a sorridere, perché gli piaceva battibeccare con l’enorme uomo del Bardek, anche se aveva il dubbio che Elaeno trovasse il gioco molto meno divertente di lui.
— So che i miei talenti sono modesti — affermò quindi. — Se invece avessi il potere del Maestro dell’Aethyr, sarei dedito al dovere quanto lui. Purtroppo, gli dèi hanno ritenuto opportuno concedermi appena un assaggio del dweomer prima di allontanare la dolce coppa dalle mie labbra.
— Questo non è del tutto vero — ribatté Nevyn. — Valandario mi ha detto che potresti facilmente fare altri progressi… se soltanto lavorassi per ottenerlo.
Salamander sussultò, perché non si era reso conto che la sua maestra del dweomer avesse rivelato tante cose al vecchio.
— In ogni caso si tratta per ora di una questione marginale — proseguì Nevyn. — Quello che io voglio sapere è perché sei in Deverry.
— La vera domanda è perché non ci dovrei essere. Amo vagare fra la gente di mia madre. Lungo le vostre strade c’è sempre qualcosa da vedere e inoltre in questo modo sono anche molto, molto lontano dal mio stimato padre, che mi rimprovera di continuo nella prosa più perfetta questa o quella colpa, sia vera che immaginaria.
— Direi che sono soprattutto vere — commentò Elaeno.
— Oh, non ne dubito. Se però posso essere utile a te o al Maestro dell’Aethyr, avete soltanto da chiederlo.
— Bene — approvò Nevyn, — perché lo puoi proprio: per una volta i tuoi vagabondaggi ci torneranno dannatamente comodi. Ho ragione di credere che ci siano parecchi uomini del dweomer oscuro in circolazione nel regno. Bada, non voglio che tu ti impegoli con loro, perché sono troppo potenti per questo; essi però si mantengono mediante il contrabbando di droghe e di veleni, e ciò che voglio sapere è dove vengono vendute quelle merci, perché se riusciremo a soffocare il loro commercio infliggeremo un duro colpo ai nostri nemici. Dopo tutto, anche loro devono mangiare come tutti… ecco, più o meno come tutti. Voglio quindi che tu stia costantemente sul chi vive per notare qualsiasi traccia di questo empio commercio. Potresti sempre sentire qualcosa d’interessante.