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— Mio signore — disse Alastyr, — Di certo ti rendi conto che è per me pericoloso venire a Dun Deverry. Adesso che ci siamo incontrati, preferirei che in futuro tu trattassi direttamente con Sarcyn.

Camdel accennò a formulare una sprezzante protesta, ma Alastyr protese una linea di luce dalla sua aura e la avvolse intorno a quella del nobile, facendola ruotare come una trottola.

— Sarcyn è molto importante — sussurrò, mentre Camdel barcollava come un ubriaco. — Puoi fidarti di lui come ti fidi di me. Ti fiderai di lui. Ti fiderai di lui…

— D’accordo — affermò Camdel, — mi fiderò di lui.

— Bene. Ora dimenticherai di essere stato sottoposto a incantesimo. Dimenticherai di essere stato sottoposto a incantesimo.

A quel punto Alastyr ritrasse la linea di luce e lasciò che l’aura di Camdel si riassestasse.

— Capisco il tuo problema — disse allora il nobile, in tono deciso. — Trattare con il tuo luogotenente mi andrà benissimo.

Disattivata la seconda vista, Sarcyn lo scortò fuori della stanza con un inchino, poi chiuse e sprangò la porta alle sue spalle mentre Alastyr ridacchiava in tono sommesso e si alzava, stiracchiando la schiena.

— È fatta — commentò. — Ora ricorda di lavorare su di lui lentamente. Se ti sarà possibile, bada di sottoporlo a incantesimo soltanto quando è ubriaco o drogato, in modo che non si renda mai conto che sta succedendo qualcosa di strano.

— Sarà facile, maestro, perché beve come un porco e fuma quanto un camino.

Alastyr ridacchiò ancora. Sarcyn non riusciva a ricordare di aver mai visto il suo maestro tanto compiaciuto, ma del resto il suo complotto ordito da anni stava finalmente procedendo a dovere: in qualità di abituale frequentatore delle camere del re, infatti, Camdel era nella posizione ideale per rubare una cosa che nessuno di loro due avrebbe mai potuto raggiungere.

— Mi sono accorto che quel ragazzo desta in te un notevole interesse — aggiunse Alastyr, assestandogli distrattamente una leggera pacca sul sedere, — ma del resto a letto sei sempre stato un piccolo demonio.

Sarcyn s’irrigidì per lo shock, perché prima di allora non si era mai reso conto che Alastyr fosse convinto che lui avesse apprezzato le sue visite notturne di tanto tempo prima.

— Ti chiedo scusa — disse subito Alastyr, fraintendendo il suo atteggiamento, — non dovrei più stuzzicarti alla tua età. Benissimo, ragazzo, continua a lavorare su di lui fino a quando potremo guidarlo come un cavallo… con redini molto lunghe. Evy ed io ti aspetteremo fuori città e una volta che lo avrai dominato completamente potrai venire a raggiungerci. Ricorda però di non avere fretta, anche se ci dovessero volere delle settimane.

Dopo che Alastyr se ne fu andato, Sarcyn trascorse parecchio tempo a passeggiare avanti e indietro, mentre l’odio bruciava in lui come una febbre violenta.

Nonostante si fingesse un vecchio e trasandato erborista, Nevyn era ben noto nella grande fortezza di Dun Gwerbyn. Quando un mattino si presentò alle sue porte, i due uomini di guardia gli si inchinarono entrambi e si affrettarono a chiamare alcuni servi perché conducessero nelle stalle il cavallo e il mulo del vecchio. Il cortile interno era ingombro di parecchi grossi carri e di servi intenti a lavorare lentamente sotto il sole caldo per caricarli di fagotti e di botti.

— La tieryn è in partenza per la sua residenza estiva? — domandò Nevyn.

— Infatti — rispose un paggio. — Fra due giorni partiremo per Cannobaen. In questo momento Sua Grazia è nella grande sala.

Lovyan era seduta al tavolo d’onore con uno scriba; sebbene paresse che i due stessero discutendo di questioni molto importanti, la dama congedò lo scriba non appena vide Nevyn, e chiese al vecchio di sedere alla sua destra. Nevyn le riferì per prima cosa le notizie su Jill e su Rhodry, perché sapeva che la donna era ansiosa di riceverne.

— Infine — concluse, — la scorsa notte li ho cercati con una visione. Sono nell’Auddglyn, in cerca di un ingaggio. Devo dire che Jill sa di certo come arnministrare il denaro, perché sembra che ne sia rimasto loro parecchio da quest’inverno.

— La cosa mi rallegra, ma… oh, dèi, l’estate è appena cominciata e il mio povero ragazzo è in giro a vendere la sua spada e i suoi servizi sulle strade.

— Suvvia, Lovva, devi ammettere che si dà il caso che quel «povero ragazzo» sia uno dei migliori spadaccini del regno.

— Lo so. Suppongo che sia inutile da parte mia tenere un simile atteggiamento, ma come posso evitare di preoccuparmi?

— Hai ragione, e nonostante tutte le mie belle parole sono preoccupato anch’io.

— Non ne dubito… a proposito, stavo dimenticando che tu ancora non lo puoi sapere! Ultimamente la mia preoccupazione per Rhodry non riguarda soltanto la sua salute. Nevyn, è successa una cosa davvero sconvolgente: ti ricordi di Donilla, la moglie che Rhys ha ripudiato perché sterile?

— La ricordo benissimo.

— Ebbene, il suo nuovo marito è assolutamente pazzo di lei ed ha preso a corteggiarla come se fosse una ragazzina. A quanto pare ha avuto molto successo, perché adesso Donilla aspetta un bambino.

— Oh, per tutti gli dèi! Rhys lo ha già saputo?

— Sì. Sono andata di persona ad Aberwyn ad informarlo, pensando che fosse meglio che venisse a saperlo da me. Non ha preso bene la cosa.

— Non ne dubito. Sai, riesco perfino a provare dispiacere per lui… i pettegolezzi devono essersi diffusi come fuoco nell’erba secca.

— Ogni nobile di Eldidd si fa adesso beffe di lui, e il mio cuore piange per la sua povera piccola moglie, che viene trattata come un cavallo da corsa o qualcosa del genere… la gente ha addirittura cominciato a scommettere se lei concepirà o meno, e a quanto mi risulta le percentuali a sfavore sono molto elevate. Ah, dèi, quanto possono essere crudeli gli uomini!

— Proprio così. Capisco però cosa intendevi dire riguardo a Rhodry. Lui è l’ultimo erede maschio di cui Aberwyn disponga. Dobbiamo farlo tornare.

— Con Rhys di questo umore? Non lo hai visto. Passa le giornate a passeggiare senza meta in preda all’ira e non c’è nessuno che abbia il coraggio di pronunciare la parola «bambino» davanti a lui. Adesso non richiamerà mai Rhodry, e poi ha accanto troppi uomini ambiziosi che alimentano il suo odio verso il fratello, nella speranza che lui muoia senza eredi e che il loro clan abbia così la possibilità di accedere al gwerbretrhyn.

— Queste parole hanno il disgustoso suono della verità.

— Naturalmente. Sono pronta a scommettere che all’interno del Consiglio degli Elettori si è già cominciato a complottare e a stringere accordi — replicò Lovyan, con un tenue sorriso di autodeprecazione. — Anch’io ho già cominciato a complottare. Intendo adottare la figlia bastarda di Rhodry e tenerla qui con me. La piccola Rhodda diventerà una pedina di questa lotta ed io voglio sovrintendere di persona alla sua educazione, perché in fin dei conti l’uomo che sposerà la figlia di Rhodry, bastarda o meno che sia, avrà un piccolo appiglio per presentare le sue rivendicazioni al Consiglio.

— Per la Dea, ti ammiro davvero. La maggior parte delle donne si starebbe ancora disperando per l’esilio subito dal figlio e invece tu stai già guardando avanti di molti anni.

— La maggior parte delle donne non ha mai gestito il potere, neppure fra quelle che appartengono al mio rango.

Per parecchi minuti i due sedettero in silenzio, turbati. Lovyan appariva così stanca e infelice da far supporre a Nevyn che lei stesse pensando all’amara verità, e cioè che Rhodry non era in effetti un vero Maelwaedd, anche se era di cruciale importanza che tutti pensassero il contrario. Pur non potendo naturalmente leggere il futuro con chiarezza, Nevyn era certo che Rhodry fosse destinato a governare sull’Eldidd occidentale, se non come Gwerbret di Aberwyn almeno come tieryn di Dun Gwerbyn… né a lui né ai Signori del Wyrd importava un accidente di chi fosse il vero padre di Rhodry, ma ai nobili del regno sarebbe importato.