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Mael si girò e s’inginocchiò proprio nel momento in cui il re entrava nella stanza: per un momento, i due si studiarono a vicenda con una sorta di sconcertato stupore per il modo in cui entrambi erano invecchiati dal loro ultimo incontro.

— Da oggi — disse infine Glyn, — sei un uomo libero.

— Vostra Altezza ha i miei umili ringraziamenti.

Glyn lasciò vagare per un momento lo sguardo per la stanza poi se ne andò, portando le guardie con sé; una volta solo, Mael rimase a lungo inginocchiato a fissare la soglia vuota, fino a quando Nevyn apparve in essa.

— Alzati, amico mio — lo incitò il vecchio. — È tempo di mettere alla prova le tue ali.

Nel seguire Nevyn lungo la scala buia e ricurva, Mael fissò le mura che lo circondavano, il soffitto che lo sovrastava, il volto di ogni persona che incontrarono. Quando infine sbucarono nel cortile la luce del sole gli si riversò sopra come un’ondata d’acqua e nel sollevare lo sguardo lui fu assalito da un senso fisico di vertigine di fronte alle mura della torre che si ergevano sopra e non più sotto di lui. Afferrandolo per un braccio, Nevyn lo sostenne finché la sensazione non fu passata.

— La mente è una cosa dannatamente strana — osservò il vecchio.

— Lo è davvero. Mi sento come se fossi stregato o qualcosa del genere.

All’inizio, il rumore e la confusione minacciarono di sopraffare Maeclass="underline" gli sembrava che tutto il cortile fosse pieno di uomini che gridavano, ridevano e conducevano per la briglia cavalli i cui zoccoli tamburellavano sonoramente sull’acciottolato, mentre una quantità di serve andavano avanti e indietro con secchi d’acqua, carichi di legna da ardere e bracciate di vivande; gli intensi colori della bandiera rossa e argento di Cerrmor erano dappertutto e abbagliavano il suo sguardo di recluso. Dopo alcuni minuti, però, lo stordimento di Mael si tramutò in avidità e lui prese a camminare lentamente per assaporare ogni cosa, da uno splendido lord che gli passava accanto a cavallo ad un mucchio di vecchia paglia vicino alle stalle. Quando uno dei mastini da caccia del re gli concesse di accarezzarlo sulla testa, lui ne fu tanto compiaciuto da sentirsi quasi come un bambino idiota, deliziato da tutto perché incapace di dare alle cose un giusto valore. Allorché però espresse quella sua osservazione a Nevyn, il vecchio scoppiò a ridere.

— E chi può dire se un bambino idiota non sia il più saggio fra tutti noi? — ribatté poi. — Andiamo nelle mie camere. Gavra ci dovrebbe raggiungere fra breve.

Gavra stava però già aspettando nella spartana camera di ricevimento di Nevyn, e non appena la vide Mael le corse incontro, prendendola fra le braccia e baciandola.

— Oh, amore mio — disse, — ho paura di credere a tutto questo. Continuo a pensare che domani ci sveglieremo per scoprire che si è trattato soltanto di un sogno crudele.

— È dannatamente meglio che non sia così, dopo tutti i fastidi che ho avuto con la bottega! Gli accordi necessari per trasferirla ad Ebrua mi hanno causato una tale emicrania che ho dovuto ricorrere ad alcune delle mie stesse erbe!

Nevyn calcolò che avrebbero impiegato circa quattro giorni per raggiungere il confine con Eldidd dove, secondo gli accordi, una guardia d’onore inviata dalla corte di Eldidd sarebbe stata in attesa del principe. Durante la terza notte di viaggio, mentre erano accampati circa quindici chilometri ad ovest di Morlyn, un diverso comitato di ricevimento venne però loro incontro: Primilla e due giovani muniti di bastoni. Con un grido di saluto, Nevyn si affrettò ad andare loro incontro mentre ancora smontavano di sella, e Mael lo seguì a passo più lento.

— Cosa succede? — domandò Nevyn.

— Ecco, temo di avere delle notizie che potrebbero non essere piacevoli.

— Davvero? — intervenne Mael. — A corte mi vogliono avvelenare?

— Vedo che il filosofo non ha dimenticato la sua antica vita di principe — osservò Primilla. — Non sono certa che tu corra un vero pericolo, ma d’altro canto non è mai saggio correre rischi inutili, quindi siamo venuti per scortarti in un luogo sicuro fino a quando non avrò la certezza che potremo affrontare la gente di corte alle nostre condizioni e non alle loro.

— Ti ringrazio — disse Nevyn. — Non ho evitato a questo ragazzo di finire impiccato soltanto perché morisse avvelenato.

— Non ti preoccupare. Sgusceremo fra i boschi come volpi e poi… — Primilla fece una pausa e sorrise, concludendo: — E poi ci rinchiuderemo nella tana come tassi.

Dal momento che quello era il periodo in cui i contadini venivano a portare i carri carichi di legna da ardere che costituivano la loro tassa primaverile a favore del faro di Cannobaen, per tutta la settimana Avascaen si era alzato parecchio prima del tramonto per dare loro una mano a scaricare i carri e ad ammucchiare la legna nelle lunghe baracche destinate a quello scopo. In quel particolare giorno, nel vedere la nube di polvere sulla strada, Avascaen suppose che si trattasse di un’altra consegna.

— Ecco che arriva qualcun altro — disse ad Egamyn. — Corri a vedere in quale baracca rimane ancora del posto vuoto.

Con un sospiro annoiato, Egamyn si allontanò a passo lento mentre Avascaen spalancava le porte scricchiolanti per poi immobilizzarsi con la mano ancora posata sulla sbarra arrugginita e con lo sguardo fisso sul gruppo che stava sopraggiungendo lungo la strada: cavalieri… muli da soma… quella strana donna con le mani sporche di azzurro… e dietro di loro… non poteva essere… e tuttavia era lui, capelli grigi o meno. Con un grido che era quasi un singhiozzo, Avascaen si precipitò lungo la strada per dare al Principe Mael il benvenuto a casa, e quando si aggrappò alla sua staffa in segno di fedeltà Mael si chinò verso di lui dalla sella.

— Guarda come siamo cambiati entrambi, Avascaen! Quando sono partito eravamo ragazzi, mentre ora siamo ingrigiti tutti e due.

— Infatti, mio principe, ma vederti mi rallegra lo stesso.

— Così come io sono lieto di rivedere te. Puoi darci ospitalità?

— Cosa? Ma certo, Vostra Altezza. Siete arrivati proprio al momento giusto, perché Scwna ha cominciato ad arieggiare le tue camere, come fa ogni primavera, e adesso devono essere tutte pulite e in ordine per te.

— Davvero? Lo fa ogni primavera?

— Ogni primavera. Noi siamo come tassi, mio principe, teniamo duro.

Mael scese di sella e afferrò la mano del custode, stringendola con vigore; quando scorse le lacrime che brillavano negli occhi del principe, Avascaen si sentì a sua volta prossimo alla commozione.

— Adesso io non sono più un principe — affermò quindi Mael, — e mi ritengo onorato di considerarti un amico. Ho qui con me la mia nuova moglie e mio figlio, e questa volta prego proprio di essere tornato a casa per restarci.

Quando il gruppo entrò nel cortile, Egamyn, Maryl e Scwna corsero fuori per salutare i nuovi venuti, e Avascaen indirizzò al suo secondogenito un sorriso compiaciuto.

— Non ti avevo detto che sarebbe tornato? — commentò.

Ed ebbe la soddisfazione di vedere suo figlio restare a bocca aperta per lo stupore.

Dopo un pomeriggio trascorso in amichevole compagnia e una cena per celebrare l’avvenimento, Avascaen uscì per accendere il faro. Mentre il cielo cominciava a tingersi di un grigio perlaceo strappò alcune scintille al suo acciarino, accese l’esca secca e soffiò su di essa fino a farla ardere bene. A quel punto cominciò ad aggiungere ceppi finché il fuoco prese a bruciare intenso per inviare il proprio avvertimento sul mare, ed infine si accostò al parapetto per abbassare lo sguardo sulla rocca, le cui finestre brillavano allegre per la luce delle lanterne: il principe era tornato a casa.

Io non ho dimenticato lui e lui non ha dimenticato me, pensò. Siamo proprio come i tassi, tutti e due.