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Il mondo gli parve un luogo soddisfacente e permeato di giustizia. Più tardi, quando la luna piena era al suo zenit, Mael salì sulla torre. Ansante, con il fiato corto, il principe si appoggiò al parapetto.

— Devi avere gambe dannatamente robuste — osservò.

— Oh, dopo un po’ ci si abitua.

Insieme, rimasero a contemplare il mare e le onde coperte di schiuma tinta d’argento dalla luna che si abbattevano sulla piccola, pallida striscia di spiaggia.

— Ti ho detto che sono stato tenuto sulla sommità di una torre per tutto il tempo della mia prigionia? — chiese infine Mael.

— Ma guarda che strano. E così tu eri là che guardavi in basso mentre io qui facevo la stessa cosa.

— Proprio così, ma qui il panorama è dannatamente più ampio di quello di cui godevo io. Voglio rimanere a Cannobaen per il resto della mia vita, ma la cosa dipenderà dal Principe Ogretoryc, perché adesso la tenuta appartiene a lui e non più a me.

— Se avrà il coraggio di buttarti fuori, allora si dovrà trovare un altro custode per il faro — dichiarò Avascaen, poi rifletté per un momento sul problema e aggiunse: — Senti, mio fratello ha più terra di quanta sia in grado di coltivarne da solo, e se si dovesse arrivare a questo ci accoglierà di certo presso di sé.

— Ti ringrazio. Anch’io potrò guadagnare qualche moneta scrivendo lettere a pagamento.

Per alcuni minuti i due condivisero un amichevole silenzio.

— A proposito — chiese poi Mael, — sono mai passate di qui delle navi?

— Dannatamente poche, ma non si può mai sapere quando qualcuno può aver bisogno del faro.

Dal momento che tutta la sua strategia si basava sul fatto di dimostrare che Mael era ormai una persona del tutto inadatta alla vita di corte, Primilla chiese al principe di scrivere al più presto possibile una lettera al figlio, e il risultato la lasciò molto soddisfatta.

«A Ogretoryc, Principe di Aberwyn e di Cannobaen, e mio figlio, Mael il filosofo manda i suoi saluti. Vostra Altezza, sebbene non ci siamo mai scambiati neppure due parole, si addice ad un padre di essere franco con la propria progenie. So benissimo che tu desideri conservare la posizione e gli onori di cui godi alla corte di mio fratello il re e non desidero altro che vederteli mantenere. Dopo la mia lunga prigionia sono infatti divenuto un umile studioso, inadatto ai doveri della guerra e del governo, e tutto ciò che voglio è vivere il resto del tempo che mi rimane nella dimora di campagna di Cannobaen oppure, se Vostra Altezza così preferisce, come comune abitante del villaggio vicino. Potrai trasmettermi la tua decisione tramite Primilla, capo della corporazione dei tintori, perché temo per la mia vita nell’ambiente di corte e non nutro nessun desiderio di assaporare la libertà soltanto per essere avvelenato poche settimane più tardi. Tuo padre, Mael il filosofo.»

Quando Primilla ebbe finito di leggere la lettera, Mael si appoggiò allo schienale della sedia e le indirizzò un sorriso enigmatico.

— Dovrebbe andare benissimo — osservò la donna.

— Ottimo. Sai, è strano essere umili con il proprio figlio. Se per loro non era sufficiente che fossi stato disconosciuto, adesso ho anche abdicato, e per usare il modo di esprimersi del nostro Avascaen, questo dovrebbe sistemare per bene le cose.

Quando tornò ad Abernaudd, Primilla attese un giorno intero prima di consegnare la lettera, in modo da poter prima sentire gli ultimi pettegolezzi, e dal momento che la corte e l’intera città ne erano pieni nello stesso modo in cui un nido di vespe è pieno di pungiglioni, i suoi amici ebbero parecchie cose da riferirle. Il re aveva effettivamente mandato al confine una guardia d’onore per ricevere Mael, ma essa aveva invece trovato là soltanto Nevyn, un consigliere di Cerrmor, e il Principe Cobryn di Cerrmor, i quali avevano informato la scorta che il Principe Mael aveva preferito viaggiare da solo. Tutti avevano sospettato un tradimento, non da parte di Cerrmor ma di Ogretoryc.

— Io sostengo invece che in questa corsa stanno scommettendo tutti sul cavallo sbagliato — commentò Cadlew. — Se c’è stato un tradimento, dietro di esso non c’è il principe ma la principessa. Alcuni degli uomini a lei fedeli avrebbero potuto mandare una banda di guerra a dare la caccia a Mael.

— Davvero? Supponiamo per un momento che il filosofo non sia morto. Qualcuno ha idea di dove potrebbe essere?

— Ci sono molte supposizioni al riguardo, ma la voce che circola con maggiore insistenza è quella secondo cui Mael si sarebbe recato presso i ribelli di Pyrdon, che gli avrebbero dato asilo per creare problemi qui in Eldidd. Fortunatamente, i ribelli sono troppo deboli per sostenerlo in un tentativo di conquistare il trono… almeno per ora. Dopo tutto, chi può biasimare un uomo che è stato principe per voler riavere ciò che era suo?

L’indomani, Primilla fece la sua visita al principe e alla principessa. Il volto di Camlada era tanto teso da lasciar pensare che non dormisse da alcune notti, mentre Ogretoryc appariva soltanto perplesso.

— Ho una lettera per te da parte di tuo padre, Altezza — disse subito Primilla.

Ogretoryc si alzò in piedi di scatto mentre Camlada s’incurvò in avanti sul suo seggio e fissò con occhi sgranati Primilla che porgeva a suo marito il messaggio in questione.

— E dove hai visto mio padre?

— Sulla strada… Vostra Altezza sa che io viaggio spesso. Tuo padre mi è parso molto angosciato e quando ha saputo che ero diretta ad Abernaudd mi ha chiesto di consegnarti questa lettera.

— Il sigillo è senza dubbio quello di Aberwyn — osservò Ogretoryc, rigirando il rotolo di pergamena fra le mani. — Deve essere quello che aveva con sé quando è stato catturato.

Mentre leggeva la missiva, Camlada continuò a fissarlo con occhi che tradivano un eccessivo timore.

— Bene — commentò infine Ogretoryc, — questo dovrebbe far cessare tutte quelle voci secondo cui io lo avrei fatto assassinare mentre era in viaggio. Scusami, buona dama, temo di aver dimenticato le regole della cortesia, ma nelle ultime settimane ho avuto il cuore gravato da molti problemi.

— Naturalmente, Vostra Altezza. Senza dubbio ti è stato difficile sopportare la preoccupazione per la vita di tuo padre.

— Infatti — replicò Ogretoryc, e il modo in cui si espresse convinse Primilla della sua sincerità, come anche il gesto carico di disprezzo con cui gettò la lettera in grembo a sua moglie.

Scrollando il capo con alterigia, Camlada raccolse la lettera e la lesse, mentre Primilla osservava le correnti di paura e di sospetto che volteggiavano come demoni nella sua aura.

— La mia signora è soddisfatta? — chiese Ogretoryc, secco e sprezzante.

— Il mio signore pensava che avrei potuto non esserlo?

Allorché i loro sguardi s’incrociarono, Primilla si affrettò a voltarsi e a far finta di ammirare una composizione floreale; dopo un momento Ogretoryc distolse lo sguardo da quello della moglie con un piccolo ringhio sommesso.

— Permettimi di accompagnarti alla porta, buona dama — disse quindi. — Hai la mia gratitudine per avermi consegnato quella lettera.

E non aggiunse altro fino a quando non furono ben lontani dal raggio uditivo di sua moglie.

— Puoi dirmi dove si trova Mael? — chiese allora.

— È a Cannobaen, Altezza.

— È quello che pensavo. Bada però di non dirlo a nessun altro finché non avrò sistemato ogni cosa: la mia amata moglie può benissimo continuare a cuocere nell’incertezza ancora per un po’.

Ogni mattina Mael e Gavra uscivano per fare una lunga passeggiata sulle alture e ammirare l’oceano. Dal momento che il ricordo di Cannobaen lo aveva tormentato durante tutto il suo esilio, Mael stentava ancora a credere di essere veramente lì, di sentire il calore del sole sulla schiena e di respirare l’aria pungente e pervasa dal profumo del mare. Spesso nel pomeriggio saliva sulla torre e sedeva vicino alle ceneri del fuoco del faro per osservare la strada, e con il passare del tempo cominciò a chiedersi quanti giorni di appagamento ancora gli restassero, perché ogni giorno senza una risposta da Abernaudd era un cattivo presagio che parlava di intrighi di corte.