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Quando infine la risposta giunse, essa lo colse però di sorpresa. Mael era nella sua camera, intento a tracciare delle righe su una pergamena con l’ausilio di stilo e di righello, quando il figlio di Avascaen, Maryl, fece irruzione nella stanza.

— Altezza, alle porte ci sono venticinque uomini, e tuo figlio è con loro.

Quasi senza soffermarsi a riflettere, Mael afferrò il suo minuscolo coltello per aguzzare la punta delle penne e corse fuori. Gli uomini stavano smontando di sella in mezzo ad una cordiale confusione e Mael non ebbe difficoltà a individuare in mezzo ad essi suo figlio, perché gli somigliava notevolmente. Sorridendo, Ogretoryc venne verso di lui e gli tese la mano.

— Mi rallegra il cuore vederti, padre. Per tutta la vita ho sentito parlare di te, ed ora finalmente c’incontriamo.

— Infatti — rispose Mael, stringendo la mano offertagli.

— La tua lettera mi ha addolorato. Ti giuro che non hai nulla da temere.

— Allora la corte è cambiata dall’ultima volta che ci sono stato.

— Ho ricevuto parecchi consigli poco raccomandabili, se è questo che intendi… ma ucciderò il primo uomo che oserà levare la mano contro di te.

Ogretoryc parlò con una tale nota di sincerità che Mael sentì quasi il desiderio di piangere per il sollievo.

— Te ne sono grato — rispose semplicemente.

Ogretoryc si girò, sollevando lo sguardo verso la torre.

— Sai, non ero mai stato qui prima d’ora. Quando ero bambino, mia madre non ci è mai venuta, perché il ricordo di quanto tu amavi questo posto la faceva soffrire, e quando sono cresciuto sono rimasto lontano in guerra per la maggior parte del tempo. È tuo. L’ho trasferito a tuo nome, e il re ha generosamente annesso un titolo alle terre. Ho le lettere di nomina nelle sacche della mia sella.

— Per gli dèi! È stato generoso da parte tua.

— C’è una cosa che ti devo dire — proseguì Ogretoryc. — Alcuni anni fa, quando hanno mandato quella lettera che ti disconosceva, tutti erano certi che Glyn ti avrebbe impiccato. Io avrei implorato il re di non inviare quella lettera, ma all’epoca ero lontano dalla corte. — Ogretoryc fece una pausa e si decise infine a guardare in volto il padre. — Mia moglie a fatto in modo che io fossi assente quando si è tenuto il consiglio in cui il re ha preso quella decisione… l’ho scoperto soltanto molto più tardi.

— Al tuo posto non me ne farei una colpa, perché dubito che il re avrebbe prestato orecchio alla tua supplica. Ti chiedo però il favore di non dover mai essere costretto a incontrare tua moglie.

— Sto per ripudiarla. Potrà vivere il resto della sua vita in un tranquillo luogo di ritiro.

La malizia che permeava la voce di Ogretoryc disse a Mael che lui aveva scelto per la moglie la punizione più adeguata.

Il mattino successivo Ogretoryc partì per tempo, promettendo di tornare presto se soltanto i combattimenti estivi lo avessero permesso. Mael rimase a salutarlo vicino alle porte e andò poi in cerca di Gavra, trovandola intenta a studiare il tratto di cortile adiacente all’orto di Scwna.

— Cosa stai facendo? — le chiese.

— Stavo pensando di togliere questo tratto di acciottolato per piantare un po’ di erbe mediche. Scwna mi ha detto che qui c’è molto sole.

— Lo vedo. Per anni la gente parlerà dell’eccentrica Lady Gavra di Cannobaen e delle sue erbe.

— Non posso essere una dama. Lo rifiuto.

— Non puoi rifiutare. Hai sigillato la tua sorte quando mi hai sposato. Sai, molte ragazze si sono conquistate un titolo con la loro bellezza, ma tu sei la prima di cui io abbia mai sentito parlare che lo abbia conquistato con un decotto di erbe febbrifughe.

Quando Gavra scoppiò a ridere Mael la baciò e si limitò poi a tenerla stretta a sé, sotto la calda luce del sole.

TRE

Nell’estate del 797, nel suo cinquantesimo anno d’età Glyn, Gwerbret di Cerrmor e aspirante re di tutto Deverry, mori per un attacco di cuore. Sebbene Nevyn fosse da tempo preoccupato per le condizioni di salute del re, quella fine repentina lo colse alla sprovvista. Una mattina Glyn lasciò la fortezza alla testa dei suoi uomini e a mezzogiorno venne riportato indietro morto: la crisi lo aveva colto mentre stava montando a cavallo ed era morto nel giro di pochi minuti. Mentre la regina affranta e le sue cameriere lavavano e componevano il corpo, il figlio maggiore di Glyn, Camlan, assunse la carica di sovrano al cospetto dei suoi fedeli vassalli: nella grande sala il sommo sacerdote di Bel dapprima gli impartì la benedizione e poi gli appuntò sul plaid l’enorme spilla regale. Mentre i vassalli venivano avanti ad uno ad uno per inginocchiarsi davanti al loro nuovo signore, Nevyn approfittò della confusione per sgusciare via e raggiungere le sue camere: era giunto per lui il momento di lasciare Cerrmor.

A tarda notte, il vecchio era intento a preparare i bagagli quando il nuovo re lo mandò a chiamare. Camlan si era già trasferito negli appartamenti reali ed era fermo accanto al camino, di fronte al quale Nevyn aveva tante volte visto suo padre passeggiare con irrequietezza. Trentenne, di struttura robusta, il nuovo sovrano era attraente quanto lo era stato suo padre, ed era altrettanto alto ed eretto.

— Ho sentito dire che intendi lasciarci — affermò. — Speravo che mi avresti servito come hai fatto con mio padre.

— Il mio signore è molto gentile — replicò Nevyn, sospirando al pensiero delle necessarie menzogne che avrebbe dovuto proferire, — ma la morte di tuo padre è stata un duro colpo per una persona vecchia come me. Non ho più la forza di addossarmi i doveri di corte, mio signore, e desidero soltanto trascorrere nella quiete i miei ultimi anni, onorando la memoria di tuo padre.

— Sentimenti molto nobili. Allora lascia che ti assegni un po’ di terra nelle vicinanze di Cerrmor, come ricompensa per i lunghi anni in cui ci hai serviti.

— Il re è davvero generoso, ma dovrebbe conservare simili favori per uomini più giovani di me. Ho dei parenti che mi ospiteranno, ed è ai parenti che si rivolge sempre la mente di un vecchio.

Quando lasciò Cerrmor, Nevyn si recò dapprima a Cannobaen, per fare visita a Mael e a Gavra. Anche se la guerra infuriava lungo il confine di Eldidd il suo aspetto di vecchio e trasandato erborista gli permise di sgusciare con facilità fra le linee e di puntare indisturbato verso la costa. Sul finire di un dorato giorno d’estate, quando le rose selvatiche erano in piena fioritura lungo la strada, Nevyn raggiunse la fortezza: l’antico stemma dei principi di Aberwyn era stato rimosso dalle porte e al suo posto ce n’era uno nuovo rappresentante due tassi che lottavano e il motto: Noi teniamo duro.

Allorché Nevyn condusse all’interno delle mura il cavallo e il mulo Mael, che adesso appariva abbronzato e vigoroso, gli venne incontro con un grido di saluto e con un ampio sorriso, stringendogli la mano fra le proprie.

— Sono lieto di vederti, ma cosa ci fai qui, tanto lontano dagli importanti affari del regno? — domandò.

— Glyn è morto, ed io ho lasciato la corte.

— È morto? Non lo sapevo.

— Mi sembri rattristato, amico mio.

— In un certo senso lo sono. Quali che siano stati i suoi motivi, Glyn è stato il mecenate più generoso che uno studioso abbia mai avuto. Dopo tutto mi ha nutrito per vent’anni, giusto? Più di un nobile ha ricevuto lunghe dediche per assai meno. Ma ora vieni dentro. Gavra sarà lieta di vederti ed abbiamo una nuova figlia da mostrarti.