Quando sentì le mani di Sarcyn afferrargli i glutei, Camdel comprese quello che stava per accadere e desiderò urlare, ma nessun suono gli scaturì dalla gola.
Nel grigiore umido dell’alba il campo cominciò a svegliarsi… gli uomini si alzarono sbadigliando e imprecando, i cavalli presero a tirare le corde che li legavano con sbuffi sommessi. Al suo posto di guardia vicino al fiume, Rhodry ripose la spada nel fodero e appoggiò a terra lo scudo mentre aspettava che il capitano venisse a confermare la fine del suo turno. Il suo sguardo si posò su un campo di grano che si allargava dalla parte opposta del fiume con gli steli color oro pallido maturi per il raccolto e lui pensò che era ormai estate, la sua prima dannata estate come daga d’argento.
Quando finalmente un grido e un cenno del capitano lo avvertirono che poteva andarsene, si affrettò a rientrare al campo, dove lasciò cadere lo scudo accanto alle coperte per poi affrettarsi a raggiungere i carri dei rifornimenti per prendere granaglie per il cavallo e un po’ di colazione per se stesso.
Gli altri venti uomini della banda di guerra erano già là e Rhodry si accodò alla fila dietro Edyl, un giovane guerriero dal volto squadrato che fino a quel momento si era dimostrato il solo componente della banda disposto a rivolgere la parola ad una daga d’argento.
— Salve, Rhodry. Devo dedurre che non hai visto nemici strisciare verso di noi… oppure stavi dormendo, là fuori?
— Oh, non è stato difficile restare sveglio, con il resto di voi che russava sonoramente.
Edyl scoppiò a ridere e gli assestò un amichevole colpo alla spalla. Vicino al carro, il massiccio servitore di Lord Gwivan si fece largo in testa alla fila per prelevare la colazione del suo signore.
— Quanto dista ancora la fortezza di Lord Daen? — domandò Rhodry.
— Appena una ventina di chilometri. Se questi maledetti carri non si fracassano lo raggiungeremo entro stanotte.
— Pensi che resteremo bloccati in un assedio?
— Ecco, è questa la voce che circola, giusto? Preghiamo che non sia vero.
Fin da quando si era fatto coinvolgere in questa guerra combattuta nell’Auddglyn, Rhodry stava cercando di capire cosa stava succedendo esattamente. Per quel che era riuscito a sapere, Lord Daen e un certo Lord Laenrydd avevano in corso da tempo una faida che era stata rinfocolata da un incidente di poco conto. Ciascuno dei due nobili aveva allora convocato i suoi alleati per schierare in campo l’esercito più grande di cui poteva disporre, e Rhodry era stato assoldato da un alleato di Daen, Marclew; dal momento però che era tenuto a inviare a Daen soltanto ventuno uomini, Marclew era rimasto a casa e aveva affidato a suo figlio Gwivan il comando della banda di guerra, una cosa vergognosa che tormentava costantemente Rhodry: appena la scorsa estate lui era stato il cadvidroc di un grande esercito e adesso era soltanto una daga d’argento, assoldata per evitare che un altro uomo dovesse andare in guerra.
La banda tolse il campo senza problemi e si mise in marcia due ore dopo l’alba. Metà degli uomini procedeva insieme al suo signore in testa alla colonna, poi venivano i carri che sobbalzavano nel mezzo e infine la retroguardia. Come daga d’argento, Rhodry era stato posto proprio in coda alla colonna, dove respirava la polvere sollevata da tutti gli altri. Mentre marciava, si trovò a pensare a Jill, chiedendosi se era al sicuro alla fortezza con il resto della banda di guerra e con il lord stesso, che era vedovo; la gelosia era una sua costante compagna, che lo tormentava di continuo con il ricordo di quanto lei fosse bella; quando erano partiti insieme, lui era riuscito momentaneamente a dimenticare che in futuro sarebbero rimasti separati per settimane o addirittura per mesi, durante i quali non avrebbe avuto modo di sapere se Jill gli era rimasta fedele.
Lentamente, la colonna si snodò attraverso le basse colline coperte da alberi e arbusti; metodicamente, Rhodry passò intanto in rassegna ciascun uomo rimasto alla fortezza, chiedendosi se Jill lo avrebbe trovato interessante… il fatto che ogni uomo che la vedeva la desiderasse era per lui una conclusione scontata e il solo interrogativo era se Jill avrebbe accolto la corte di qualcuno. Il suono improvviso di un corno d’argento infranse le sue cupe riflessioni e Rhodry si sollevò sulle staffe con un grido involontario, guardandosi intorno: più avanti sulla strada una banda di guerra armata e pronta a combattere era schierata in modo da sbarrare loro il passo.
— I nemici, ragazzi! — gridò Gwivan. — Armatevi!
Mentre staccava lo scudo dalla sella e se lo infilava nel braccio sinistro, Rhodry guidò il cavallo con le ginocchia in modo da farlo uscire dalla colonna e da spingerlo oltre i carri. Intorno a lui lo schieramento di marcia si dissolse in una vorticante confusione punteggiata di imprecazioni allorché gli altri uomini fecero lo stesso, ma proprio mentre Rhodry arrivava in testa allo schieramento il suono di un altro corno annunciò una seconda banda di guerra che si riversò giù dalle colline in modo da bloccare loro un’eventuale ritirata.
A quel punto Rhodry cominciò a chiedersi se avrebbe mai rivisto Jill, fedele o meno che fosse; imprecando sommessamente sfilò un giavellotto dal fodero fissato sotto la sua gamba destra proprio nel momento in cui la banda di guerra nemica cominciava ad avanzare verso di loro.
— Gwivan! — gridò il suo capo. — Arrenditi, giovane idiota.
Il nobile spronò il cavallo fino a portarsi qualche passo più avanti rispetto ai suoi uomini incupiti. Avendo calcolato che c’erano trenta guerrieri davanti a loro e altri quaranta alle loro spalle, Rhodry si preparò a morire combattendo nel caso che Gwivan avesse rifiutato di arrendersi.
— Usa il cervello, ragazzo! — insistette il nobile a capo dei nemici. — Non è neppure una faida che ti riguardi! Lascia che tuo padre riscatti te e i tuoi uomini: a me non interessa uccidervi, voglio soltanto che per oggi non riusciate a raggiungere Daen. Non c’è disonore ad arrendersi di fronte a forze così schiaccianti, e poi i soldi del riscatto ci farebbero comodo. Dietro di lui la banda di guerra scoppiò a ridere per quella battuta.
— Belle parole, Ynryc — gridò Gwivan, di rimando, — ma cosa mi dici di Lord Degwyc?
— Non è con noi e ti do la mia solenne parola d’onore che sarai al sicuro da lui se ti arrenderai a me.
Gwivan rifletté così a lungo che Rhodry si sentì prossimo a imprecare per la frustrazione: la sua vita era sospesa al filo della ragnatela di una faida riguardante uomini che lui neppure conosceva.
— Affare fatto — disse infine Gwivan. — Accetto il tuo impegno.
Rhodry si concesse un profondo sospiro di sollievo.
Lentamente, i nemici in attesa vennero avanti e li circondarono. Ynryc prese quindi posizione accanto ad uno dei carri e rimase a controllare mentre uno alla volta Gwivan e i suoi si avvicinavano e deponevano le armi. Rhodry si presentò per ultimo e gettò dapprima sul carro i giavellotti, estraendo poi con riluttanza la spada, una splendida lama di ottimo acciaio con l’elsa modellata nella forma del drago di Aberwyn. Quello era il solo oggetto che lui amasse quanto amava Jill, e deporlo sul mucchio gli costò un notevole sforzo.
— È una spada davvero bella, daga d’argento — osservò Ynryc. — Preda di guerra?
— No, mio signore, ma un dono da parte di un uomo che ho servito bene — rispose Rhodry, pensando a suo padre che gli aveva donato la spada.
— Devi aver combattuto come un demonio per guadagnarti una spada del genere — commentò ancora il nobile, poi si girò verso Gwivan, che se ne stava seduto in sella accanto a lui con aria cupa. — Tuo padre deve aver preso sul serio i suoi impegni se è arrivato a separarsi dai suoi soldi per assoldare una daga d’argento.