Gwivan serrò la bocca in una linea sottile.
— Ah, non è colpa tua se tuo padre è così dannatamente tirchio — proseguì Ynryc. — Pensi che pagherà il riscatto per questo ragazzo?
— Mio padre è un uomo d’onore — ringhiò Gwivan, — e non è tirchio.
— È soltanto un po’ attento con i suoi soldi, vero?
Ynryc scoppiò a ridere della sua stessa battuta e Gwivan si fece scarlatto in volto per la vergogna, mentre Rhodry si sentiva assalire da un gelido senso di timore: se Marclew non avesse pagato il riscatto lui sarebbe stato ridotto ad una condizione appena superiore a quella di un servo e sarebbe divenuto per anni una proprietà di Ynryc, fino a quando non avesse ripagato il suo debito con il proprio lavoro.
Lord Marclew era talmente furibondo che tutti i presenti nella grande sala sentirono senza difficoltà la notizia. Seguito da un avvilito scriba e da un ciambellano, il nobile prese a passeggiare avanti e indietro tuonando imprecazioni all’indirizzo del clan, della virilità e del nome stesso di Ynryc, mentre Jill sostava vicino al muro insieme ad alcune serve e osservava quell’uomo enorme e ancora robusto nonostante i capelli grigi brandire il messaggio di Ynryc in un pugno massiccio e protenderlo verso lo scriba come se il poveretto fosse stato responsabile di averlo scritto e non di averne soltanto dato lettura.
— Che sfacciataggine! — ringhiò Marclew. — Catturare mio figlio sulla strada con un subdolo trucco da bastardo e poi farsi beffe di me dandomi dell’avaro! — Il nobile scagliò la pergamena contro lo scriba che l’afferrò al volo e si ritrasse immediatamente. — Cos’è che ha scritto, quel figlio di buona donna?
— «So che Vostra Signoria attribuisce un alto valore al denaro, tenendolo stretto come gli altri uomini preferiscono fare con una donna, ma indubbiamente suo figlio significa per lui abbastanza da indurlo a separarsi da una parte dei suoi tesori. Abbiamo stabilito un prezzo di due regali d’oro di Deverry, uno per i suoi uomini, inclusa la daga d’argento, e per i servitori…
— Che sfacciataggine! — ululò ancora Marclew. — Si aspetta davvero che paghi il riscatto di una puzzolente daga d’argento? Lo fanno per beffarsi di me, e che io sia dannato se starò al loro gioco.
Con un ringhio, Marclew riprese a passeggiare avanti e indietro, mentre il ciambellano si girava verso Jill e le segnalava con un cenno di venire a implorare il nobile. Jill però scosse il capo in un gesto di diniego e lasciò la grande sala; una delle serve, una ragazza di nome Perra, la seguì e la prese per un braccio.
— Cosa vuoi fare? Perché non lo implori? — chiese.
— Perché ho io il denaro necessario a riscattare personalmente Rhodry. In tutti gli anni che ho trascorso sulla lunga strada non ero mai stata trattata così miseramente da un nobile e che io sia dannata se intendo sopportarlo oltre. Se fossi un bardo, trasformerei Marclew in un oggetto di satira.
— Oh, molti bardi lo hanno già fatto, ma non è servito a nulla.
Jill scese nelle stalle, dove dormiva in un angolo accanto al suo cavallo; là un garzone l’aiutò a sellare l’animale e le spiegò come arrivare alla fortezza di Ynryc, che si trovava a circa un giorno e mezzo di viaggio.
— Sta’ attenta, ragazza — raccomandò l’uomo. — Sulle colline le bande di guerra saranno fitte come pulci su un cane.
— Baderò a me stessa. Puoi darmi un po’ di avena per il mio cavallo, oppure il tuo tirchio signore ti batterà se lo farai?
— Non lo saprà mai. Bisogna avere cura di un cavallo come quello.
Quasi sapesse che gli era stato rivolto un complimento, Sunrise scrollò la testa e fece ondeggiare la criniera argentea sul collo dorato; quel corsiero occidentale era stato un dono di Rhodry, quando lui aveva ancora avuto la possibilità di elargire doni di valore a chi lo serviva.
Jill lasciò la fortezza senza neppure rendere a Marclew l’omaggio di salutarlo e percorse i primi chilometri al galoppo per lasciarsi alle spalle la rocca; quando arrivò alle ampie rive erbose del fiume Lit permise infine a Sunrise di rallentare il passo per raffreddarsi. All’improvviso, il suo gnomo grigio apparve sul pomo della sella, appollaiato in precario equilibrio.
— Stiamo andando a prendere Rhodry, e poi imboccheremo ancora la lunga strada — spiegò Jill. — Marclew è un porco.
Lo gnomo sogghignò e assentì vigorosamente.
— Spero proprio che lo stiano trattando bene. Per caso sei andato a dargli un’occhiata?
Lo gnomo annuì vigorosamente in risposta ad entrambe le domande.
— Sai, piccolo fratello, c’è una cosa che non comprendo: nonostante il suo sangue elfico, Rhodry non riesce a vederti — osservò ancora Jill.
Lo gnomo si tormentò pensosamente i lunghi denti azzurrini mentre rifletteva sulla domanda, poi scrollò le spalle e scomparve. A quanto pareva, neppure lui era in grado di capire la cosa.
La strada si snodava attraverso basse colline, allontanandosi a volte dal fiume quando esso s’incanalava in qualche gola profonda e ritrovandolo poi nelle vallate; ai due lati si allargavano chilometri e chilometri di pascoli che ricoprivano le colline sulle quali Jill scorse qua e là capi di bestiame dagli orecchi rossicci sorvegliati da un mandriano e da un paio di grossi cani grigi e bianchi. Sul finire della giornata, la ragazza aveva appena aggirato un’ampia curva della strada quando vide lontano sulla destra alcuni corvi che saltellavano nell’erba alta oppure si levavano in volo e tornavano a posarsi per nutrirsi dopo aver descritto qualche cerchio nel cielo.
Inizialmente Jill suppose che ad aver attirato gli uccelli fosse la carcassa di un vitello, nato troppo debole per sopravvivere, o di qualche vecchia giovenca che si era ammalata ed era morta prima di essere trovata dai mandriani, ma d’un tratto lo gnomo grigio tornò ad apparire e afferrò le redini con le dita ossute, scuotendole con forza e indicando in direzione dei corvi.
— Vuoi che vada a dare un’occhiata? — domandò Jill.
Lo gnomo annuì con espressione eccitata.
Legato Sunrise ad un cespuglio vicino alla strada, la ragazza si affrettò a seguire lo gnomo; al loro avvicinarsi i corvi fuggirono con strida indignate, andando ad appollaiarsi su un albero vicino da dove potevano tenere d’occhio la loro preda, la carcassa di un cavallo che giaceva nell’erba con ancora indosso le briglie e la sella, le cui cinghie di cuoio affondavano in profondità nella carne gonfia.
Se si fosse trattato del cavallo di un membro di una banda di guerra che si era azzoppato, il suo padrone gli avrebbe però tolto i finimenti prima di dargli il colpo di grazia.
Trattenendo il respiro, Jill si avvicinò maggiormente, abbastanza da scorgere le gemme e l’argento che brillavano sulle briglie.
— Per ogni dio e sua moglie! Chi può aver mai abbandonato finimenti del genere? — esclamò.
Lo gnomo però non la stava ascoltando ed era invece intento a frugare nell’erba, separandola con le mani per sbirciare fra gli steli, il piccolo volto ossuto contratto in un’espressione concentrata. Mentre lo osservava, Jill si rese conto che già qualcun altro aveva cercato in quella zona, perché l’erba circostante era calpestata e strappata per un ampio raggio tutt’intorno al cavallo; quando infine si avviò verso lo gnomo, un bagliore dorato attirò la sua attenzione e la indusse a raccogliere l’oggetto che lo aveva causato, un bracciale formato da un semicerchio di oro puro decorato con un elaborato disegno di rose e di spirali. Pur non avendo mai visto un gioiello del genere indosso a nessuno, Jill aveva sentito narrare storie in cui si diceva che essi erano appartenuti agli eroi dell’Alba dei Tempi. Quello doveva essere quindi un oggetto di famiglia trasmesso di generazione in generazione per secoli, e di certo doveva valere almeno venti volte il suo peso in oro.