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Cinque minuti più tardi Arddyr rientrò nella sala insieme a Rhodry, che portava su una spalla le sacche della sella e teneva il rotolo delle coperte sotto l’altro braccio; lasciato cadere a terra il suo equipaggiamento, il giovane s’inginocchiò davanti a Lord Ynryc. Dopo che Jill gli ebbe consegnato la simbolica moneta d’argento il lord restituì la spada al giovane e lo invitò a rialzarsi.

— Sei un uomo fortunato ad avere una donna coraggiosa come questa — gli disse. — Promettimi che non combatterai più contro di me in questa guerra.

— Lo giuro dal profondo del cuore — replicò Rhodry. — Mi credi tanto stupido da cavalcare ancora per Marclew?

I nobili seduti al tavolo d’onore scoppiarono in una sonora risata.

Dal momento che era generoso come si conveniva ad un lord, Ynryc permise a Rhodry e a Jill di cenare con la servitù e diede loro rifugio per la notte nella fortezza. Dopo molte ricerche nella rocca affollata un servo trovò loro dove dormire in un magazzino, dove Jill stese a terra le loro coperte fra file di cipolle e botti di birra, mentre Rhodry sollevava la spada e la esaminava centimetro per centimetro alla luce della lanterna.

— Non è intaccata, vero? — domandò Jill.

— Per fortuna no, siano ringraziati gli dèi della guerra — rispose lui, riponendo l’arma nel fodero e posandola a terra accanto a sé. — Amor mio, tu sei troppo buona con un uomo disonorato come me.

— Idiozie.

Sorridendo, Rhodry le posò le mani sulle spalle, accarezzandola e traendola a sé.

— Non ti ho ancora ringraziata adeguatamente per avermi riscattato — sussurrò. — Vieni qui a sdraiarti vicino a me.

Non appena le loro labbra si toccarono Jill non riuscì a pensare ad altro che a lui ma più tardi, quando erano ormai entrambi semiaddormentati uno nelle braccia dell’altra, avvertì di nuovo la sensazione di allarme tremolarle nella mente e fu lieta che si trovassero all’interno di una fortezza, circondati da un piccolo esercito.

— Per quel che mi riesce di vedere — affermò pensosamente Alastyr, — ci precedono di circa un giorno e mezzo. Adesso che abbiamo un cavallo per il tuo protetto dovremmo però riuscire a viaggiare più veloci.

— Infatti, maestro — convenne Sarcyn. — Non potresti raggiungerla con la mente e usare un incantesimo per confonderle i pensieri?

— Potrei arrivare a farlo, ma per ora preferisco evitarlo… vedi, è una cosa di cui Nevyn si potrebbe accorgere.

Sarcyn non aveva difficoltà a vederlo. Sebbene l’estate precedente fosse stato lasciato nel Bardek per curare gli affari che il suo maestro aveva laggiù, aveva sentito raccontare molte cose sul Maestro dell’Aethyr e sui suoi enormi poteri.

— E poi c’è da considerare anche Rhodry — proseguì Alastyr, sempre più pensoso. — Quando lo vedremo avremo molte cose interessanti da riferire al Vecchio.

Se vivremo abbastanza a lungo da rivederlo, pensò Sarcyn, fra sé. Aveva infatti l’impressione che i loro piani accuratamente studiati stessero andando in pezzi, proprio come quando un contadino carica troppo un vecchio sacco e il tessuto si riduce a brandelli invece di lacerarsi soltanto. D’altro canto, non avrebbe mai osato esprimere apertamente simili pensieri con il suo maestro, quindi si limitò a lasciar vagare con disagio lo sguardo per il loro campo, dove Camdel se ne stava raggomitolato su una coperta come un neonato ed Evy sedeva accanto al fuoco con lo sguardo fisso sulle fiamme. Sebbene suo fratello tenesse accuratamente sotto controllo la propria espressione per evitare che tradisse la minima emozione, Sarcyn lo conosceva abbastanza bene da sapere che aveva paura. Alla fine, Alastyr si alzò in piedi e si stiracchiò.

— Dimmi una cosa, Sarcco — osservò. — Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ci stesse osservando con il dweomer?

— Ci ho pensato, un paio di volte. Credi che sia il Maestro dell’Aethyr?

— No, perché se sapesse che siamo qui ci piomberebbe addosso con la rapidità di un serpente. Se non è lui, allora…

Sarcyn rabbrividì, concludendo da solo quella frase nella propria mente: allora si doveva trattare dei Falchi della Confraternita. In parte sicari e in parte apprendisti del dweomer, i Falchi servivano il consiglio che governava il dweomer oscuro e le forze da esso controllate perché pur avendo un’organizzazione troppo scarsa per possedere un vero e proprio codice, la Confraternita aveva però bisogno di uno strumento per punire i traditori.

— E perché mai ci dovrebbero osservare? — chiese, ad alta voce.

— La scorsa estate ho fallito, giusto?

— Ma il Vecchio non ce ne ha fatto nessuna colpa.

— È vero. — Alastyr esitò, sinceramente sconcertato. — Allora forse si tratta di qualche seguace di Nevyn — suggerì, con esitazione, poi aggiunse: — È meglio che mi ritiri in disparte per un po’ per meditare su tutto questo.

Mentre il maestro si allontanava a grandi passi nel buio Evy sollevò lo sguardo per osservarlo con espressione apatica.

— Suvvia, fratello — lo rincuorò Sarcyn. — Riusciremo ancora a tirare questa castagna fuori dal fuoco.

— Davvero?

Sarcyn si limitò a scrollare le spalle ed Evy riprese a fissare le fiamme.

— Stai evocando qualche immagine? — gli chiese ancora Sarcyn.

— No, sto soltanto pensando che vorrei non essermi mai lasciato coinvolgere dal dweomer oscuro.

— Cosa? Con tutto il potere che offre ad un uomo?

— Oh, certo, è una cosa per cui vale la pena di rischiare.

Sarcyn comprese però che Evy stava dicendo soltanto quello che lui voleva sentire e cominciò a riflettere a sua volta, chiedendosi cosa avrebbe fatto se Evy avesse mostrato una tale debolezza da indurre il maestro a ordinare la sua morte.

Sarcyn non era certo che avrebbe obbedito.

— Dal momento che ho giurato di non prendere più parte a questa guerra, da che parte andiamo? — chiese Rhodry, sbadigliando.

— Oh, potremmo dirigerci ad est verso Marcmwr — rispose Jill. — In questo periodo dell’anno ci sono sempre carovane dirette a Dun Hiraedd.

— Oh, dèi, ho davvero la nausea di quei puzzolenti mercanti e dei loro ancor più puzzolenti muli! Non sono stato allevato per fare da governante a un branco di umili mercanti.

— Rhoddo, in tutta la tua vita hai scortato soltanto due carovane.

— Due sono già troppe.

Jill gli prese il volto fra le mani e lo baciò.

— Se sei a caccia di spargimenti di sangue, le montagne sono piene di banditi. È per questo che le carovane hanno bisogno di una scorta.

E così quando lasciarono la fortezza di Ynryc puntarono ad est verso Marcmwr. La strada prese a inerpicarsi costantemente su per le colline e i due lasciarono i cavalli liberi di procedere con lentezza, mentre con l’aumentare dell’altitudine intorno a loro i pascoli cedevano il posto alle macchie di pini contorti tipiche di quella zona di Deverry. Stavano attraversando quella foresta scura e silenziosa quando Jill si ricordò all’improvviso del bracciale che aveva nelle sacche della sella.

— Rhodry — disse, — mi è successa una cosa dannatamente strana mentre stavo venendo alla fortezza di Ynryc.

Gli raccontò quindi tutto l’accaduto e Rhodry si mostrò sempre più turbato, convenendo con lei che stava certo succedendo qualcosa di strano, considerato com’erano stati abbandonati i pregiati finimenti del cavallo.

— Perché non ne hai parlato con Ynryc? — chiese infine. — Il cavallo poteva anche appartenere ad uno dei suoi alleati.

— Hai dannatamente ragione — ammise Jill, sentendo un brivido correrle lungo la schiena. — Perché non ne ho parlato, dici? Io… ecco… me ne sono dimenticata.

Rhodry si girò sulla sella per guardarla bene.